INTRODUZIONE

   Continua, con il presente romanzo, l’intrapresa ripubblicazione delle opere principali e più rappresentative, anche se poco conosciute, di Francesco Mastriani, il fecondo autore che tenne banco a Napoli nell’ultimo quarto del secolo scorso nel campo della così detta letteratura popolare.

   I criteri seguiti sono quelli adottati per «Le ombre», che lo hanno preceduto, riproduzione  integrale dell’opera senza alcun intervento estraneo per ammodernarne la lingua, né scorciamento alcuno di pagine, per evitare ripetizioni nel falso intento di renderne più scorrevole la lettura.

   Noi, invece, vogliamo che le nuove generazioni leggano il Mastriani così come lo abbiamo letto noi e i nostri padri, nella lingua sapida, corposa realistica da lui genuinamente adoperata; affinchè venga conosciuto lo scrittore, oltre che il romanziere, intessitore di trame. E siamo sicuri che ce ne saranno grati anche i critici che ritroveranno le opere dell’Autore, ormai divenute merce d’antiquariato, nella loro integrità, senza dover ricorrere a faticose ricerche, essendo per lo più le biblioteche pubbliche sfornite delle opere di un autore che la critica del suo tempo lo ignorò o maltrattò; e quella del nostro tempo, compresa quella più aggiornata, che corre dietro le fanfaluche dei segni e delle strutture, male intende, quando addirittura non ne travisa il carattere e l’opera.

   Perciò abbiamo rispettato, e intendiamo rispettare, nella sua integrità assoluta, l’opera del Mastriani; in ciò confortati anche dal giudizio dei lettori, cui è piaciuto ritrovare ne «Le Ombre»; già da noi pubblicato, e troveranno in questo «I Lazzari» il vero genuino autentico Mastriani.

                     NICOLA ESPOSITO

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BREVE BIOGRAFIA IN PRIMA E QUARTA DI COPERTINA

   Francesco Mastriani nacque il 23 novembre 1819 a Napoli, donde mai si allontanò e dove si spense il 7 gennaio 1891[1], dopo aver vissuto una vita travagliata, afflitto perennemente dalla miseria che la produzione intensissima dei suoi innumerevoli romanzi non riuscì mai, non diciamo a vincere, ma nemmeno a mitigare. Avviato agli studi di medicina, ben presto vi rinunziò, dedicandosi alla attività letteraria, che iniziò scrivendo per i vari giornali e giornaletti che, nascevano e morivano nella Napoli borbonica. Fu correttore di bozze  al «Giornale delle due Sicilie» e impiegato di dogana, precettore e insegnante di lingue straniere ai figli della borghesia napoletana, e anche «cicerone» e guida pei forestieri.

   Queste attività, per quanto faticose, non lo distolsero dalla produzione dei suoi romanzi, di cui si contano ben centosette titoli, tra cui alcuni celebri e che ancora si ristampano e si leggono: La Cieca di Sorrento (1852), Il mio cadavere (1853), Il Materialista ovvero i misteri della scienza (1863), La sepolta viva (1889) e la celebre trilogia: I vermi, studi storici sulle classi pericolose di Napoli (1862-1864), Le ombre (1868), I Misteri di Napoli (1869-70), in cui come in un vasto affresco sono ritratti i più foschi drammi della mala vita napoletana, con un linguaggio nuovo di grande efficacia e di sicura presa, accessibile al popolo, cui egli si indirizzava per elevarlo e portarlo alla conoscenza dei suoi problemi, educandolo con lo spezzargli il pane della scienza.

   Tutti i suoi romanzi comparvero come «appendici» sui vari giornali [2], in ispecial modo sul «Roma»; o a dispense e poi riuniti in volumi, che raggiungevano tirature elevatissime per quei tempi, anche se non procuravano alcun vantaggio al suo Autore. Le sue opere furono anche narrate e declamate dai «cantastorie» di Napoli e ridotte ad uso teatrale per l’interpretazione del celebre Federico Stella.

   Per dare un esempio dell’adorazione del popolo pel suo autore trascriviamo dalla biografia che dettò il figlio Filippo il seguente biglietto: «Egregio signore, il Vostro giornale ʻRomaʼ è la Rigina (sic) dei giornali! Ma il Romanziere Mastriani è il iddio dei Romanzieri».

   E a quest’enfatica dimostrazione e valutazione il popolo tenne fede accorrendo ai suoi funerali in massa, cui si unì solo qualche letterato, che, pur fra mille riserve e reticenze, dovette ammettere che se uno scrittore aveva avuto Napoli, questi era solamente Francesco Mastriani.

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   [1] Francesco Mastriani morì che mancavano dieci minuti alla mezzanotte del 5 gennaio 1891 (nota di Rosario Mastriani).

   [2] Non tutti i romanzi di Mastriani apparvero sulle appendici dei giornali (nota di Rosario Mastriani).