FATTI DIVERSI. 20 OTTOBRE 1867

IL CONTE SANVITALE

   La Gazz. di Parma recava testé l’annunzio della morte avvenuta il dì del 3 del mese corrente d’uno fra i più illustri scrittori che onorasse non solo quella città, ma l’Italia, il Conte Jacopo Sanvitale. Il lungo soggiorno fatto in Genova negli scorsi anni da quell’insigne Poeta ed ottimo cittadino, in Genova ove ebbero collocamento e dimora le sue dilette figliuole, ov’egli strinse vincoli di care amicizie e dettò una gran parte de’classici e robusti suoi versi, c’impose, dice il Gazz. di Genova, il debito doloroso di rendere un qualche omaggio alla sua compianta memoria. Ardente di patrio affetto egli cominciò giovanissimo per cagione di versi arditissimi col provare il rigore della polizia napoleonica sotto il primo impero; rimpatriato, dopo un anno circa di prigionia a Fenestrelle, occupò con applauso a Parma la cattedra di alta letteratura; e udivano con entusiasmo le sue lezioni gli studenti di tutte le Facoltà. Educato alla severa scuola di Angelo Mazza e innamorato di Dante, temprò il suo stile al fare antico, rivestendo sempre di maschie forme e di modi eleganti insieme a stringati pensieri, che immaginosi e spontanei in cui sgorgavano da una vena non punto esaurita negli anni più tardi: con queste forme condusse la sua versione di molte odi di Orazio e della Medea di Seneca, scrisse lirici componimenti di una stupenda fattura, espresse in una corona di classici sonetti il carattere dei nostri sommi Poeti, dettò molti canti del suo Poema, la Luce Eterna, rimasto inedito.

   Di bel nuovo per causa di libertà dovette poi allontanarsi dalla patria, e sostenne lunghi anni di esilio in Francia, ove per l’ingegno e la nobiltà del carattere fu ammirato dai dotti di quella nazione; le amarezze di quell’esilio ci valsero il più felicemente ispirato dei suoi lavori poetici la Nostalgia. Ridonato all’Italia dopo la nostra politica rigenerazione, fu Deputato al Parlamento; ma dopo breve intervallo antepose il vivere ritirato, alternandolo colle dolcezze domestiche, il culto delle lettere e le cure campestri. Mancò in età di 83 anni. Ebbe sentire energico, generoso; bontà rara di cuore; modi soavissimi, urbanità squisita, facondia meravigliosa nel conversare, adoperando con pari facilità ed eleganza la lingua francese e la propria e animando sempre di splendide immagini i suoi concetti.

   Quanti furono in grado di apprezzare le sue doti elettissime fanno voti ardenti perché a lenimento di tanta perdita, vengano da presto da alcun pietoso raccolti diligentemente e dati alla luce tutti i preziosi frutti di quel fervido ingegno.

                                                                                      (Popolo Italiano)

                                                                                                             FRANCESCO MASTRIANI