QUANDO MASTRIANI MOLTIPLICAVA LE VENDITE

   «Si levava la mattina verso le sette, entrava nel suo piccolo studio e, prima di ogni altra cosa, faceva le sue orazioni. Poco dopo sorbiva una tazza di caffè e quindi si metteva al lavoro. Alle dieci e mezzo o le undici interrompeva il lavoro per fare la sua modesta colazione e fumarsi un sigaro. Ciò fatto si rimetteva al lavoro, che si protraeva fino alle 4 p.m. A quest’ora, se aveva appetito, faceva disporre il pranzo, mentre leggeva il Roma».

   Con queste parole Filippo Mastriani, figlio del più illustre romanziere Francesco Mastriani, descrive in alcune pagine biografiche la ʺgiornata-tipoʺ di suo padre.

   Il rapporto tra Mastriani e il quotidiano ʺRomaʺ si avviò negli anni Settanta dell’Ottocento, quale ultimo sblocco di un lungo itinerario narrativo che ne avrebbe fatto il romanziere più prolifico della Napoli ottocentesca, con i suoi 105 romanzi, le opere teatrali e le centinaia di racconti, articoli di costume, recensioni teatrali e bibliografiche.

   La locomotiva della sua immaginazione era stata avviata proprio nel contesto del giornalismo napoletano della sua giovinezza, quando Francesco Mastriani intraprese molteplici collaborazioni con quelli che erano non propriamente quotidiani ma periodici letterari recanti nel sottotitolo l’indicazione dei propri argomenti: moda, belle arti, letteratura, notizie, teatro.

   Mastriani iniziò la sua carriera di pubblicista nel 1837 sul periodicoʺGli Animosiʺ, scrivendo per testate che si indirizzavano ad un pubblico mediamente colto, formato dalla vecchia aristocrazia cittadina e dalla emergente borghesia e nel quale un’ampia fetta era costituita da donne. La sua firma ricorre su decine di periodici letterari dell’ Ottocento, che meriterebbero un’opportuna riscoperta sul versante culturale e oculate campagne di indicizzazione e digitalizzazione. Inseguire Mastriani nelle sue collaborazioni giornalistiche significa sfogliare, ad esempio ʺLa Toletta. Giornale di modeʺ (con i bei ʺfiguriniʺ di Parigi offerti alle signore), il ʺSalvator Rosaʺ, ʺL’Innominatoʺ, ʺIl Sibiloʺ, ʺIl Diavolo Zoppoʺ, ʺIl Lume a Gasʺ, ʺLa Rondinellaʺ e ʺLa Domenicaʺ, di cui era addirittura ʺscrittore unicoʺ. Tra le principali ʺtestateʺ che lo videro protagonista con le puntate dei suoi più famosi romanzi d’appendice, vi fu anzitutto il longevo ʺOmnibusʺ, di Vincenzo Torelli, sul quale si avviò la sua notorietà grazie alla pubblicazione a puntate dei suoi primi romanzi di successo, ancora oggi abbastanza noti e rilanciati, di tanto in tanto, dal mercato editoriale: ʺLa cieca di Sorrentoʺ, ʺIl mio cadavereʺ, ʺFederico Lennoisʺ, ʺLa comare di Borgo Loretoʺ (per citarne solo alcuni).

   All’indomani dell’Unità d’Italia, tuttavia, Mastriani pagò a caro prezzo il suo ʺcollaborazionismo borbonicoʺ, l’essere stato ʺcensoreʺ della stampa e compilatore dei giornali ufficiali ʺL’Ordineʺ e il ʺGiornale del Regno delle Due Sicilieʺ. Messo in ʺdisponibilitàʺ dal nuovo governo, Mastriani attraversò anni difficili durante i quali dovette iniziare a confrontarsi con i nuovi meccanismi dell’editoria, con una società capitalistica che rapidamente mercificava la cultura e la professionalità letteraria.

   Fu il ʺRomaʺ ad assicurargli l’uscita dal suo isolamento intellettuale, facendone il proprio ʺappendicista ufficialeʺ. Un matrimonio lungo e duraturo che, dal 1875-76 alla morte del Mastriani avvenuta nel gennaio 1891, comportò una minima stabilità al ʺmartire della pennaʺ e soprattutto il moltiplicarsi delle vendite del ʺRomaʺ. I romanzi pubblicati da Mastriani nell’appendice del ʺRomaʺ, collocata nella parte bassa della prima pagina (uno spazio non molto ampio, ma perfettamente calibrato sulla misura della ʺpuntataʺ), superano la cinquantina e va segnato che sono oltre 30 i romanzi che ancora oggi è possibile leggere solo andando a sfogliare le vecchie pagine del ʺRomaʺ di quegli anni [1]. Il curioso lettore dovrà, in questo caso, avere la pazienza di recarsi in emeroteca o presso la Sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli, affrontando gli enormi volumi (molto lontani dal concetto di ʺtascabileʺ e di ʺtabletʺ in cui le annate del ʺRomaʺ sono ordinatamente rilegate.

   È questa la fase calante, ma paradossalmente più prolifica dell’autore che aveva scritto la ʺtrilogia socialistaʺ negli anni Sessanta (ʺI vermiʺ, ʺLe ombreʺ, ʺI misteri di Napoliʺ; sono questi i decenni in cui Mastriani – spinto dal bisogno ma anche rispondendo alla sua naturale capacità di osservazione e alla sua vocazione creativa – assicura al ʺRomaʺ una continuità di produzione impressionante dal 1876 al 1891, intere annate sono occupate in appendice esclusivamente dai suoi romanzi, nella maggior parte dei casi senza alcuna interruzione di un giorno!).

   L’impegno polemico-sociale di Mastriani certo si allineava al programma ideologico del ʺRomaʺ di quegli anni, ma il meccanismo della ʺpuntataʺ da calibrare in uno specifico spazio e la fidelizzazione del lettore mediante il colpo di scena e la sospensione ad hoc dell’episodio, impediscono nei romanzi pubblicati sul ʺRomaʺ di affrontare grandi questioni sociali. Accanto a romanzi che richiamano personaggi storici dell’immaginario popolare (l’imperatore Nerone, il Duca di Calabria Alfonso d’Aragona, Luigia Sanfelice e la rivoluzione del 1799 etc.), Mastriani deve optare per narrazioni che colpiscano e catturino il lettore, consentendogli il rispecchiamento e il riconoscimento nei protagonisti dei romanzi.

   È per questo che sin dai titoli si incontrano mestieri e quartieri ben riconoscibili (Le caverne delle Fontanelle, Il largo delle baracche, Il bettoliere di Borgo Loreto, la celebre Medea di Porta Medina, L’ebreo di Porta Nolana, Caterina la pettinatrice di S. Giovanni a Carbonara, Fior d’Arancio la cantatrice di Mergellina e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo). La lettura avrebbe poi offerto la possibilità di calarsi in drammoni truculenti e goticheggianti, nelle tragedie del sottoproletariato urbano, in romanzi connessi al folklore, alle trame camorristiche o alla cronaca locale e giudiziaria (è il caso de ʺLa signora della morteʺ, sulla vicenda leggendaria di una donna dal volto simile ad un teschio, o dei notissimi drammi della gelosia  ʺMedea di Porta Medinaʺ e ʺCiccio il bettoliere di Borgo Loretoʺ).

   Quello di Mastriani ed il ʺRomaʺ non fu solo un rapporto professionale. Mastriani entrò a far parte di una famiglia: quando si ammalò di cataratta agli occhi, piombando nella stessa cecità della protagonista del suo romanzo più famoso e proseguendo comunque dettando le ʺpuntateʺ dei romanzi a sua moglie Concetta, furono i colleghi della redazione del ʺRomaʺ ad incaricare un valido oculista di operarlo. In seguito quando le sue condizioni di salute peggiorarono, fu l’allora direttore del ʺRomaʺ a fittargli un ʺcasinettoʺ a Portici per consentirgli di respirare aria più salubre; il giorno del suo funerale gli unici a non rispettare il suo desiderio di non ricevere elogi postumi furono i colleghi della redazione, il cui cordoglio si espresse in un breve discorso encomiastico, ed in seguito il giornale continuò a versare alla vedova a tempo indeterminato lo stesso assegno del defunto collaboratore. Un rapporto di stima e fiducia reciproca, che ancora oggi prosegue nei poderosi volumi del ʺRomaʺ dell’Ottocento che ne conservano gelosamente gli oltre 30 inediti.

                                                                            CRISTIANA ANNA ADDESSO

.

    ANNA CRISTIANA ADDESSO è dottore di ricerca in Filologia Moderna presso l’Università ʺFederico IIʺ di Napoli, dove svolge l’attività didattica per il Master di II livello in Letteratura, Scrittura e Critica teatrale. Accanto ai suoi studi di area umanistico-rinascimentale, si colloca l’interesse per il giornalismo letterario e per la letteratura teatrale.

   Tra le sue pubblicazioni vanno segnalate la ricostruzione bibliografica del profilo di Peppino De Filippo autore (Napoli 2005), le indagini sui periodici umoristici napoletani di metà Ottocento (Napoli 2006) e l’edizione critica delle cinquecentesche Stanze del Fuscano sovra la bellezza di Napoli (Napoli 2007).

   Per Francesco Mastriani, ha realizzato i saggi Francesco Mastriani a teatro (Federiciana Editrice Universitaria, 2009), e Novelle scene e racconti di Francesco Mastriani. Con appendici di testi inediti, Roma, Aracne Editrice, 2012.  In collaborazione con Emilio e Rosario Mastriani, la bio-biografia di Francesco Mastriani Che somma sventura è nascere a Napoli! (Aracne, 2012).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Dal 2016, l’editore Guida di Napoli, con la collaborazione degli eredi di Francesco Mastriani, Emilio e Rosario, ha iniziato la pubblicazione di quei romanzi, considerati inediti, in quanto pubblicati solo sulle appendici del ʺRomaʺ, e mai in volume. A tutto il 2020, sono stati pubblicati 8 di questi lavori inediti di Mastriani (nota di Rosario Mastriani).