FATTI DIVERSI. 24 FEBBRAIO 1867

UNA SEPOLTA VIVA

   Ecco un nuovo fatto da aggiungersi a tanti altri per giustificare la necessità di riformare la colpevole leggerezza con la quale, in un gran numero di paesi, si dà sepoltura ai morti. Se una donna appartenente alle classi più elevate della società ha potuto essere vittima di sì spaventevole errore, quanti errori simili non sono più facili e non debbano essere più frequenti nelle famiglie povere?

   Ne’ primi di ottobre morì in Roma Amelia Barbieri, moglie del conte Bennicelli, con sospetti di cholera asiatico. Dopo grandioso funerale, il cadavere fu depositato al Campo Santo per essere poscia trasferito nella chiesa dei padri della Maddalena, allorché sarebbe stato pronto un monumento, che a tal uopo fu ordinato. Ultimato nei passati giorni, si scoperse il cadavere, e deplorabilmente, dalle tracce che presentava si ravvisò che quella infelice, quando fu incassata, non era morta. Le mani le aveva scomposte e morse dalla disperazione, il volto lacerato, i capelli disciolti e strappati, la cassa forzata ed i nervi contratti dalla violenza sostenuta. Quella infelice, già cagionevole di salute, era stata sorpresa di male repentino, e non dando più segni di vita, fu creduta morta, e, stante i sospetti contagiosi, allontanata con poca precauzione.

                                (Indipendente).

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UN CAVALIERE D’INDUSTRIA

   Da qualche tempo viveva in Milano un bell’uomo, di apparenze molto distinte, educatissimo ed elegantissimo.

   Chi fosse, d’onde venisse, che facesse, nessuno sapeva; solo appariva ch’egli spendeva largamente, e sciupava da gran signore. Aveva preso a pigione un appartamento nella casa Duroni in via Vittorio Emanuele, e l’aveva fatta ammobiliare con lusso.

   Non sappiamo come egli fu introdotto in parecchie rispettabili famiglie, ed anzi correvano voci di prossime nozze fra esso e la damigella P…, appartenente ad un’egregia famiglia milanese. Da due o tre giorni quel cavaliere scomparve… cioè non si vide più per Milano, né all’Hagy, né al Martini. E la ragione è semplicissima: egli è in carcere. Chi sia veramente desso è un mistero. In un luogo si spacciò per un medico Oriani, in un altro per un medico Gottardo; a Livorno, era conosciuto per un tal Bentham inglese; in altri luoghi, per un Jussuf Effendi, turco, o per un Osman Effendi. A Milano si qualificava anche per Enrico Galli. Fatto si è che egli aveva tentato una frode con cambiali false, per l’importo di oltre 20,000 lire, a Verona. Venuto a Milano credeva di passarla liscia fra noi; ma appena la questura ebbe comunicazione del fatto fiutò in quel messere ben poco di buono, lo riconobbe per tale, lo arrestò… e scoperse che era appunto l’individuo cercato dalla questura di Verona.

   Ora si sarebbe scoperto che quel sedicente dottor Gottardo è quello stesso individuo che nello scorso anno consumò una truffa a danno di una ditta a Livorno per oltre ottocento sterline, e che poscia, sotto il nome di Milanesi, consumò nel Levante ingenti frodi di danaro.

   Quanto alla sua origine ed all’esser suo, è ancora un mistero: ma si hanno dati da ritenerlo un individuo segnalato già da varie polizie d’Europa, come evaso dalle galere inglesi.

                                                                                                                                                               (Perseveranza)

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IL CARNEVALE A VENEZIA

   –. Togliamo al Rinnovamento di Venezia del 14 corrente:

   Alle ore 4 di ieri, un carro trionfale, tratto da 4 cavalli e preceduto dalla musica, movendo dai Giardini, passò sulla riva degli Schiavoni e in piazza fino alla torre dell’orologio. Era la mascherata dei Pulcinelli che faceva il suo solenne ingresso, e prendeva posto distinto fra le più belle del carnevale.

   Verso le 4, un bragozzo sbarcò in Piazzetta la celebre compagnia dei Napoletani, che, come avevamo annunciato, cannoneggiò d’aranci la piazzetta stessa. Oh quante canne rovinate! La mascherata si recò dal principe Amedeo che l’accolse con squisita cortesia.

   La sera poi in piazza fu un completo baccanale. Musiche da tutte le parti, fischi e sibili, schiamazzi, grida, risate, voci alti e foche e suon di man con elle.

   Oltre ad una infinità di maschere di ogni sorta e di ogni costume, alcune delle quali spiritosissime, oltre alle compagnie dei Napoletani e dei Pulcinelli, vi era quella dei Tati, degli scienziati con musica in testa, dei matti, dei gobbi, dei dottori ecc.

   Il brio e l’allegria si prorogarono fino alle più tardi ore della notte. Basti il dire che quando suonava mezzanotte, in piazza si camminava a stento per la gran folla.

   I vecchi dicono che dal 40 in qua non vi fu un carnevale più splendido; i forestieri che mai han veduto uno spettacolo simile; e noi vogliamo che si calcoli da questa mania veneziana per divertimenti, quanto grande fu il nostro sacrifizio allorché abbiamo dovuto dimenticarci del carnevale per tanti anni.

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SUICIDO DI UN MILIONARIO

, La celebre villa del Galeotto presso Lecco, dove ebbe i natali l’illustre Manzoni, è stata ieri mattina contaminata da un sanguinoso avvenimento. Il signor Gerolamo Scola, attuale proprietario di quel palazzo, uomo di sfondate fortuna, si suicidava sparandosi un colpo di pistola nella testa.

   Questo suicidio, ci scrivono, ha prodotto una grande sensazione congiunta a sorprese; perché quell’uomo si sarebbe detto l’immagine della felicità terrena. Eppure, quale fu la causa che lo trasse al disperato proposito?

   La smania insaziabile dell’oro. Pare che avendo irremissibilmente perduto un piccolo capitale, tanto si accorasse da essere invaso dalla fatale monomania.

   Per dimostrarvi, aggiunge il corrispondente, per dimostrarvi il suo stato, basti il dirvi che oggi l’autorità giudiziaria, procedendo alle pratiche del caso, rinvenne nella di lui cassa forte la somma di oltre 200,000 in effettivo denaro, nonché una quantità di valori in carta ed altri documenti che attestano la ricchezza di quell’uomo estremamente avaro.

   Ecco che gli estremi si toccano!

   L’eccessiva miseria, come la sfondata ricchezza, sono entrambi incentivi al suicidio!

                                   (Secolo)

                                                     FRANCESCO MASTRIANI