L’ECO DI MERGELLINA

   Canti di Leopoldo Tarantini

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   I buoni poeti sono renduti ai dì nostri casi rari, e talmente è la famiglia degl’insipidi accozzatori di rime, che è da reputarsi somma ventura se di quando in quando vi capiti nelle mani qualche coserella che non puzzi delle solite ventose seccaggini per matrimoni, per morti e per altri somiglianti usuali avvenimenti della vita. Non vi ha nulla di più noto e comune che il detto di Orazio “Mediocribus esse poetis” etc, e intendo non vi è niente di più sparso e comune che i cattivi poeti. Si grida al vento, quando si ripete loro mille volte: Perché avete questa smania di verseggiare quando non vi sentite Achille in seno? Perché non applicate il vostro ingegno a cose più semplici e positive? Non si ottiene un fico dicendo loro che un mediocre poeta è peggior delle peste; che i cattivi ed insulsi versi son più temuti e schivati del mal di petto o della miseria. A dispetto di tutte queste declamazioni, gli spietati figli del Parnaso non si assottiglieranno di numero, e non lasceranno di ammorbare la penisola, come tanti schifosi calabroni. Lodato iddio che pur ci è venuto tra le mani un libretto di poesie, che abbiam divorato anziché letto dal principio alla fine, senza buttarlo alle ortiche nel bel mezzo, come sovente abbiam fatto per altri componimenti di simil genere. Il nome del giovin poeta ed egregio avvocato Leopoldo Tarantini suona caro ad ogni animo culto e amante del bello; i suoi melodrammi vestiti di note musicali dai più insigni maestri han meritato il plauso di tutt’Italia e dall’estero; ed ora in questa “Eco di Mergellina”, che è una raccolta di tutti i suoi componimenti poetici sparsi nelle opere periodiche, il Tarantini ha aggiunto un nuovo titolo alla stima, in cui è da tento tempo non pure pe’i suoi pregiati letterari lavori, ma per le belle doti altresì del suo animo modesto e gentile. L’ ”Eco di Mergellina” è una specie di Strenna o di Album tutta infiorita di vezzi poetici, e screziata di be’clichets allusivi ai diversi subbietti dei canti ivi contenuti. In questi canti la verità del sentimento non è sacrificata al lusso della frase e delle immagini poetiche; facili, toccanti, spontanei ne sono i versi e sempre ricchi di maschi e teneri pensieri a seconda dell’indole del canto: una soave tristezza spiran quasi tutti questi canti, simili a quella ond’è pregna la canzone del pescatore sulla incantata spiaggia di Mergellina. Se la brevità di queste pagine non ce lo inibisse saremmo sicuri di fare cosa gradita ai nostri gentili associati, riportando parecchi di questi canti, avvegnacchè non sapremmo quale prescegliere tra tanti emuli di pari venustà. Vogliamo non però citare come modelli di leggiadra e sentita poesia, L’Anima Beata, Il Brigante, Il 2 novembre, La tentazione, La pazza di S. Elena. Lode adunque e sincera lode dobbiamo tributare al bell’ingegno del Tarantini, per averci davvero ricreati con le melodie della sua Eco: e non tramandiamo di far voti perché le assidue e faticose cure della sua professione nol facciano interamente desistere dal regalarci novelli fiori della feconda e cara sua musa.

                                                                                           FRANCESCO MASTRIANI