LO CHIGNON E LA PARRUCCA

   La presente mode delli chignons tanto gradita alle donne ha un lato filosofico ed igienico, ed un’importanza che nissuno si sarebbe mai sognato di darle. Gli chignons, dice un famoso parrucchiere, sono un avviamento verso l’aristocratica parrucca del 17° e 18° secolo, originata, come ognuno sa, dalla più bella civiltà della antichità, e contro della quale l’epoca novatrice, che seguì, fece vani sforzi. Essa ne fece uno de’punti di mira del suo estro caustico e motteggiatore. Che non disse contro la parrucca! Ma abbiamo ragione di dire che in ciò come in molte altre cose il 19° secolo fece un passo falso.

   La parrucca ha del bello: essa, come parte di vestimenti, è l’espressione della più alta civiltà, e la sua applicazione è ingegnosa e magnifica.

   Il costume ha due scopi distinti: abbellir prima, e proteggere poscia la salute. Basta solo questa enunciazione per far l’apologia della parrucca. Non ci fermeremo a parlare del suo merito igienico, trattandosi d’una cosa, che ogni medico-pratico potrebbe ad evidenza dimostrare. Quello ch’è certo, e non fa d’uopo dimostrare, è che la parrucca nasconde la calvizie e fa cadere in errori coloro che vogliono giudicare dell’età. Non v’ha dubbio che la polvere e le tinture cosmetiche, tanto vantate dal dottor Costantino James, sono utili aiuti per combattere i tristi danni che il tempo e gli accidenti apportano al viso umano; ma sono però meno semplici, meno netti, meno sicuri nella loro applicazione, ed il loro uso, inoltre, è non meno posto in beffe da’rigidi amatori della natura. Ed in fatti, è sempre in nome della natura che s’intende motteggiare talune ricerche e taluni raffinamenti della toletta, come se l’uomo nella sua natura complessa avesse minimamente che fare con la natura semplice. L’uomo fa cuocere i suoi alimenti, li condisce di spezie, beve il vino, fa della notte giorno; il suo sole è il cammino e le carselle; egli ricorre ragionevolmente ai falsi denti quando la sua bocca se ne trova sguernita, agli abiti ben tagliati per accomodare la sua persona – il corset per le donne in primo luogo; – si veste di seta, di lana, d’oro, di penne, di pelli ec. ec. E poi, in nome della natura si pretende che si ripudii a tanti importanti oggetti di vestimento! Che bella ingenuità! La natura non ha che fare qui.

   All’opposto, l’uomo deve combatterla, e sostituirvi l’arte nel suo cammino aggressivo contro di lui e negl’indispensabili guasti ch’essa gli arreca; giacchè importa molto ch’egli nelle sue relazioni si mostri, sotto l’esterne apparenze, avvenente ed amabile il più che può; deve specialmente illudere la malignità degli estimatori d’età, perché il mondo accorda le sue immunità molto meno alla realtà delle cose che alla loro apparenza, gli orientali, che non ignorano mica ciò, hanno inventato i turbanti; e contano tanto sui vantaggi di tale acconciatura del capo, che lor conserva artificialmente un’aria di gioventù, che si sono dispensati, nel seguirne l’uso, di constatare legalmente la data della loro nascita. I portatori del turbante non hanno atti civili.

   Lo chignon non ha altra ragione di essere che quella di appianare le indiscrete lacune d’una scarsa capellatura; giacchè una folta chioma per la donna è un sovrano adornamento. Non v’ha quindi diadema in perle o in diamanti, che in effetti valga per lei più d’un corona di bei capelli; e la parrucca vale anche più dello chignon.

                                                                       (Dal francese)

                                                                                                   FRANCESCO MASTRIANI