LETTERA DEL COMM. PADIGLIONE

      Egregio e cortese Sig. Mastriani.

   I parecchi nuovi lavori giuntimi di questi giorni dalle Provincie Italiane non che dalla Francia mi danno argomento ad intrattenermi al solito con voi sul valore degli stessi. E lo farò assai brevemente.

   L’egregio Sig. Francesco di Francia – Papardo, autore di graziosi versi, pigliando occasione del ristabilimento dell’antica Accademia Florimontana degli Invogliati di Monteleone, una delle illustri città delle provincie Meridionali d’Italia, che Giulio Cesare volle amica ed immune da ogni peso, pubblica un’Ode, che trovo piena di maschi concetti, che rivelano l’adorno e robusto ingegno dello stesso autore, il quale dettò i primi quattro canti sulla Grecia liberata, poema veramente degno d’ammirazione e che spero voglia presto essere continuato dall’egregio scrittore.

   Il Sig. Nicola Perla mi invia alcune epigrafi funerarie in morte di Raffaele Lucarelli di Aversa, che ricorda antiche memorie normanne. Il Lucarelli si rese benemerito del suo paese, e le epigrafi del Perla raccomandano degnamente il suo nome, degne pur esse della lettura degli amatori delle buone lettere per meriti non comuni, che racchiudono. Son esse dedicate al Cav. Carlo De Ferrariis, nostro gentile poeta.

   Si è di recente pubblicata in Como dal prof. Giuseppe Brambilla la traduzione latina dei troppo noti versi del Foscolo I Sepolcri, carme giustamente pregiato dagli italiani e dagli esteri per l’amore agli illustri estinti e per la novità delle immagini e sublimi sentenze, che vi profuse il grande italiano, di cui ora Venezia reclama al britannico parlamento le nude ossa. Il Brambilla è latinista insigne, già noto per le dotte e forbite prolusioni e per altri lavori nella classica lingua del Lazio, come eziandio è noto il suo nome per altri scritti italiani.

   Lo Stato e la Chiesa: è questo il titolo di un’opera filosofica-politica del Sig. Lorenzo De Luca, concepita veramente con buon intendimento logico e con non comune criterio. L’autore emette giudiziose e franche idee sull’ordinamento civile dello Stato e le sue relazioni con la  chiesa. Il libro è scritto prima dell’ultima guerra; ma l’autore, come appare dall’opera, aveva già preconizzato il felice esito della stessa; l’affrancamento, cioè, delle Venete Province. Quel che mi piace nell’opera è, che l’autore rivela francamente il suo modo di pensare, dicendo libere e giuste verità al governo ed alla nazione, combattendo gli errori dell’uno e le grida immodeste dell’altra. Il libro è scritto con una forma bastantemente purgata, serbando nel suo argomentare con buona sintesi la esposizione delle idee. L’opera va dedicata al sig. Cav. Marco Andrea Papi di Marsiglia, conosciuto nelle scuole per i suoi lavori nell’arte calligrafica e al sua importanza.

   Da Parigi ò ricevuto un libro di giusta mole, col titolo Mèmoires sur Garibaldi, opera del Sig. Turpin de Sansay. In esso il chiaro scrittore mostra amore all’Italia, alla sua libertà, alla sua grandezza morale, al suo avvenire. Dello stesso autore mi è pur giunto un volumetto, che narra della vita e delle opere di Voltaire. Io l’ho letto e trovo che lo scrittore parla in assai acconcio modo di quel Voltaire tanto diversamente giudicato, secondo l’indole e le condizioni sociali dei suoi giudici, ed a cui non può negarsi da ogni dotto uomo l’estensione e la potenza di un vasto intelletto e di uno spirito risplendente.

   Mi è di questi giorni medesimi pur pervenuto una dissertazione sul colera del comm. Fenicia. Di essa non porterò nessun giudizio: desidererei però che i medici se la studiassero ben bene, garantendo la buona gente che applicandosi le teorie di detto libro niuno più morrebbe di colera! E non vi par questo un dono piovutoci dal cielo?

   Innanzi di prender commiato da voi piacemi darvi la seguente notizia, la quale se non è bibliografica, à nondimeno molto interesse per coloro che amano le arti ceramiche. Il benemerito Sig. Concenzio Rosa à istituito nella piccola Città di Castelli nel Teramano la Società Ceramica Italiana intenta a richiamare a novella vita le Figuline e le Maioliche Castellane, che già nei secoli passati si ebbero i Grue i Gentili ed altri a cultori indefessi e felici. Su questa scuola scrissero il Rosa e il Cherubini ed il Commend. Diego Bonghi, cui Castelli, con unanime deliberazione decurionale, il dì 8 luglio del 1856, chiamava a suo cittadino di onore. Il quale ultimo, adoperando ogni cura e danaro, fece acquisto di detti lavori, per modo che formonne in sua casa una notevole collezione, ammirata dai forestieri, che vengono nelle nostre contrade. Sarebbe quindi desiderabile che per non andare dispersa, venisse nel nostro Museo accolta e conservata alla posterità. Non altro per ora. conservatemi la vostra benevolenza e credetemi con la solita stima ed affetto.

                                                                           Vostro Obb.

                                                                  Commend. CARLO PADIGLIONE

                   FRANCESCO MASTRIANI