AMENITÀ

      Un autore ultimamente lesse ad un amico, per sentirne il parere, un discorso che egli si proponeva di leggere in pubblico. Il giorno dopo l’amico gli disse: Ho letto il vostro discorso tre volte. La prima volta m’è sembrato eccellente, la seconda mediocre, la terza cattivissimo.

   ‒ In tal caso, è eccellente, rispose l’autore, perciocché io non lo leggerò che una volta.

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       Si leggeva recentemente nel Times il lusinghiero articolo seguente:

     Una signorina ricca e bene educata desidera maritarsi. Lungi dal volere una fortuna, ella darà la preferenza al giovine più disperato della capitale.

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     ‒ Come vi portate? Domandarono al sig. L… che aveva una gamba ammalata.

      ‒ Mio dio, sto bene, rispose questi, ma mi porto male.

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   Un mercante di vini si presenta ad un uffizio per chiedere un impiego.

   Un certo Giuseppe si presenta ed è accettato.

   Il nuovo garzone arriva al domani e si dispone pei servizii della giornata.

   ‒ Giuseppe, gli dice il principale, ogni giorno voi baderete alla cantina.

   ‒ Va bene, signore.

   ‒ E soprattutto, non bevete molto vino, perciocché se vi ubriacaste, gli affari ne soffrirebbero; tutti si lagnerebbero, e io sarei obbligato di congedarvi.

   ‒ Oh signore, non abbiate tal paura, quando anche io bevessi dieci bottiglie, non mi ubbriacherei.

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   Una donna di campagna che non era mai andata a Parigi rimase stupefatta innanzi al palazzo della Borsa.

   ‒ Mio Dio! com’è possibile! ‒ ella esclamava – dicevano che a Parigi gli uomini sono poco religiosi, e intanto io non vedo che uomini entrare e uscire continuamente da questa chiesa.

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   Un droghiere che era nello stesso tempo diacono di non so quale chiesa gridava un mattino, dall’alto della scala, al suo commesso ch’era giù in cantina:

   ‒ Giovanni, avete messo dell’acqua nel rum?

   ‒ Sissignore.

   ‒ Avete messo dell’arena nello zucchero?

   ‒ Sissignore.

   ‒ E della polvere nel pepe?

   ‒ Sissignore.

   ‒ E della cicoria nel caffè?

   ‒ Sissignore.

   ‒ E salite ora a dire le vostre preghiere.

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   In un giornale si leggeva il fatto seguente:

   Mary D. ha lasciata la casa paterna giovedì scorso. La famiglia dolentissima la supplica a voler ritornare. Se ella non vuole assolutamente, abbia almeno la bontà di rimettere la chiave dell’armadio ch’ella ha portato seco per sbaglio.

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   Un marino arriva dall’Australia con una cassa di conchiglie preziose; ne prende una e va in casa d’un mercante.

   ‒ Volete comprare questa conchiglia?

   ‒ Certamente! È magnifica! Vi do venticinque lire.

   ‒ Venticinque lire!!… esclama il marino con gioia, io diventerò ricco! Ne ho presso di me circa sei mila.

   ‒ Piano, piano – dice il mercante – poiché ne possedete sei mila, per questa che mi avete dato vi darò due soldi.

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   Si trattava causa di separazione tra due coniugi.

   L’avvocato della litigante aveva abbozzato il ritratto del marito, ma che ritratto!

   ‒ Brutale, furioso, collerico…

   L’avvocato del marito si alzò a sua volta e abbozzò il ritratto della moglie.

   ‒ Perfida, furibonda, stizzosa;

   E il presidente interruppe:

   ‒ Scusate, allora dov’è l’incompatibilità di umori?

                                                                                            FRANCESCO MASTRIANI