DE SADE, MASTRIANI E L’ESERCITO DEGLI ESPOSTI

   In Italia sono registrate 23.230 persone con il cognome Esposito. Soltanto all’anagrafe di Napoli sono un esercito, oltre la metà del totale: 12.203. hanno tutti un padre putativo che potremmo considerare il primo della stirpe: Fabritio, aveva soltanto due anni quando fu registrato all’ospedale dell’Annunziata il primo giorno dell’anno 1623. Il rituale dell’imposizione del nome agli “esposti” conobbe soltanto un periodo di tregua di circa dieci anni, quando Murat paragonò quel cognome a un marchio d’infamia e dispose che i trovatelli abbandonati alla Ruota dell’Annunziata ricevessero un nome di fantasia. Poi, tornò tutto come prima. Furono molti gli scrittori a parlare della Ruota e, stranamente, il marchese De Sade, sempre pronto a muovere critiche, ne ebbe un’impressione favorevole. Anzi, ammise quasi di non aver parole per esprimere elogi a chi governava l’istituzione caritatevole dell’ Annunziata. «Vi esorto ad andare a vedere», addirittura esortò nel 1776 (Viaggio in Italia), «la cura singolare con la quale si trattano le vedove, gli orfani, i malati, gli incurabili, i trovatelli, i pazzi». Poi, entrando nel dettaglio dell’encomio, aggiunse: «Ciascun reparto è trattato con cura una attenzione perfetta, come se fosse l’unico del suo genere».

   Di tutt’altro parere, invece, molti anni più tardi, fu lo scrittore Francesco Mastriani – che sull’argomento scrisse anche un famoso romanzo (La Medea di Porta Medina, 1882) – in linea con Murat: «La Santa casa dell’Annunziata accoglie ogni anno un centinaio di bastardi d’ambo i sessi, a cui essa appone il comune nome di Esposito. Questo cognome è un suggello d’infamia marcata su l’intera vita di un uomo; è una punizione inflittagli per la colpa de’ suoi genitori. [1]

   Il biasimo di Mastriani per quest’uomo con il cognome Esposito (da esposto), che dovrà arrossire ogni volta che qualcuno lo pronunzierà, toccò anche l’intera discendenza:

   Da quanto tempo a’ trovatelli in Napoli si appicca, quasi a sempiterno ricordo, l’odioso aggiunto di Esposito? Da quando tempo questo cognome affratella in una numerosa famiglia tutt’i figli della colpa? E perché su la fronte dell’adultera madre non si stampa eziandio il marchio dell’adulterio? L’adulterio, l’impudicizia, il libertinaggio de’ genitori rimangono coperti, mentre la sventura de’ figliuoli è disvelata per sempre per urbem et orbem, la mercè di quella specie di bollo a secco del cognome Esposito sovrapposto alla fronte di un uomo. E quest’uomo dovrà arrossire ogni volta che appone il suo nome a pie’ di una carta, ogni volta che sentesi chiamare dove che sia, ogni volta infine che è costretto a pronunziare il suo nome e cognome. E i suoi figliuoli legittimi si chiameranno anche Esposito, perciocché è questo il cognome del genitore, e dovranno essi pure arrossendo trasmettere l’odiato appellativo a’ figli ed a’ nepoti, come una punizione d’una colpa che Dio avrà perdonata da cento anni e che la società si ostina a perseguitare inesorabilmente, non già su gli autori di questa colpa, da lei ignorati, ma su i loro discendenti di discendenti! [2]

                                                                           AGNESE PALUMBO e MAURIZIO PONTICELLO

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[1] FRANCESCO MASTRIANI, I vermi, Napoli, L. Gargiulo, 1867, vol. III. Parte Seconda, cap. II. «Le tarle», pag. 95.

[2] Ibidem, vol. III. Parte Seconda, cap. II. «Le tarle», pag. 96.