PERICOLI CHE CORRONO LE DAME PORTANDO FALSI CAPELLI

   Troviamo nel giornale inglese The Investicator un articolo che ci affrettiamo a riportare; e preghiamo le signore e le signorine di leggerlo attentamente. Si tratta nientemeno che, stando vicino a una dama che usi le false chiome, ci è pericolo di vederci camminare addosso una decinella di que’cari insetti che hanno per lo più il loro domicilio tra i peli.

.

   Fu già parlato del pericolo di portare gli chignons, ora di gran moda, quando non sono fatti coi propri capelli. Bramando di verificare con le mie osservazioni la veracità delle indagini altrui, delle quali da lunga pezza stavo in sospetto, comprai da un parrucchiere di grido uno chignon molto elaborato e appariscente, e composi una parte di quello ad un esame accuratissimo sotto un potente microscopio di Smith e Beck. Lo esporrò tra i risultati delle mie ricerche

   Scelsi dalla massa dei capelli che componevano quel muliebre ornamento circa 100 capelli, e cominciai dal forbirli accuratamente dal grasso e da altre materie impure, immergendoli in una soluzione tepida di potassa, e gli asciugai in una corrente di aria calda. Dopo sottoposti all’esame del microscopio con una potenza moderata, vidi i capelli pulitissimi e netti da qualunque appendice parassita, fino ad un mezzo pollice della fine naturale del capello, ove appariva una moltitudine di piccoli nodi e protuberanze scure. Staccatene alcune, con grande difficoltà ed infinita delicatezza, le misi sull’obbiettivo con maggior potenza, e vidi evidentemente che erano innumerevoli specimens di così dette. Per quanto potei giudicare, mezzo pollice di un solo capello darebbe oltre mille di quei disgustosi esseri, tuttavia nei loro embrioni, avvolti in una sostanza glutinosa. Conosciuta la loro esistenza, volli accertarmi se avevano tuttavia vitalità, e, in tal caso, come poteva essere riattivata coi mezzi chimici, o altrimenti distrutta.

   È noto che il calore moderato continuo conferisce le migliori condizioni per lo sviluppo della vita di quelle classi d’insetti. In conseguenza misi circa una dozzina di quelle estremità di capelli fra due pezzi di feltro, leggermente unti, e li sottoposi al calore del vapore a 120 gradi per sei ore. Adattai anche sul collo rosato apposta di una gallina una quantità di quei capelli e collocai l’animale di faccia ad una stufa per lo stesso tempo circa. Passato quel tempo, esaminai accuratamente le gregarine che erano state nel feltro. Si erano sviluppate molto, e più di una dozzina rivelavano segni non dubbi di vita. Ma, tolti i capelli dal collo della gallina e messi sotto il microscopio, osservai uno straordinario cambiamento, che pareva fosse avvenuto nelle ova. I capelli formicolavano di quegli esseri sprigionati. Quasi tutti erano più o meno staccati dall’involucro e presentavano molte delle vere particolarità del pediculus umani capilis. Molti avevano la bocca munita di proboscide, e si vedevano chiaramente le antenne lunghe quanto il torace, e i segmenti schiacciati dell’addome. Era chiaro quindi che il processo cui erano stati sottoposti i capelli non aveva nociuto né distrutto le gregarine.

   Io non narrerò distesamente tutte le esperienze fatte per provare come possa essere distrutta la vitalità di quegli esseri. Basta dire che non riuscii nemmeno immergendoli nell’acqua bollente ed esponendoli a 360 gradi di calorico (Fahrenheit). Gli eteri combinati, l’acido benzoico, il biclorido di mercurio li distruggono completamente, e anche alcuni acidi minerali; ma molte di queste materie chimiche naturalmente toglierebbero pregio al capello, che perde tutta la sua bellezza.

   Questi esperimenti ad ogni modo chiariscono che molte signore portano, senza alcun sospetto, in capo i germi di un insetto, il quale può virificarsi ad ogni momento, e sarebbe oltremodo incomodo e difficile a sradicare. Quegli orribili insetti si moltiplicano con incredibile rapidità, e il loro modo di generare non è regolato da leggi ben note.

   La cosa riguarda anche la Facoltà medica, e merita attenta considerazione, dacché si dice che sia apparsa di nuovo quella terribile malattia chiamata pathiriatis, comune tra gli antichi, della quale morirono Erode, Antioco, Calistene e Silla. Si fa una interpretazione diuturna di capelli sporchi, e giova notare che il pathiriatis, benché di genere differente pel pediculus capilis, in molte parti lo somiglia.

                                                        FRANCESCO MASTRIANI