CAV. FILOCAMO

   Distinguere ed onorar le civili virtù fu sempre debito della stampa; onde ci piace di pubblicare un brano di lettera che riceviamo da un nostro fratello e che riguarda uno de’ più benemeriti cittadini di Reggio di Calabria.

   « Il Cav. Paolo Filocamo di Reggio, del fu Cav. Francesco, ereditò un ricco patrimonio lasciatogli dal padre e dal nonno – Fin dall’infanzia ha sempre nutrito sentimenti puramente liberali e di evangelica carità; de’quali sentimenti diede bella testimonianza specialmente nella rivolta di Reggio e delle altre Calabrie nel 1847. Per rendere servigi a quei generosi compromessi, oltre di avere aiutato le famiglie con tutti quei mezzi ch’è dato ad un uomo facoltoso, divisò congiungersi in matrimonio colla figlia di quell’Intendente di allora che non gli recava altra dote che le qualità del cuore, essendo un angiolo di virtù. Ma l’esimia e virtuosa compagna vennegli tolta l’anno 1865 da un crudele morbo, contro il quale fu impossente l’arte salutare. Della quale perdita il Filocamo fu desolatissimo, perché amava quella donna come si può veramente amare in terra. Con tale unione, al Filocamo riescì di liberare molti dalla morte, ed altri a far molto mitigare la pena da quella allora severissima polizia. Ed in tale occasione profondeva tesori per riunire in sua casa, e con banchetti sontuosi e con festini principeschi, tutte le autorità militari e civili per essere sempre più di giovamento ai compromessi liberali, e affin di mettere d’accordo il popolo coll’aristocrazia allora in grande discordia. E se riesciva nel suo proposito, non lieve danno arrecava ai suoi interessi; ma egli era oltremodo soddisfatto tutte le volte che con tali mezzi riusceva a fare liberare qualcuno caduto nelle mani di quella feroce polizia, ed il più delle volte soleva dire: Abbiamo sottratta un’anima all’inferno.

   « Il paese tutto è debitore al sullodato Filocamo se quel teatro di Reggio è tenuto in non poca rinomanza, perché egli è stato sempre uno de’più perseveranti sostenitori di esso. Sempre che le imprese fallivano nel bel mezzo della stagione teatrale, egli per non far languire nel bisogno tanti artisti scritturati e per non far perdere il pane a tanti che vivono col teatro, assumeva le redini dell’impresa a scapito delle proprie sostanze. Non ci era artista che avesse cantato su quel teatro e che nella sua serata non avesse ricevuto dal Filocamo tale compenso che non da un particolare, ma da un principe reale poteva attendersi.

   « Il Filocamo non tralascia l’occasione, sempre che se gli presenta, d’incoraggiare qualunque artista; essendo sempre il primo a fare acquisto delle opere degli artisti contemporanei, colle quali si è formata una vistosa quadreria.

   « La casa del Filocamo è messa elegantissimamente appunto perché egli fa acquisto di tutte le manifatture che escono da’nostri artefici, e comprandole a prezzi non miti.»

   Noi abbiamo avuto l’opportunità di conoscere in Napoli il prelodato signor Filocamo; e abbiam ragione di credere ben dovute le lodi alla squisitezza dei suoi sentimenti veramente filantropici e liberali.

                                    FRANCESCO MASTRIANI