COMMENTO

   Più che un romanzo, Acaja la si può definire un racconto, dalla trama abbastanza semplice, e dove la protagonista è vittima di un amore infelice non corrisposto.

   Nessun riferimento storico, ma vengono citati alcuni letterati; viene citata una frase di Victor Hugo (Besancon 1802 – Parigi 1885), in francese, senza darne la traduzione: «Helàs! Que fait l’homme ici-bas? Un peu de bruit dans beaucoup d’ombre».[1] Questa frase che vuol «dire Aimè! Cosa fa l’uomo qui in basso? Un po’ di rumore in una grande ombra», è tratta dal libro di poesie dello scrittore francese Les rayon set les ombres. La poesia in oggetto è A mademoiselle Fanny De P.

  L’autore consiglia la lettura degli Esercizi di pietà di padre Giovanni Croiset (Marsiglia 1656 – Avignone 1738) [2]; inoltre è riportata una poesia La Corona di rose e la crocetta, della poetessa Giovannina Papa, (Napoli 1830-1864) tratta dal suo libro Le frondi sparte.[3]

   Poche le tematiche. Anche in questo racconto ci troviamo la repulsione di Mastriani verso il suicidio; leggiamo: «perché i suoi sentimenti religiosi e morali gli hanno fatto sempre aborrire il suicidio, che d’altra parte, ei considera come una viltà; e dice sovente che un uomo il quale tronca violentemente i suoi giorni non è dissimile da un soldato che abbandona per codardia le file della sua compagnia, mentre si trova al cospetto del nemico».[4]

   Una breve digressione sull’uomo ammogliato, «La strana idea che voi altre donne vi formate degli uomini ammogliati! Secondo voi, un uomo che ha giurato il patto di eterna fedeltà ad una donna, un uomo che adempie a questo sacro dovere, cessa di esser uomo e diventa una macchina a cui si dà la corda per farlo muovere.[…] Un uomo ammogliato, secondo voi, non sì tosto ha pronunziato il sì solenne, perde tutte le buone qualità fisiche e morali che aveva quando era celibe, e rappresenta agli occhi delle mogli una nullità».[5]

   Nella prima pagina del racconto ci troviamo un pensiero molto profondo: «Non ricordo dove ho letto che parlar molto e bene, è qualità dell’uomo di spirito; parlar poco e bene, è il carattere del saggio; parlar molto e male è il vizio del vanaglorioso; parlar poco e male, è il difetto dello sciocco…»;[6] Mentre in qualche pagina più avanti è abbastanza duro il suo pensiero sul suo simile: «Nove decimi del genere umano sono esseri comuni e plateali, ciascun dei quali non lascia altra orma del suo passaggio sulla terra che una cifra in più sui registri dello stato civile». [7]

                                                 ROSARIO MASTRIANI

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[1] Francesco Mastriani, Acaja, Napoli, Gennaro Salvati, senz’anno di pubblicazione, pag.45.

[2] Ibidem, pag. 31.

[3] Ibidem, pag. 13.

[4] Ibidem, pag. 44.

[5] Ibidem, pag. 15

[6] Ibidem, pag. 5.

[7] Ibidem, pag. 9.