CRONACA DELLA SETTIMANA. 17 MARZO 1867

S. A. R. il Principe di Carigliano prima di lasciar Napoli largiva la somma di diecimila lire da distribuirsi a’poveri della città.

  

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   Annunziamo con piacere la pubblicazione appo noi di un altro giornaletto col titolo Il Passatempo: esce ogni settimana, e si occupa specialmente di romanzi, novelle e drammi.

   Annunziamo pure pel prossimo 31 marzo la pubblicazione della Partenope, giornale enciclopedico di amena letteratura, che verrà fuori ogni domenica. Principal compilatore ne sarà il signor Domenico Jaccarino.

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   Ci venne narrato un fatto così strano che stimammo non dovervi prestar fede, e tanto meno renderlo di pubblica ragione; ma, perciocché il veggiamo riferito da qualche nostro giornale, crediamo non dover più revocare in dubbio la sua autenticità.

   Un certo signor de Martino, impiegato nell’amministrazione del Gas, si recava venerdì scorso a mezzogiorno alla casa mercantile de’signori Meuricroffe e C., sita nella Piazza del Municipio. Egli aveva a fare nella cassa di quella casa il versamento di 9,000 lire; la qual somma ei portava addosso in tanti biglietti di banca, fedi di credito e monete d’oro. Ed ecco che, sotto la splendida luce di un sole di mezzogiorno, due persone si accostano al de Martino; e, impostogli di non fiatare, il gittano in una carrozza e si fanno menare in un remoto vicoletto del Mercato.

   Durante il non breve tragitto, i due audacissimi ladri ebbero l’agio di spiumacciare ben bene il de Martino, il quale essi alleggerirono del peso delle 9,000 lire. Giunti al Mercato, il povero de Martino fu lasciato in pace in uno stato di vera stupefazione. Egli non aveva avuto né la forza né il coraggio di mettere un grido o dare un cenno qualunque a’passanti per salvarsi dalle mani di que’due arditi furfanti.

  

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   Nella notte di martedì a mercoledì un furto tentavasi nella bottega di Filippo Baratto alla via Cirillo. I ladri per entrarvi non si diedero pensiero di trovare altri aditi che quello dell’uscio da via, che essi cercavano di forzare con tutto il loro agio. Fatto sta che il signor Luigi Liguore, che si ritirava in carrozza, visto che l’operazione, a cui que’nottambuli si erano consacrati, puzzava di ergastolo, ne die’avviso al vicino Corpo di guardia della 7. ͣ Legione. I tre ladri furono colti in flagranza da un picchetto di que’militi nazionali guidato dallo stesso Liguore.

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   Il illo tempore, i ladri rubavano col favore delle tenebre; oggi non si danno pensiero della importuna luce e si avventano su le persone in pieno giorno.

   Mercoledì mattina alle 8 un ladro aggrediva un signore nel Largo delle Pigne e gli strappava la borsa con audacia senza pari. Inseguito da’carabinieri, fu arrestato in su i gradini di S. Nicandro.

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   Giovedì, 14 corrente, alle 11 del mattino, in occasione del fausto Natalizio di S. M. il Re d’Italia, inauguravasi nella R. Università il busto marmoreo che l’Accademia di scienze morali e politiche innalzava all’illustre filosofo calabrese Pasquale Galluppi. Il solito Imbriani pronunziò le parole inaugurali. La cerimonia si concluse colla distribuzione delle medaglie a’giovani che nell’anno scorso meritarono questo premio universitario.

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   Il risultato delle elezioni di domenica 20 marzo in Napoli fu favorevole alla opposizione in tutti i 12 collegi, eccetto in quello di Chiaia, dove ottenne la maggioranza di voti Carlo Poerio. Il quartiere di Chiaja, dove abita la così detta nobiltà, mostrò in ogni tempo tendenze retrive e codinesche, a malgrado degli sforzi di non pochi generosi patrioti che nelle stesse file dell’aristocrazia danno prova di spirito liberale e progressista.

   La sera di domenica, gli elettori delle Sezioni Stella e S. Carlo all’Arena volevano festeggiare i loro candidati Ranieri e Sandonato, di cui risultò l’elezione; ma l’Autorità di P. S. impedì quella manifestazione, invitando quei giovani a sciogliersi.

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   La Gazzetta Piemontese si crede facoltata ad annunziare il prossimo matrimonio di S. A. R. il principe Amedeo, Duca di Aosta, colla Principessa Pozzo la Cisterna. Secondo il citato giornale, questo matrimonio sarà celebrato martedì prossimo 19 del corrente. Vuolsi che gl’illustri sposi si recheranno in Napoli dove prenderanno residenza.

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   Corre voce a Firenze che la casa Rothschild abbia fatto proposte al Governo italiano per un’anticipazione di denaro su i beni della Chiesa; proposte che sarebbero molto più vantaggiose di quelle fatte da Langrand-Dumonceau.

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   Il Corriere Italiano di Firenze asserisce che le inchieste istituite nel processo della esplosione di Posillipo hanno rilevato il fatto che la polvere da cannone servita agl’insorti di Palermo venisse fornita dall’Accunto dal magazzino sotto la sua custodia, coll’aiuto e connivenza del prete Scotti.

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   Mercoledì della settimana scorsa, circa le dieci p. m., due giovani nomati Bianco e Ferrara vennero tra loro a contesa per una lieve differenza sul prezzo d’un biglietto che era stato preso a S. Carlo. Il Bianco, trasportato dall’ira, trasse un revolver e sparò un colpo al Ferrara; ma la palla andò a colpire la gamba di una guardia di P. S. per nome Tavernese. Il Bianco fu tratto agli arresti.

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   Un fatto scandalosetto avvenne giovedì sera in casa dei signori…

   La brigata ivi raccolta si divertiva nei così detti giuochi di penitenza. La graziosa e gentile signora Amalia… ha la sventura di avere un Otello per marito, uno di quei mariti che vedrebbero con piacere distrutto tutto il genere maschile da’quattordici ai cinquant’anni, uno di quegli Azzi che hanno sempre l’immaginazione riscaldata dalle loro gelose paure e che non dormono la notte per ispiare i sogni delle loro Parisine.

   Si giuocava al Procuratore. Quando venne la volta della signora Amalia, costei disse:

   «Mi è stato domandato se io ami mio marito, e mi è stato risposto ai secondi posti».

   «Combina! combina! – si udì gridare da qualcuno della brigata – Il pegno! il pegno!».

   «Come! combina! – gridò il marito di Amalia, ch’erasi fatto verde-giallo – Che significa ciò?».

   «Significa che Lei, signor Giovanni, è amato in secondo posto» disse uno di quei giovinotti con esemplare imperturbabilità.

   «E Lei mi darà ragione di questo insulto, signor mio» disse il marito alzandosi: erasi fatto verde-rame.

   «Agli ordini suoi» rispose il giovinotto, senza scomporsi e fumando sempre il suo sigaro.

   Dopo ciò, il marito afferrò pel braccio la bella consorte, e la menò via tra le risa soffocate degli astanti.

   Pare che Don Giovanni, dopo mature riflessioni, avesse creduto rimettere il duello a miglior tempo.

                          FRANCESCO MASTRIANI