FATTI DIVERSI. 17 FEBBRAIO 1867

     –. Anche oggi abbiamo a registrare uno di quei tristi drammi di famiglia, che non possono a meno di suscitare una penosissima impressione.

   Da alcuni mesi, certo G…, ospitato presso il proprio fratello, ottimo giovane ammogliato con una leggiadra signora, s’era, a quanto pare, fortemente invaghito di questa, e già parecchie volte aveva dato in principio a sospettare la causa.

   Il contegno riservato e severo della giovane e virtuosa sposa, anziché indurre il disgraziato a savio consiglio, non fece che irritarlo, e ad ispirargli brutali propositi di vendetta.

   E a tanto spinse il suo ardimento da palesare un giorno l’empia ed insana passione che lo agitava – e minacciare della vita tanto il fratello che la cognata!

   Come è naturale, questi fecero tutto il possibile affinchè quello sciagurato si rimettesse sul cammino dell’onore e della virtù. Ma fu invano.

   Ieri finalmente, aveva luogo lo scioglimento del dramma. Verso sera, il G… presentavasi alla casa del fratello, in istato di terribile esaltazione mentale. – Accolto amorevolmente, egli rispondeva: Son qui per finirla, e senza aggiungere altro, avventavasi contro la giovane cognata che sopravveniva in quell’istante e, tratto un lungo pugnale, le vibrava un colpo. Se la giovane donna, all’atto che il cognato le si scagliava contro, non fosse caduta, atterrita e quasi svenuta, il ferro l’avrebbe certo trapassata, ma invece non giunse che a forarle le vesti, e scalfirle la pelle.

   Il disgraziato la credè mortalmente ferita; e allora, volgendosi di repente al fratello, venuto in aiuto alla moglie, tentò di ripetere contro di lui i colpi, ma alle grida delle persone di casa accorse gente e due guardie di P. S. le quali pervennero a disarmare quel forsennato, e a tradurlo in carcere. – La notizia di questo feroce tentativo fece tanto più dolore, in quanto che la famiglia in cui ebbe luogo gode meritamente la stima di tutti.

                                                                                                        (Popolo Italiano di Genova)

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   –. Una signora stava comprando al mercato dei pesci in Londra un grosso pesce del quale la venditrice le aveva chiesto un prezzo esorbitante, assicurando che fosse freschissimo. Un famoso ventriloquio per lo appunto passava, e, com’ebbe sentito l’accordo dei patti, volle rispondere a nome del pesce: Signora non mi comprate, fiutatemi prima e vi accorgerete che puzzo.

   Il suono della voce pareva uscisse evidentemente dall’interno del pesce; la qual cosa spaventò talmente la signora, la pescivendola e gli astanti che se la diedero a gambe, lasciando solo il ventriloquo in compagnia del pesce. Quest’uomo di spirito pensò bene allora di prenderselo e andarne a fare un buon fritto. Tornata la pescivendola, non ebbe a maravigliare della fuga del loquace animale, perché difatti lo credeva indemoniato.

                                                                                                                  (Forbici)

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   –. Il conte Bismarck, offerendo non è guari un sigaro al generale Molche, gli disse:

   «È il secondo, e ben mi ricordo del primo».

   «Vale  a dire, eccellenza?».

   «Generale, ebbi un momento di superstizione. Vi ricordate la nostra critica posizione, quando nella giornata del 3 luglio aspettavamo il corpo d’armata del principe reale? Mezz’ora di ritardo poteva perderci compiutamente. Il nemico resisteva, io vi vedeva tranquillo  pieno di fiducia; mentre io pensava ai miei disegni, di cui l’esito pendeva da un filo, vedevo la grandezza della patria, e il suo avvenire compromesso… perduto forse. Cavai un sigaro e ve lo porsi. Sapete che ragionamento io facessi allora?».

   «Lo ignoro».

   «Dicevo meco stesso che una volta consumato quello zigaro senza l’arrivo del secondo corpo, dovessi considerare come perduta quella partita. E, guardandovi a fumare, aspettava, aspettava. Fremevo dentro di me d’impazienza: lo zigaro andava sempre più diminuendo. Ogni sbuffo di fumo si portava seco un bricciolo di speranza. E già eravate a tre quarti dello zigaro, quando ad un tratto s’ode il cannone… Era il principe reale che entrava in linea di battaglia, era la vittoria!».

   «E se avessi finito lo zigaro prima dell’arrivo del principe?».

   «Generale, mi sarei abbrucciate le cervella».

                                                                              FRANCESCO MASTRIANI