IL 1866

   Il 1866 ci leva l’incomodo. Buon viaggio, perfido 1866, buon viaggio! Tra due altri giorni tu più non sarai che il sogno imbrogliato di un febbricitante o di un ebbro. Va, o traditore, va a rendere conto delle opere tue alla storia.

   A somiglianza degli antichi Egizi che, pria di dar sepoltura agli estinti, ne disponevano la bara su le sponde del Nilo, e indi convocavano i più anziani e i più probi cittadini perché dessero il loro giudizio su la buona o mala vita del trapassato, noi vogliamo giudicarti o 66, pria che tu precipiti nel regno delle larve.

   Che cosa hai tu fatto, o 66?

   Ci regalasti la guerra, la carta-moneta, il cholera e il caro de’viveri.

   Vanne, o 66, tu sei indegno di essere appartenuto al secolo decimonono; tu dovresti vergognare di esser nato, cresciuto e crepato nel secolo de’lumi; e, più di tutto, dovresti arrossare di appartenere all’Era Cristiana. Va, d’ora in poi i popoli civili sdegneranno di nominarti 1866, e ti chiameranno invece, col nome dell’Egira ottomana, 1282. Sì, tu sei turco e non cristiano, perocchè tu non hai adempito a nessuno de’precetti della legge di Cristo.

   Noi avevamo sete, e tu non hai fatto altro che levarci l’umido; noi eravamo senza tetto, e tu, a guisa di tutt’i parassiti, ti sedesti al banchetto del ricco del ricco crapulone, e desti la mano agli usurai proprietarii che triplicarono il prezzo delle prigioni.

   Vanne, o 66; la tua gloria maggiore fu l’invenzione de’chignons. Vanne; le cinquantamila zitelle napolitane ti maledicono perché tu non ne hai maritata neppure una; gli ammogliati e i padri di famiglia ti maledicono perché tu rendesti problematica l’esistenza; i medici ti maledicono perché tu hai fatto una necessità della continenza, che è la loro precipua nemica; i pigionali ti maledicono perché non hai fatto avvenire un terremoto che facesse precipitar giù tutte le case, ad majorem Dei gloriam; i borbonici, i frati, le monache, i clericali di ogni sorta ti maledicono perché tu hai recato il compimento della Convenzione del 15 Settembre: tutti insomma ti maledicono per le loro particolari ragioni; ed io poi ti maledico più che tutti, perché ho dovuto perdere tempo a tesserti questo funebre elogio.

                                                                                                            FRANCESCO MASTRIANI