PROGETTO PER UNA NUOVA CAPITALE D’ITALIA

   Avendo avuto occasione di leggere un grandioso progetto dell’ingegnere Napoleone Tettamanzi da Palestro intorno allo edificare una nuova capitale dell’Italia, crediamo di dirne una parola, onde il medesimo sia meglio conosciuto: e ci meravigliamo che questo progetto non sia stato preso in quella considerazione che merita. Ciò può essere avvenuto, perché molti non ricordano che la massima parte delle invenzioni e delle scoperte furono avute sul principio siccome utopie o sogni di mente inferma.

   Ora l’ingegnere Tettamanzi nel 1863 pubblicò in Torino pe’tipi del Perrin (Via Carlo Alberto n.21) il mentovato progetto, e lo dedicò al Parlamento italiano, raccomandandolo al Barone Poerio.

   Non possiamo certamente prendere a discutere un somigliante disegno. Ei si richiederebbero a ciò ingegno, istruzione e tempo che non abbiamo. Ma, letto solo il titolo, non potemmo istarci dallo sfiorare la lettura di tutto il lavoro, ed in verità ci parve di dovercisi pensare su un poco attesamente da quelli che ne avessero l’attitudine, e, oso dire anche, il dovere.

   Certo è questo, ci pare, il primo esempio di una grande nazione, che edificherebbe la sua grande capitale, come dicesi, di pianta. E non ci vuole gran mente per iscorgere quale immenso vantaggio da una nuova edificazione della capitale ad un grande Stato debba tornargliene. Le altre nazioni ebbero le loro metropoli, cui vennero allargando ed ingrandendo a poco a poco: l’Italia se la farebbe da capo. chi è che non vede qui la diversità?

   L’autore nel proemio al Progetto espone le ragioni politiche, economiche, storiche ed artistiche, le quali lo hanno indotto a presentare alla sua patria questo suo colossale progetto, che dovrebbe tutti indurre a secondarlo.

   Quel che potrebbe parere a molti il lato vulnerabile del progetto è l’abbandono di Roma come capitale: e l’autore ne ragiona nel suo libro, stampato nel 1863: ora avrebbe qualcosa da aggiungere. Noi non diamo giudizio. Che Roma debba essere dell’Italia non c’è cervello italiano che nol desideri; ma che debba essere necessariamente la capitale, non crediamo che possa similmente affermarsi. Abbiamo Ieddo e Mekaco nel Giappone, Pekino e Nankino nella Cina, Aja e Amsterdam in Olanda, Pietroburgo e Mosca in Russia ed altri esempi moltissimi. Consiglieremmo piuttosto l’autore d’intrattenersi alquanto più nella parte economica, commerciale e geografica.

   L’autore del progetto ne ebbe lettere di encomio dall’imperatore de’Francesi, dal principe Napoleone, dai diversi Municipii d’Italia e da molti illustri personaggi. Ma la cosa è rimasta qui. L’averlo presentato al Poerio non giovò. Non è stato finoggi possibile alla solerzia ed alla buona volontà dell’autore di far pervenire il suo lavoro nelle mani del Re: la stessa Commissione italiana per la Esposizione universale di Parigi non ha pur voluto ricevere il detto lavoro. Noi citiamo tutto ciò siccome storia; dalla quale del resto ci parrebbe dedurre che ci sono moltissimi (e ciò avviene specialmente nel tempo delle grandi rivoluzioni politiche), i quali credono di avere il privilegio ed il monopolio di tutto sapere e potere, non giudicando il rimanente dei concittadini che siccome mandra, la quale appena può loro tener dietro.

                     G. M.

                                     FRANCESCO MASTRIANI