UN ROMANZIERE SOCIALISTA A NAPOLI

   Il Mastriani è uno scrittore il cui nome può essere accostato a quello di Eugène Sue, di Saverio di Montepin, di Gaborian, di Ponson du Terrail, sebbene rimanga inferiore a costoro per valore letterario, e li superi d’altro canto per la fedeltà delle sue rappresentazioni realistiche e per la commozione sincera e ingenua con cui egli ci descrive le oscure e dolorose miserie del popolo.[1]

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   L’ispirazione dei suoi libri e costantemente generosa e morale; la sua musa era casta: rifuggiva dal sollecitare malvagie e basse curiosità.

   Risuonava in quei romanzi una continua protesta contro i vizi e le ingiustizie sociali e vi si leggevano frequenti intromesse filosofiche, politiche e scientifiche.

   Romanziere socialista..! Sì, egli vuole parlare al popolo, e ne vuole essere il grande educatore: ma «nessuna adulazione egli ha verso il popolo, presentato com’è nella sua rozzezza ed ignoranza e, spesso, nella sua abbiezza e perversità ».[2]

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   Parlò di socialismo in Mastriani, prima di Antonio Palermo, George Hèrelle che gli dedicò un interessante saggio uscito su «La Revue de Paris» nel 1894 intitolato  appunto Un romancier socialiste en Italie, nel quale il critico sottolinea il taglio politico ma non rivoluzionario del romanzo intriso di temi religiosi. Nel saggio di Hèrelle, il critico ha anche sottolineato l’indipendenza di Mastriani dai modelli francesi dei Miserabili di Hugo, accostandolo invece a Sue, Montepin, Ponson du Terrail, ma con un’attenzione maggiore al reale da parte di Mastriani, tipico del feuilleton.

   Si racconta anche che Herelle, prima di pubblicare il saggio, scrisse a Salvatore Di Giacomo per ottenere informazioni sullo scrittore da poco defunto. Di Giacomo rispose limitandosi a inserire nella busta un articolo scritto da Matilde Serao e una nota: «Le mando raccomandato, con la medesima posta, l’articolo della Serao su Mastriani. dunque ella già sa chi fosse questo scrittore: io non ho altro da aggiungere, se non che l’ho visto negli ultimi suoi giorni, in una casetta a Capodimonte, in completa miseria».[3]

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[1] Gustave Hèrelle Revue de Paris, giugno 1894.

[2] Gustave Hèrelle Revue de Paris, 15 luglio 1894. p.273

[3] Nota della studiosa Patrizia Noce Bottoni nel suo saggio «Il romanzo gotico di Francesco Mastriani».