CRONACA DELLA SETTIMANA. 3 MARZO 1867

   La festa di mercoledì a sera a Palazzo fu una delle più splendide che siansi mai date a Corte. Gli alunni del nostro R. Conservatorio di musica vi eseguirono con valentia uno svariato concerto di scelti pezzi.

   S. Em. Il Cardinale d’Andrea assisté al concerto musicale, e si ritirò poco prima che cominciassero le danze che si protrassero fino a notte avanzata.

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   Domani, domenica 3 marzo, S. A. R. il principe di Carigliano passerà alla Riviera di Chiaia una rivista generale di tutte le guardie nazionali della provincia di Napoli.

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   Annunziamo la imminente pubblicazione tra noi di un nuovo giornale politico umoristico col titolo La marmotta, con caricature ed illustrazioni. Auguriamo al nostro confratello prosperità e lunga vita.

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   Martedì mattina, un furto era tentato in casa del dottor de Martino nel vico lungo S. Matteo a Toledo. Due persone si presentarono alla casa del medico; e, impugnata un’arma contro il domestico che avea loro dischiuso l’uscio, si cacciavano nelle stanze, mentre il domestico, affacciatosi ad un balcone, dava tosto l’allarme, gridando al ladro. Vedutisi a mal partito, i due campioni grassatori se la davano a gambe. L’un di loro, per aprirsi un cammino tra la gente che già ingombrava gli accessi del portone, trasse un colpo di pistola, che per buona sorte andò a vuoto; ma egli venne arrestato nella Piazza del Municipio da un guardia nazionale e da due guardie municipali.

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   Una baruffa avvenne mercoledì, nelle ore pomeridiane, nel vico Ferri Vecchi al Pendino. Un certo Gennaro Fumo era debitore di una sommetta al barbiere-flebotomista Antonio…,  che ha sua bottega nel detto vicolo, per mignatte, salassi ed altri oggetti forniti dal detto barbiere al Fumo per la malattia della costui moglie, trapassata non è guari. Venuto il debitore a contesa col flebotomista sul montante della somma, si altercarono vivamente tra loro, e il Fumo die’ uno schiaffo al barbiere. Costui, giustamente risentito dall’oltraggio, si slanciava senz’arma veruna contro l’aggressore; ma venne circuito dagli amici del Fumo, che credettero loro debito di dare addosso al barbiere, che rimase malconcio. E né di ciò pago il Fumo, volle anche fare man bassa su i mobili e gli arnesi della bottega del barbiere, fracassandogli il tutto.

   È a deplorarsi che durante questo tafferuglio non passasse di là né una guardia di P. S. né un carabiniere per far cessare la mischia.

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   In una sera della scorsa settimana fuvvi una nuova aggressione nella Strada Rosariello a Portamedina: tre furono gli aggressori ed un giovine il mal capitato. I malandrini però non ebbero il tempo di fare le loro faccende, perché furono perseguitati da alcune persone che ne scorsero le operazioni.

   Signor Vice-Sindaco della Sezione, ritorniamo a pregarvi, due fanali sono insufficienti in una strada come quella, e per conseguenza i ladri vi si trovano bene.

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   Della deplorabile catastrofe di Posillipo sono già noti i particolari, riportati da quasi tutti i nostri periodici. Noi ci limitiamo a dare qui l’elenco delle vittime finora conosciute.

STATO NOMINATIVO

   Dei morti finora constatati sotto le rovine della casa de Mellis al Capo di Posillipo dei primi ventuno non si sono rinvenuti i cadaveri.

   22 febbraio 1867

   [segue un elenco contenente 41 nomi e cognomi, condizione sociale e stato civile (nota del sito)]

STATO NOMINATIVO

   Dei feriti rinvenuti sotto le macerie della case de Mellis  il giorno 22 corrente

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   [segue un elenco contenente 11 nomi e cognomi, condizione sociale e stato civile ; della “deplorabile catastrofe di Posillipo” ne troviamo due accenni nel numeri successivi del 10 marzo e del 17 marzo, e che riporto di seguito per comodità di lettura:

   «Dicesi che prima di dar fuoco alla polvere nella villa de Mellis, il tenente d’Accunto facesse un tentativo per entrare nel gran magazzino di deposito; ma non gli venne ciò consentito dalla sentinella, la quale disse che anche quando si fosse presentato il re Vittorio non gli avrebbe permesso di entrare in quel luogo» (10 marzo 1867); «Il Corriere Italiano di Firenze asserisce che le inchieste istituite nel processo della esplosione di Posillipo hanno rilevato il fatto che la polvere da cannone servita agl’insorti di Palermo venisse fornita dall’Accunto dal magazzino sotto la sua custodia, coll’aiuto e connivenza del prete Scotti» (17 marzo 1867; nota del sito)].

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   Gli abitanti della strada Egiziaca a Pizzofalcone si lagnano del pessimo stato a cui è ridotto il selciato di questa strada, renduta quasi impraticabile. Invitiamo il Vice-Sindaco della Sezione a prendere in considerazione questi giusti reclami.

   Richiedono pure pronte riparazioni il Vico Canale e il Vico lungo Trinità degli Spagnuoli, e la maggior parte di que’vicoli, veri precipizii, che stanno a cavaliere della Sezione Montecalvario, dove, massime ne’tempi piovosi, si rischia di rompersi la nuca del collo. Al qual proposito dobbiamo notare il dispiacevole fatto della caduta di un signore sul marciapiede della Salita degli Studi, dove, in qualche punto, quel tratto di via manca di basoli. Quel signore riportò grave contusione alla gamba per aver messo inavvedutamente il piede nel vuoto di quel basolato.

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   Il Carnevale se ne va nel massimo languore. Se togli i veglioni e i divertimenti in famiglia, non ci saremmo accorti di essere stati in tempo di carnevale. Il caro de’viveri, le agitazioni elettorali e il disastro di Posillipo hanno fatto sparire ogni brio; sì che messer carnevale se ne va come un visitatore importuno.

   Abbiamo pertanto notato un progresso anche nelle pagliacciate de’nostri popolani, i quali abbiamo veduto eseguire, nel mezzo delle piazze e delle strade, polche e valzeri al suono degli organetti-pianoforti, che tanto si sono moltiplicati tra noi.

   Nessun ballo costumè si è dato dalle nostre classi elevate; e questo sarebbe stato uno de’mezzi di dar lavoro e pane a’nostri operai; ciò che vale un po’meglio della umiliante elemosina. Ma ciò che si è risparmiato in balli ed in altre feste di questo genere si è speso in pranzi ed in gozzoviglie; e così almeno si è fatto del bene ai cuochi ed a’farmacisti.

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                                       FRANCESCO MASTRIANI