TRA CONSENSO E RIFIUTO SCRITTORI E PUBBLICO TRA OTTO E NOVECENTO

      Questa edizione è in possesso degli eredi Mastriani

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PREMESSA

   I saggi inseriti in questo volume sono stati scritti in diverse occasioni e pubblicati su varie riviste letterarie («Problemi», «Letteratura e Società», «Campi Immaginabili», «Critica letteraria»). Ma, pur nella molteplicità delle tematiche affrontate, rimandano a un criterio metodologico unitario, suggeriscono le linee di un discorso forse inizialmente non programmato, ma che si è venuto chiarendo con il susseguirsi degli interventi e con la constatazione della loro sostanziale organicità. Da qui l’opportunità del riscontro editoriale di un libro, che evidenzi la connessione tra le problematiche discusse e delinei un percorso di lettura mirato a coniugare l’analisi di singole personalità artistiche con l’individuazione dell’evolversi della società e delle forme letterarie.

   Al centro dei saggi vi è il rapporto tra arte e società, colto attraverso l’esame di esponenti del panorama letterario italiano nel periodo compreso tra l’Unità e il primo Novecento. Sono «medaglioni» che, muovendo dalla convinzione della complessità del fatto artistico e della complementarietà do doversi criteri d’indagine, si articolano in una duplice prospettiva: all’individuazione dei connotati specifici degli autori, esaminati secondo la direttiva della connessione fra componenti ideologici e soluzioni stilistiche, si affianca l’analisi del rapporto con il pubblico, quale elemento non trascurabile per una corretta comprensione dei caratteri e delle finalità del prodotto letterario. Il giudizio di valore tende, così, a evitare rischi di astrattezza e di assolutizzazione derivanti dal disancoraggio delle opere dall’ambito culturale e sociologico in cui furono concepite e proposte: più che ad accettarne la «modernità» e l’eventuale consonanza con il gusto attuale, si è inteso metterne in relazione l’inconfondibile individualità artistica con la funzione attribuita da ciascun autore al lavoro letterario e con il significato assunto presso i lettori. Un tentativo, quindi, di ricavare i meccanismi di ricezione non solo dal riscontro dell’eventuale successo editoriale, ma anche dalla strutturazione interna di testi letterari che riflettono concezioni e scelte espressive condivise da scrittori e fasce più o meno ampie di pubblico.

   Autori più noti sono analizzati accanto ad altri che hanno dovuto registrare la tenace distrazione degli addetti ai lavori (e una perdurante assenza dai manuali scolastici), ma che appaiono non meno indicativi di gusti e interessi largamente diffusi. Un’alternanza di protagonisti e comprimari, di esperienze oscillanti fra tensioni innovative e culto di valori tradizionali, impegnate a elaborare soluzioni alternative ai canoni dominanti o, al contrario, contrassegnate da un conformismo rispettoso delle regole del mercato librario e assunto a garanzia di immediato successo. E la vicenda letteraria è celata in diversi ambienti regionali, a evidenziare la varietà di situazioni locali ancora estranee alla moderna omogeneizzazione e la differente reattività di scrittori che dal radicamento alla propria terra trassero gli stimoli a originali soluzioni artistiche o ne scontarono lo stato di marginalità e di ritardo socio-culturale.

   La narrativa rusticale della friulana Caterina Percoto è vista in relazione alle prospettive di classi dirigenti impegnate a dare una strutturazione capitalistica all’agricoltura e a coniugare la nuova sensibilità per le condizioni delle masse rurali con l’esigenza di evitare derive socialiste e di negare al mondo contadino la possibilità di un’azione autonoma. Se a Milano, Emilio Praga contrappone l’inquietudine e l’anticonformismo dell’esperienza scapigliata alle tipologie romantico-risorgimentali e alla logica economicistica del nuovo Stato unitario, a Napoli Francesco Mastriani elabora un modello narrativo che adegua all’ambiente partenopeo gli schemi del feuilleton francese e del gotico inglese, mescolando esiti avventurosi e polemica sociale e riscuotendo un successo di pubblico almeno proporzionale all’indifferenza della critica accademica.

   Il versante «alto» della cultura napoletana è rappresentato da Matilde Serao, nella cui variegata attività giornalistica e narrativa si riscontra una singolare coincidenza fra convinzioni personali e adeguamento ai gusti dei lettori e a indirizzi letterari che, dalle iniziali premesse naturalistiche, si vengono evolvendo verso una mondanità intrisa di spiritualismo. Un moralismo presente nella Contessa Lara, che risolse la «scandalosa» biografia sentimentale (una sorta di vita inimitabile al femminile) in forme letterarie oscillante fra la raccolta espansione di moti interiori e la compiaciuta ostentazione di una sensibilità spregiudicata e trasgressiva. Per arrivare, infine, ad Alfredo Panzini, al successo del «povero letterato» fedele alla tradizione e ai valori umanistici, ma anche abile a farsi portavoce delle inquietudini di una piccola borghesia che si sentiva schiacciata tra le forze contrapposte del capitalismo industriale e del proletariato organizzato e viveva le esperienze traumatiche della nascente civiltà delle macchine e del primo conflitto mondiale.

   Dalla narrativa campagnola, dunque, alle ambigue intolleranze antimoderniste del primo Novecento, passando attraverso le esperienze della scapigliatura, del romanzo d’appendice, delle spontanee o ricercate commistioni di verismo «mediano» e di gusti «bizantini»: un mosaico di generi e autori, che qualificano momenti significativi della nostra storia letteraria e scandiscono l’evoluzione del ruolo di intellettuali posti di fronte al trionfo e alla successiva messa in discussione del modello borghese.

                                                                                   TOMMASO SCAPPATICCI

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   Il capitolo dedicato a Francesco Mastriani si titola «Il successo del romanzo d’appendice: Francesco Mastriani», pp.39-62.

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   TOMMASO SCAPATICCI è professore associato di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino. Si è interessato soprattutto di correnti letterarie e autori degli ultimi tre secoli, contribuendo anche a richiamare l’attenzione su questioni e personalità poco studiate. Oltre ai numerosi saggi apparsi su riviste («Problemi»,«Letteratura e Società», «Campi immaginabili», «Critica letteraria», «Ariel» ecc.), è autore di varie monografie e miscellanee

   Fra i suoi volumi pubblicati si ricordano: Un intellettuale dell’Ottocento romantico: F.rancesco  Domenico. Guerrazzi (Ravenna, 1978),  Il carcere nei canti popolari (Napoli, 1980), Ideologia e arte in Carlo Bini (Cassino, 1985), Il romanzo d’appendice e la critica (Cassino, 1990), Tra orrore gotico e impegno sociale. La narrativa di Francesco Mastriani (Cassino, 1992), Introduzione a Serao (Roma-Bari, 1995), La contessa e i contadini. (Napoli, 1997), Nel mondo di Aristarco. Studi su Giuseppe Baretti (Cassino, 1997), Dal mito alla storia. Studi sulla letteratura italiana dell’Otto-Novecento (Napoli, 1999), Il caso Panzini (Napoli, 2000), Forme letterarie e pubblico tra Sette e Ottocento (2003), Tra consenso e rifiuto. Scrittori e pubblico tra Otto e Novecento (2003),   
   È direttore della rivista «Letteratura e Società» e della collana «Modelli di narrativa di consumo».