CRONACA DI LADRI

 

   L’arte del ladro suppone un grande studio del cuore umano: ora egli prende per base delle sue operazioni la vanità, qualche volta la cupidigia, e spesso ancora i più nobili e generosi sentimenti. – Pochi giorni fa la signora Debadie trovavasi all’imbarcalcio del cammino di ferro di Corbeil, ed andava a partire per Parigi: chi non conosce la signora Debadie? Brillante allieva del Conservatorio, ha cantato per quindici anni all’Opèra la parte della Vestale e quella d’Amazilia nel Fernando Cortez.

   Ritirata dal teatro la signora Debadie è in oggi un’eccellente madre di famiglia, d’un aspetto benevole ed imponente… – Ella aspettava dunque il momento della partenza. Una giovinetta la si accosta timidamente. Signora, le dice con gli occhi bassi, io sono sola qui; ritroverò mio padre non si tosto giungeremo a Parigi; vorreste permettermi di venire con voi, e di prendermi sotto la vostra protezione?

   La signora Debadie guarda la giovinetta, e sentasi commossa al pensiero che la sia forse una povera fanciulla abbandonata; d’altra parte la è bella, interessante, vestita con decenza e semplicità; ha tutt’al più sedici anni; la sua voce è così timida e modesta! Ragazza mia, dice la signora Debadie, prendendole la mano, venite vicino a me; benché per pochissimo tempo, io sarò la vostra protettrice; faremo il cammino insieme, ed io vi metterò nelle mani di vostro padre. Ah, signora, esclamò la giovinetta, quando sono felice di avervi incontrata, e quanto son penetrata della vostra bontà!

   Il segnale della partenza si fa sentire, le porte del Wagons si aprono; la signora Debadie e la giovine protetta salgono nella stessa diligenza. Alla prima stazione, esse erano già le migliori amiche del mondo. Durante il resto del cammino, la giovinetta fa alla signora Debadie le sue piccole confidenze: suo padre, antico ufficiale, educava a stento una famiglia numerosa: parlando di sua madre morta, le lagrime bagnano i suoi occhi. La signora Debadie era ammaliata a segno che giungendo a Parigi , le dispiacque di essere sì tosto arrivata. Un uomo alto e d’un aspetto militare attendeva la giovinetta, non appena l’ebbe veduta le corse incontro, e lasciandole appena il tempo di ringraziare la sua compagna di viaggio, la menò seco rapidamente.

   La signora Debadie li seguita lungo tratto con gli sguardi, ma avendoli perduti di vista, manda a cercare una vettura per tornare a casa. Volendo ricompensare la persona cui aveva dato la commissione di condurle una carrozza, pone la mano in tasca: la tasca non vi era più; essa era stata tagliata, e con essa erano disparse la sua borsa contenente quattro monete d’oro e parecchie chiavi.

   La signora Debadie si ricordò subitamente che la sua compagna, come per pudore, si stringea sempre al fianco di lei, e che nessuno, tranne colei, le si era accostato durante il cammino: ella non poté dubitare che quella giovinetta così timida non fosse che una ladra astuta e sfrontata.

   – Nulla di più ingegnoso che l’espediente al quale ricorse un ladro spiritoso e discreto per procurarsi 50 franchi di cui avea un giorno bisogno. Essendo conosciutissimo come onesto uomo dagli autori di commedie, dagli attori e dagli impresari, fece una lista di cinquanta nomi. All’ impresario scrisse: Ho un bel soggetto di commedia, a che ora posso trovarvi a casa? – All’artista: ho una parte che farà la vostra riputazione, vi aspetto domani mattina ecc. ecc. Su tutte questa lettere, al di sopra del nome e dell’indirizzo della persona, stava scritto: Urgentissima. Date venti soldi al latore. Il domestico eseguiva fedelmente  la sua commissione e portava al padrone i cinquanta franchi  che avea ricevuto.

                                                                                                         ..Francesco Mastriani

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   Fu pubblicato sul giornale Il Sibilio il 16 gennaio 1845.