L’EUROPA E LA DONNA

   Pubblichiamo con piacere il seguente articolo del colto giovine siciliano Giuseppe Antinoro:

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   Mentre i vecchi tempi della oppressione teocratica si vanno cambiando coi secoli, ed il diritto della forza prende altre forme, l’arte immorale del monopolio politico si arresta e resiste al movimento sociale; il quale si avanza a gran passi sul terreno delle idee, per cancellare le barbare teorie del dispotismo dal codice di tutte le nazioni della terra!

   Un anno non è ancor trascorso che la terra fu scossa potentemente dal grido di guerra, e l’Europa risente già un’altra volta il rimbombo strepitoso delle armi – Ma l’Europa fortunatamente cammina nel progresso, e questo insegna che la guerra precipita – la pace ristora.

   Bando agli equivoci ed alle deboli professioni di partiti, che a nulla rispondono se non accrescere nuovi allori alla forza. Il partito che dovrebbe abbracciare i popoli per sollevare la loro posizione sociale dall’avvilimento profondo della schiavitù, è quello dell’umanità sotto il vessillo del dovere e della fratellanza – Più oltre vi ha la tomba e l’abisso.

   E la politica di concentramento dovrà finire per sempre. Gli uomini di tutte le razze del mondo sono fatti per amarsi e per intendersi scambievolmente nei loro forti propositi, per scambiarsi mutuamente i diversi benefici che loro sono stati partitamente elargiti dalla natura, e vivere in buono accordo come fratelli, senza tener conto dei fiumi e delle montagne che li separano.

   Ma una terribile atmosfera di piombo pesa ancora sui popoli, per potersi lusingare di venire a questa importante soluzione di principii, senza prima rovesciare le barriere che tuttavia si frappongono tra la libertà e il dispotismo, tra la forza e il diritto. L’interesse sociale essendo stato trascurato finora, l’Europa si è semplicemente occupata della quistione politica, perché credeva ottenere da quest’ultima il libero svolgimento del lavoro e quindi uno dei più grandi mezzi per avanzare l’uomo nella perfezione della scienza. Sventuratamente i fatti non hanno mai corrisposto alla generale aspettazione dei popoli, che sono stati sempre ingannati o delusi; ed ecco che la quistione sociale, assordata pel passato dall’artificioso rumore delle guerre, si presenta maestosa sul povero tappeto degli operai di tutte le contrade del mondo, contrapponendo la sue vergine bandiera dell’avvenire alla forza brutale delle bajonette. Essa dice – la giustizia mi sostiene – la libertà m’incoraggia – e cammina cammina nella via del miglioramento umano!

   Le pubbliche e segrete associazioni internazionali e la propaganda delle idee per mezzo della stampa, sono le armi di cui essa si serve per aprirsi il cammino in mezzo ai nemici – Sappiamo che sono già cominciate – Ma noi facendo plauso agli onesti operai del pensiero, che si affaticano generosamente a sollevare la quistione a quell’altezza, che si conviene ad una causa così grande, non possiamo però darci pace perché il più nobile elemento della società dovrà restare indietro all’impresa, trincerandosi neutrale sul terreno della inerzia, come cosa che per nessun motivo gli appartenga – Vogliamo dire, la donna – Questa nobile creatura, dotata d’una sagacia meravigliosa e di una straordinaria inclinazione pel bene, pari agli affetti del suo cuore, accompagna l’uomo in tutto il cammin della vita, ne divide la buona come la cattiva fortuna, alleviandogli i dolori della vecchiaia; e poi si lascia in disparte senza neppure interessarla ai grandi combattimenti oratori, che trattano la sorte delle masse; dove la sua presenza, elettrizzando gli animi allo splendore della vita, potrebbe offrire una grande opportunità di sentimenti al più eloquente oratore o al più infaticabile difensore della libertà. Una volta essa incoronava i vincitori dei tornei, ed il suo nome veniva spesso innalzato a grido di gioia nelle battaglie. Oggi che la guerra si è portata sul campo della discussione, non potrebbe nello stesso modo di prima coronare gli oratori che si distinguono nel perorare la causa dell’umanità? No – nella stessa guisa che la civiltà si trasforma e s’innalza, così il predominio della donna deve pure trasformarsi ed innalzarsi – ma annichilirsi giammai!

   La missione della donna è ben più grande di quella che volgarmente non vien calcolata e pesata – Senza fermarci sul tema della sua immensa tenerezza per l’uomo, noi ricordiamo solo ch’essa giunta al grado di madre deve educare scrupolosamente i bambini mano mano che crescono; e deve educarli al culto della moralità e dei principî, che fanno poi il vero uomo del popolo – e questi principî e questa moralità certo non si possono insegnare se prima non si conoscono.

   Quindi si chiami la donna all’esercizio dei propri doveri sociali, e l’uomo avrà una compagna fedele e costante nella grande impresa della rigenerazione universale…

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                                        FRANCESCO MASTRIANI