ARTICOLO COMUNICATO

      Malta, 22 Agosto 1867

   Prestantissimo Signor Direttore

   Trovandomi di passaggio in questa leggiadrissima perla del Mediterraneo, mi ebbi la fortuna di essere invitato dall’accademia filodrammatica del Casino San Giovanni ad un esperimento che davano al Teatro, da loro fabbricato alla Sluiva – luogo di diporto per le principali famiglie dell’Isola.

   A dir la verità io, che prima aveva, senza conoscenza di causa, si mal giudicato questa isola, assistendo alla recita di una delle più belle produzioni italiane, fui compreso non so se più dalla sorpresa, che dall’ammirazione.

   Dico sorpresa, dappoichè rinvenni qui dilettanti, che, forse forse, tenterei invano di cercare in qualche città, anche principale dell’Italia nostra – Ammirazione, poiché ebbi il piacere di veder sulla scena dell’egregio Barone A. Sestaferrata Abela (direttore di questa accademia e già direttore dell’Euganeo Fiorentino) un caratterista bello e finito.

   «Il Poeta e la Ballerina» celebre produzione del Cav. Giacometti, la quale à saputo così forte resistere all’urto dei tempi, in grazia della valentia di questi bravi dilettanti maltesi, à incontrato anche qui quel favore, che fa sì bello il nome dell’autore.

   Mi metterei proprio in un circolo vizioso se volessi parlare individualmente di questo e di quell’altro dilettante, giacchè tutti sostennero, che non si può meglio, le loro rispettive parti. Nel dilettante che eseguiva la parte del poeta Leoni ho ammirato il giovine di genio che piange sulle sue e sulle altrui sciagure. Così eziandio furon dipinti al vero l’uomo di lettere, il giornalista, la ballerina; la prima attrice, la madre del poeta, i ganimedi di questo e dell’altro secolo.

   Sarebbe veramente un peccar di delicatezza se volessi fermarmi un tantino sui meriti del chiarissimo Barone Abela? Non saprei. Quandocchè lo fosse, domanderei questa venia i gentili dilettanti. Vederti, udirti (ahi! Il mio povero Pellico!) umana cosa non è: ‒ ma bensì opera degli individui, che vorrebbero soffocare il genio, o tutt’al più, per comparir sempre uomini, si restringono ad un movimento di capo – segnando in tal modo sulla fronte una finta approvazione. No; non con fatto di questa parte. Voglio rendere giustizia al merito del Barone, che supera quello di pochi artisti, che eguaglia quello di quei pochi, i quali onorano il mondo drammatico. Posso dirlo liberamente: ho visto Giorgione Struzzo tal quale dovrebbe essere; mi è tornato vivo alla memoria il padre della Cerrito, il pericolo dei pericoli coi suoi spropositi e colle sue fanfaronate.

   Ma chi avrebbe creduto che Malta contasse un attore di tanta forza? Io non l’avrei nemmeno immaginato.

   Mi perdoni, Signor Editore, se io abusi tanto delle sue preziose colonne: ma, mi sentii proprio nel dovere di vendicare questa leggiadra isola, così mal giudicata dagli Italiani. Qui lo straniero si trova onorato d’ogni gentilezza. Qui si à il vantaggio di trovarsi in un teatrino magnificamente decorato, fra un pubblico scelto di nobili famiglie; di assistere alle rappresentazioni di produzioni sceltissime: di applaudire, non dico dilettanti, ma ottimi attori.

   Fra breve sarà data la «La Bottega del Caffè». La parte di D. Marzio sarà eseguita dal Barone, che io non avrei difficoltà di paragonare a Taddei. La bella fortuna del Goldoni che trova sì buoni interpreti! Che fortuna sarebbe la mia se potessi riapplaudire quei bravi dilettanti! ma sono di partenza!

   Perseverate nel vostro lavoro, bravi giovani, presieduti da un uomo di genio come è il vostro direttore, voi potrete, con tutto orgoglio, chiamarvi uguali a’vostri fratelli d’Italia.

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                              UN AMMIRATORE