TRAMA

   Il romanzo inizia con la descrizione dell’ascesa al potere del cardinale Fabrizio Ruffo. Entrano poi in scena le due protagoniste femminili del romanzo: Eleonora Pimentel Fonseca e Luigia Sanfelice.

   Alla Pimentel il Ruffo fa delle avances che vengono sdegnosamente rigettate dalla donna, mentre della Sanfelice è invaghito il capitano borbonico Baker, ma la nobildonna respinge le sue proposte perché il suo cuore è già impegnato con Leonida Ferri.

   Il re Ferdinando alla cura dello Stato, che lascia alla regina e ai ministri, preferisce la caccia e le donne. In un capitolo viene descritta la seduzione da parte del re, di una onesta ragazza calabrese, e viene aiutato in ciò dal menino Gennaro Rivelli. Il padre della ragazza oltraggiata, Tommaso, vuole vendicarsi dell’onta subita, tenta di uccidere il re con una schioppettata, ma non ci riesce, e il re lo fa sbranare dal sul mostruoso cane da guardia.

    Il Rivelli viene poi mandato dalla regina in missione a Vallo, città in cui è nato, a fare la spia. In questa città vive ancora il fratello prete Lorenzo ed una ragazza, Luisa di cui è invaghito Rivelli, ma che ama segretamente il prete. In seguito il menino sposa la ragazza che però, sempre innamorata, corrisposta del prete, lo tradisce. I due vogliono scappare, ma Rivelli scopre il tradimento e uccide con una coltellata la moglie.

   Verso la fine del 1798, la Corte borbonica, spaventata dall’imminente arrivo dei francesi a Napoli, effettua la fuga in Sicilia. Nel gennaio del 1799 i francesi, comandati da Championnet, occupano la capitale, dopo una dura guerriglia contro i lazzari della città che nei giorni precedenti si erano resi protagonisti di saccheggi persecuzioni nei confronti dei giacobini napoletani. E il 24 gennaio 1799 prende inizio la gloriosa Repubblica Partenopea. Con l’avvento di questa repubblica, fa ritorno in patria Leonida Ferri, fidanzato di Luigia e pure lui fervente fautore della libertà dal dispotismo borbonico. Leonida racconta a Luigia che nei suoi viaggi da esule è riuscito a ritrovare suo padre, prigioniero schiavo a Tangeri in Africa e che da lui è riuscito ad avere il consentimento per sposare lei Luigia. La madre di Luigia, la principessa Sanfelice, era contraria a tali nozze.

   Nello stesso mese di gennaio 1799, viene organizzata dai fratelli realisti Backer, una congiura, con rivolta popolare, da parte dei lazzari, contro la neonata Repubblica Partenopea. Questa rivolta fallisce, grazie all’intervento quasi involontario della Sanfelice, che viene avvertita dell’evento in arrivo, dal capitano Backer che, sempre innamorato di lei, tenta di salvarle la vita, in pericolo, dal probabile saccheggio dei lazzari rivoltosi.

   Il Ferri denuncia ciò che ha saputo dalla Sanfelice, al direttorio della repubblica, e la giovane diventa, contro la sua volontà, la salvatrice della Repubblica, la Madre della Patria. La congiura, grazie alla denuncia di Luigia, viene quindi sventata. I fratelli Backer vengono catturati e giustiziati.

  Nella piazza del Mercato si svolge poi la prima festa, e cioè l’incoronazione a Madre della Patria, della Sanfelice.

  Con la fucilazione del fratelli Backer, in pratica inizia la decadenza della Repubblica. La prima vittima è Leonida, che viene ucciso e decapitato, e la sua testa viene data alla Sanfelice, mentre era in una chiesa. Questo atroce fatto avviene nel giorno del giovedì santo di quell’anno 1799, ed è in pratica l’inizio dell’agonia della repubblica partenopea.

   Si arriva al tragico 13 giugno 1799, quando le orde sanfediste, comandate dal Ruffo, arrivano alle porte di Napoli. Fino al giorno 16 giugno ci sono nella città scene incredibili di saccheggi ed eccidi dei realisti a danno dei repubblicani.

   Il cardinale Ruffo, sempre invaghito della Pimentel Fonseca, promette alla donna la libertà e la salvezza sua e della Sanfelice, in cambio del suo amore; ma la nobildonna rifiuta ancora, e il Ruffo si vendica in maniera atroce di tal rifiuto: il 16 giugno fa arrestare la Sanfelice e portata nelle carceri di S. Maria Agnone. Stessa sorte anche per la Pimentel arrestata e prima di essere portata in carcere, il Ruffo la umilia facendola denudare per essere trascinata per le vie che la conducono in prigione. La prima donna ad essere giustiziata è la Pimentel, il 20 agosto 1799. Prima di lei Oronzio Massa il 14 agosto, fu la prima vittima della feroce reazione borbonica. Anche Luigia Sanfelice è condannata a morte, ma per sfuggire al supplizio finge di essere incinta. Viene visitata dall’egregio dottor Antonio Villari che conferma il mendacio. La regina va su tutte le furie, non crede a questa gravidanza, e la fa portare a Palermo per sottoporla a nuova visita, ma anche i medici siciliani, impietositi, confermano le parole del Villari. L’infame re Ferdinando gli rifiuta anche la grazia sovrana; la crudele regina pure aspetta l’uscita dei conti per vedere se la donzella è incinta per davvero. Passati i mesi della creduta gravidanza, la Sanfelice viene riportata a Napoli dove viene subito giustiziata. E il romanzo si conclude col suo supplizio e con le significative parole «Quel sangue sprizzò fino al trono di Dio, che maledisse ai tiranni della terra ed alla loro esecrata genìa».

                                                                                                                      ROSARIO MASTRIANI