CRONACA DELLA SETTIMANA. 26 MAGGIO 1867

   Annunziamo con vero dolore che il decano degli artisti comici cantanti, signor Giuseppe Fioravanti, passava di questa vita nella grave età di oltre i novant’anni. Appartenente ad una famiglia di maestri e di artisti, egli era fratello di Vincenzo Fioravanti, che arricchì la musica buffa di molti spartiti acclamatissimi. Calcano le scene liriche italiane due figliuoli del rimpianto Giuseppe, cioè Luigi e Valentino, valentissimi entrambi nel genere buffo e semiserio.

   Avremo l’occasione di estenderci su la vita artistica di Giuseppe Fioravanti quando diremo della storia del Teatro Nuovo.

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   Sentiamo con soddisfazione essersi cominciato lo spurgo dei condotti di acqua di Carmignano e della Bolla.

   Parlammo nello scorso numero della importanza di questo spurgo sì necessario alla pubblica salute.

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   Due amici s’incontrano giorni fa a Toledo.

   «Ebbene – dice l’un di loro all’altro – voi venite da Parigi?».

   «Ne sono arrivato sono appena due giorni».

   «Che notizie della guerra? si fa o non si fa?».

   «Alcuni dicono che la guerra si fa ed è imminente; altri, al contrario, sostengono che non si sparerà un tric-trac in Europa per altri dieci anni. Io per me non credo né agli uni né agli altri».

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   Esortiamo i proprietari di comperare la Vernice Colorata per pavimenti, bussole, persiane ec. ec. che si trova vendibile nel magazzino di Gennaro Migliorato, negoziante d’oggetti di belle arti, nella strada Toledo N. 232 – La semplicità del modo di usare la detta vernice, la modicità del prezzo, e l’effetto immancabile che se ne ottiene, raccomandano questo genere a tutti quelli che vogliono allucidare i loro pavimenti.

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   Fra giorni vedrà la luce un novello periodico diretto dalle egregio Signor Giuseppe Pira, col titolo L’Educatore. Questo titolo dice abbastanza il nobilissimo e importante scopo del giornale, che noi raccomandiamo soprattutto ai padri di famiglia e a tutti quelli a cui è affidata l’educazione della gioventù. Il nome del direttore è valida guarentigia de’pregi che avrà il mentovato periodico.

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   Un avvocato morto di recente, e che non avea famiglia, lasciava nel suo testamento 20,000 lire ad un ospizio di pazzi – Ho guadagnato queste 20,000 lire con quelli che passano la loro vita a litigare: la mia non è dunque altro che una restituzione.

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   A proposito di avvocati, non dispiacerà a’nostri lettori il seguente aneddoto, che vale a dimostrare quale sia la forza di spirito degli avvocati in materia di cavalli.

   Un avvocato di grido fu invitato a pranzo da uno de’suoi ricchi clienti, in conseguenza dell’ottima riuscita d’una causa.

   Il pranzo fu magnifico; e le più squisite vivande vennero innaffiate dai più costosi vini nostrali ed esteri.

   Alcuni giorni dopo, il cliente ricevette dal suo convitato una nota così conceputa:

   «Il Signor N. N. deve all’Avvocato X. per vacazioni a tavola e per conferenze durate tre ore, lire 18 e centesimi 30».

   La risposta fu immediata:

   «L’avvocato X. deve al Signor N. N. per consumazione di un pranzo composto di dieci pietanze, con champagne, bordeaux, xeres, porto etc. etc., lire 35 e centesimi 50».

   Ma l’uomo del foro, esperto su i cavilli, manda subito al signor N. N. la seguente lettera di avviso:

      «Signore.

   «Con mio gran rammarico sono costretto, dal mio dovere di buon cittadino, di denunziarvi alla polizia, come venditore di vini senza patente».

   Che cosa fece il cliente? Pagò senza altre difficoltà le vacazioni che egli aveva passate sì piacevolmente a tavola.

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   Poche sere fa, la Signora… arriva tardissimo alla festa del Signor K.

   «Come vi fate desiderare!» le dice una sua amica.

   «Che volete? – risponde la donna – Quella scellerata della mia cameriera ha messo due ore per pettinarmi».

   «Meno male – risponde l’amica – Quel che ci è di buono, egli è che voi potevate in queste due ore farvi benissimo una passeggiata».

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   La moglie di un nostro fittaiuolo di campagna cade pericolosamente ammalata. Vien chiamato un dottore, il quale interroga, esamina, e, discorrendo, lascia presentire il timore di non essere convenientemente rimunerato delle sue fatiche.

   «Signore – dice il marito – ho in serbo cinque belli napoleoni d’oro, e, sia che mi uccidiate o guarite mia moglie, i cinque napoleoni sono vostri».

   La donna muore.

   Dopo qualche tempo, abbandonato al dolore della perdita della cara sposa, il fittaiuolo si vede avanti il medico che pretende i cinque napoleoni.

   «Dottore – dice l’afflitto contadino – eccomi pronto a mantenere la mia promessa. Permettetemi solamente che io vi faccia due domande in presenza di questi degni testimoni. Avete voi ucciso mia moglie?».

   «Certamente che no».

   «Tanto meglio. Io mi sarei disperato se avessi dovuto accusarvi della sua morte. L’avete guarita?».

   «Disgraziatamente no».

   «E questo anche è vero. Ora, come voi stesso convenite, poiché non l’avete né uccisa, né guarita, siete fuori de’termini della convenzione e non avete niente a pretendere».

                                                                                                                                FRANCESCO MASTRIANI