CRONACA DELLA SETTIMANA. 16 GIUGNO 1867

   Lunedì, nelle ore pomeridiane, nelle vicinanze  dell’Ospedale Clinico di Gesù e Maria, il Signor Donato Chiola, su cui pesava l’accusa di aver fatto un vuoto di circa 80,000 lire nell’amministrazione del Bollo ordinario, si facea saltare le cervella con un colpo di pistola. Per sottrarsi alle ricerche dell’Autorità, egli si era ricoverato in casa di un suo domestico, dove fu colto da due Delegati di P. S. Egli chiese a costoro il mandato di cattura; e quelli glielo presentarono. Allora il Chiola si pose agli ordini della giustizia, e solo chiese il permesso di vestirsi per recarsi con loro alla Questura. Ottenuto il permesso, il Chiola si appressò ad un cassettone, l’aprì, e, fingendo di cercare un oggetto, si chinò e si applicò nello interno della bocca una pistola già carica, ch’egli fece scattare. Le sue cervella saltarono.

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   Il solito concorso di carrozze e carrozzelle al Santuario di Montevergine è stato un po’meno numeroso quest’anno che le altre volte. I nostri popolani non si fanno sfuggire simili occasioni di darsi bel tempo e gavazzare, spendendo in questa divozione quello che hanno guadagnato in un mese e ponendo in pegno i propri letti se occorre.

   Dobbiamo notare ad onor del vero che le Guardie di P. S. e le Guardie Municipali spiegarono in questa occasione uno zelo ed un’operosità grandissimi; sicché non si ebbe a deplorare nessun sinistro accidente, tranne lo slogamento della ruota d’una carrozza al Ponte della Maddalena.

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   Nella scorsa settimana, sulla strada di S. Teresa, due popolani, venuti ad alterco tra loro, cavarono fuori i coltelli, e l’uno si die’ad inseguire l’altro. Ed ecco che un venditore di frutta, dato di piglio ad un grosso ciottolo, lo scaglia contro quello ch’era inseguito, il quale essendo stato colpito fu per cadere; della qual cosa approfittando quegli che gli correa dietro, gli fu addosso e gl’immerse il pugnale nel ventre.

   Il feritore venne tosto arrestato dai carabinieri.

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   «Sapreste dirmi che ora è ?» chiede venerdì mattina un furfantello ad un panciuto signore che camminava pe’fatti suoi lungo la via Corso Garibaldi

   «Sono le dieci meno cinque minuti» rispose il buon borghese poi ch’ebbe dato un’occhiata all’oriuolo, il quale non era raccomandato al taschino da nessuna catenella.

   «Signore, il vostro oriuolo va addietro; bisogna farlo correre un poco» disse lo spiritoso mariuolo; e, strappato con violenza l’orologio dalla mano del suo possessore, si die’a correre lungo quell’ampia via; ma, alle grida del derubato, il ladruncolo venne tosto agguantato da un altro monello, ch’ebbe la forza e il coraggio di farsi cedere l’oriuolo e restituirlo al proprietario, senza voler da questo accettare verun compenso pel servigio che gli avea renduto.

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   Non sapremmo abbastanza raccomandare alle competenti Autorità di vegliare su la costumanza quasi universale appo i nostri popolani di portare addosso coltelli-pugnali. La maggior parte delle risse che avvengono tra la gente del nostro volgo finirebbero tutte con qualche bastonatura, se i rissanti non recassero secoloro ciascuno il suo pugnale; onde quasi tutt’i tafferugli finiscono con ferimenti e uccisioni.

   Domenica scorsa, nelle ore pomeridiane, una quindicina di monelli erano a giocare alle carte nel largo di S. Giovanni Maggiore. Venuti parecchi di essi ad alterco tra loro, ecco che dalle parole ingiuriose si venne subito alla cacciata delle armi. Una sanguinosa battaglia sarebbe al certo avvenuta, e la maggior parte di quei giovanotti sarebbero andati al sera semivivi a’Pellegrini, sbudellati per qualche soldo, se la gente accorsa al tafferuglio non avesse disarmato quegli scioperati ed arrestato i più riottosi.

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   L’onorevole Questore di Napoli si occupa con molta alacrità de’diversi rami della sua amministrazione. Egli ha fatto cessare non pochi deplorabili sconci che si notavano nell’ordine interno della città nostra.

   Ecco la statistica de’reati commessi nel circondario di Napoli ne’due mesi di Aprile e Maggio:

   Reati     ‒   Aprile   ‒   671

      »        ‒  Maggio  ‒   655

   Arresti  ‒  Aprile    ‒   389

      »        ‒  Maggio  ‒   488

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      In questi giorni è stata diramata ai Sindaci de’Comuni di questa provincia una Circolare della Prefettura, nella quale vengono prescritte le seguenti norme riguardanti l’igiene e la salute pubblica:

      1.° Doversi tosto avvisare la Prefettura di qualunque evento che possa interessare la salute pubblica.

      2.° Curare l’istituzione di commissioni che col Magistrato Municipale impediscano la vendita di cose nocive all’alimentazione dell’uomo.

      3.° Procedere ogni giorno all’ispezione di ogni via, di ogni cortile e dei corsi luridi per rimuovere tutte le cause di locale insalubrità.

      Quanto alle abitazioni dei privati, i sindaci sono autorizzati di provvedervi d’ufficio a termini della legge 20 marzo 1865.

      4.° Ogni municipio deve avere un deposito di solfato di ferro o di cloruro di calce per ogni eventualità.

      5.° I medici locali devono essere invitati a fare il loro dovere strettamente in quanto alle denunzie di sintomi od altro che interessi la pubblica salute.

      6.° In caso di malattia sospetta isolare completamente i primi ammalati.

      7.° Avere pratiche alle disinfezioni per inviarle nei luoghi ove il bisogno lo richieda, ponendole anche a disposizione delle famiglie che ne faranno ricerca.

   La circolare annunzia infine che si faranno in questi mesi ispezionare da speciali delegati i comuni della Provincia, per assicurarsi se le suaccennate disposizioni siansi eseguite e se i municipi valutarono quanto dovevano questa salutare preveggenza, avvisando che in caso d’indifferenza o di meno zelante condotta, provvederà l’autorità superiore con quei mezzi che la legge pose a sua disposizione.

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   Giorni or sono, un signore, decentemente vestito, entra nella Farmacia di S… a Toledo, e ordina che gli si preparino cento pillole di deuto-solfato; domanda del prezzo delle pillole, e le paga anticipatamente, dicendo al farmacista:

   «Più tardi vi manderò una mia persona, a cui consegnerete il farmaco».

   Detto ciò si partì dalla Farmacia e si reca in un magazzino di generi di moda nella stessa via di Toledo; sceglie diversi amminicoli di vestimento fino al prezzo di cento lire.

   «Potete far venire meco un vostro giovine commesso fino a pochi passi di distanza per consegnargli il denaro?» dice il compratore al mercante.

   Costui manda un suo commesso col compratore, il quale porta via seco gli oggetti comperati.

   Arrivati alla Farmacia di S… questo signore fa entrare con lui il commesso del mercante, e dice al farmacista:

   «Potete consegnare a questo giovine le cento».

   «Sta bene – dice il farmacista – Abbia la pazienza di aspettare un poco».

   Il commesso rimane ad aspettare, e il compratore dei generi e delle pillole sparisce con gli oggetti che avea presi.

   Scorre un quarto d’ora; il commesso esce di pazienza e dice al farmacista:

   «Signore, io ho fretta; vi pregherei di sbrigarmi».

   «Un altro momentino; si tratta di cento!».

   Appresso a pochi minuti, le cento pillole sono manipolate, inzuccherate e rinchiuse in un bel cassettino.

   «Favorisca» dice il farmacista al commesso consegnandogli la scatolettina.

   «Che cosa è questa?» dimanda costui con somma maraviglia.

   «Le cento pillole di deuto-solfato».

   «Cento pillole! Ma né io né il mio principale siamo ammalati. Lei mi deve consegnare cento lire».

   E qui si comincia a sbrogliare la commedia, divertevolissima pel farmacista e poco amena pel mercante, il quale si dové contentare delle cento pillole di deuto-solfato, che forse gli potranno essere utili.

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   A proposito di furti spiritosi, eccone un altro avvenuto su la via di S. Teresa a Capodimonte.

   Un pasticciere ed un negoziante di generi diversi sono dirimpetto l’uno all’altro  in su questa via.

   È a notarsi che tra le due botteghe è aperto un conto confidenziale, per cui l’un mercante spesso consegna all’altro la sua roba a parola, riserbandosi i conti a capo di un certo tempo.

   Un quidam entra dal pasticciere, e gli dice:

   «Il mercante di rimpetto vuole 12 sfogliate: consegnatele a me».

   Il giovine della pasticceria esce un poco fuori della bottega, fa un fischio, ed ecco dalla bottega del mercante vien fuori un commesso.

   «Dodici hanno da essere?» grida il giovine del pasticciere.

   «Va bene» risponde l’altro.

   E il pasticciere consegna al quidam le dodici sfogliate.

   Un altro quidam entrava in pari tempo dal mercante e diceagli:

   «Il pasticciere di rimpetto vi prega di consegnarmi dodici fazzoletti di battista».

   Il giovine del mercante interpellato dal giovine del pasticciere credette che quegli si facesse a facoltarlo per la vendita de’12 fazzoletti, e tosto li consegnò al quidam, che, raggiunto l’altro quidam, ridono ancora della ben riuscita trufferia.

   Il bello fu quando i due negozianti vennero a’conti.

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   Vediamo ancora, con grave scandalo de’nostri tempi, segnato ne’nostri calendarii con una crocetta il dì 13 Giugno come un giorno di festa di precetto. Una simile festa, consacrata a celebrare uno dei fatti più nefandi della storia napolitana qual si fu quello dell’eccidio fatto da’Borboni della miglior parte dei nostri concittadini, dovrebbe oramai sparire, se fosse possibile, anche dalla nostra memoria. Speriamo che l’anno prossimo non abbiamo a ritornare su questo dispiacevole subbietto.

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   Una nuova pubblicazione è prossima a veder luce, col titolo Bazar drammatico, sotto la direzione dei signori Gaetano Capaccio ed Errico Colonna. Il teatro oggidì, più che un semplice svagamento, è un mezzo potentissimo a far progredire le idee che debbono riformare la nostra società su le basi del vero incivilimento e della benintesa libertà. Gli è però che una raccolta delle migliori produzioni teatrali che hanno recentemente riscosso applausi su le scene italiane e straniere non può che riuscire opportuna e graditissima; e noi facciamo voti che questa novella pubblicazione venga dal pubblico incoraggiata con numerose sottoscrizioni. I prezzi di associazione offrono il non plus ultra della economia.

                                                                                                            FRANCESCO MASTRIANI