MASTRIANI

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Questa edizione è in possesso, fotocopiata, dagli eredi Mastriani

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   «Curò le ultime bozze e chinò il capo sugli scritti. Fu la individuazione di questo popolo napolitano: lavorare e sognare, soffrire pazientemente e morire. S’intendevano l’un l’altro; egli aveva visitato l’ultimo tugurio, e il popolo si riconosceva in lui. In altro paese sarebbe divenuto ricco; ma l’Italia, povera come lui, non merita rimprovero». [1]

   Queste le poche parole lapidarie con le quali il vecchio e grande Maestro di tre generazioni sintetizzò la vita, l’arte e il dolore di Francesco Mastriani. Par che l’epigrafe non sia stata dettata da alcuno, ma sia venuta fuori dal marmo istesso, destinato a ricordare alle generazioni a venire che nell’anno 1891, in una catapecchia di Napoli, moriva, vecchio e povero, il ʺprofessorʺ Francesco Mastriani, autore di centosette romanzi che in cinquant’anni di lavoro gli fruttarono quanto basta a morir di fame.

   Nella nobiltà del suo intelletto, Carlo Nazzaro, scrittore ed artista, intese che le parole di Giovanni Bovio dovessero essere incise in questo marmo nel quale un artefice egregio, Saverio Gatto, ha scolpita la figura del grande scrittore napoletano, ed un comitato di valentuomini ha voluto che la lapide fosse murata nell’anima secolare di questo teatro, entro il quale il vecchio e glorioso Stella, irrispettoso delle lungaggini del nostro codice, da mezzo secolo amministra giustizia con l’acuminata lama del suo coltello.

                                                                                                                              LIBERO BOVIO

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[1] Questa epigrafe, fu scritta da Giovanni Bovio, e impressa su una lapide di marmo, che venne poi murata su una parete dell’atrio del Teatro San Ferdinando di Napoli.

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   LIBERO BOVIO (Napoli, 8 giugno 1883  – Napoli, 26 maggio 1942) è stato un poeta, drammaturgo e giornalista italiano, autore di testi di molte celebri canzone in dialetto napoletano. Insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo ed E. A. mario è stato un artefice della cosiddetta epoca d’oro della canzone napoletana.  È anche noto per essere stato il figlio del noto filosofo Giovanni Bovio e il nonno dell’avvocato, giornalista e docente universitario Libero Corso Bovio.