ALL’UNA DOPO MEZZANOTTE

 

 

   In una stanza elegantemente addobbata d’una casa in via Nardones, un giovine di bell’aspetto, coverto da ricca veste da camera tutta foderata di peli, stavasi appoggiato col capo sulle mani, e coi gomiti sovra un deschetto a tre piedi.

   Le due sfere d’un magnifico orologio da tavolino si erano incontrate sulla cifra 12, dando termine ad un tristo, e tenebroso giorno che passava trascinando seco 27 anni di palpiti, di speranze, e di timori.

   Carlo (così nomavasi quel giovine) trasalì allo scocco di quella mezzanotte; e senza saper perché, gli occhi di lui brillarono di gioia, e la sua fronte s’illuminò di un raggio di nobile fierezza.

   Sul deschetto erano sparse varie bottiglie di sciampagna i cui turaccioli aveano un istante toccato il cielo della stanza, e poscia caduti erano nel più oscuro angolo d’essa a somiglianza di certe meteore ministeriali che testé abbiam vedute rifulgere e sparire. Parecchi bicchieri conici si vedeano sparsi sulla tavola e molti giornali, su tutt’i quali immodestamente stavasi spiegato il lume a gas, e propriamente quello di venerdì 21 gennaio. Ci viene assicurato che questo numero del nostro giornaletto rattrovavasi in quella stessa sera su altra tavola molto più alta ed importante di quella di Carlo.

   Tutto in quella stanza rivelava il disordine che tien dietro ad una piccola orgia di giovinotti scapoli. Ed infatti, da mezz’ora soltanto eransi ritirati gli ordinari amici di Carlo, lasciando costui in preda della sua ardente fantasia, che in quella sera veniva maggiormente balestrata da’ vapori dello sciampagna, e da una certa conversazione politica di tre ore; e che politica!

   Poco stante, questo giovine trattosi nella sua camera da letto, si appressava a svestirsi per riposare, quando il campanello della sua porta diè un flebile suono. Carlo restò immobile! Chi poteva mai turbarlo a quell’ora? Un orrendo pensiero si affacciò tosto alla sua mente

   ‒ Ci sono, disse tra se, doveva pure aspettarmelo; me lo avean prevenuto; vengono certamente per arrestarmi; questa è senza dubbio gente di polizia… Coraggio.

   Carlo andò ad aprire; dappoichè egli era solo. Un domestico che lo serviva, erasi la stessa mattina congedato da lui per certe voci che correvano sul conto del suo padrone, e che non erano affatto rassicuranti per chiunque trovavasi in quella casa.

   E Carlo non si era ingannato ne’ suoi timori. Un uomo della polizia si era presentato; ma quest’uomo era il padre di Carlo. 

   ‒ Voi, mio padre! a quest’ora!

   ‒ Sì, son io, son tuo padre, sciagurato.

   E ciò dicendo, gettava sovra una sedia il mantello da cui era coperto.

   ‒ Ho veduto uscire i tuoi compagni dal tuo palazzo; essi sono stati arrestati!…

   ‒ Arrestati!

   ‒ Sì, sconsigliato figlio, sono stati arrestati! e senza di me che ho sviato i passi della polizia, a quest’ora avrebbero preso anche te. Ma io non sono però sicuro;… bisogna che tu pensi a salvarti, a fuggire,… a disertare da qui.

   ‒ E dove fuggire?

   ‒ In quella casa che non avresti dovuto giammai abbandonare, in casa di tuo padre.

   ‒ Non ci verrò, padre mio; ho giurato di non mettere il piede in quell’abitazione, dove pose il piede un D…

   ‒ Ma pure è d’uopo che ti salvi.

   ‒ La mia coscienza mi salva dappertutto, padre mio; avvenga di me quello che Dio vuole, ma ho risoluto di non uscire di qui.

   ‒ Ma pensa che a momenti potrebbero venire…

   Il campanello suonò con violenza. Carlo impallidì; suo padre, per involontario movimento, fece un passo come per nascondersi.

   ‒ Gran Dio! eccoli… Salvati, figlio mio, o sei morto, se sapessi!… Corri, vola, nasconditi in qualche luogo…

   Ma Carlo invece di fuggire e di nascondersi, andava tranquillamente ad aprir la porta.

   Il padre si era nascosto dietro un paravento, e tremava.

   Un bacio, ed un grido di gioia si fecero udire nella stanza contigua.

   ‒ Luigi, possibile! a che ritorni? Non sei stato arrestato!

   ‒ Grazie sien rese a Dio! Oh gioia! oh giorno di domani! Oh 29 gennaio!

   ‒ Ma che hai saputo?

   ‒ Tutto… domani risuonerà la gran parola; e Ferdinando II. la pronunzierà egli stesso!

   ‒ Dio! e sarà vero!

   ‒ Sì, la giornata del 29 gennaio è già cominciata, perché ora è l’una dopo mezzanotte: la prima ora della costituzione ho voluta passarla in tua compagnia.

   ‒ E colui? E quel maled…

   ‒ Silenzio… egli è morto per noi.

   I due amici si abbracciarono ebbri di gioia, tornarono di bel nuovo su i baci e piansero lungo tempo nelle braccia l’uno dell’altro.

   Il padre di Carlo era stato testimone non veduto di questa scena.

   Quando Luigi fu partito, Carlo si avvicinò a suo padre che era restato quasi cadavere per l’inaspettata notizia, e gli disse sorridendo:

   ‒ Ora spetta a me di salvarvi, padre mio; e vi offro la mia casa; voi non uscirete di qui, che quando crederò cessato ogni pericolo per voi.

                                                                                                                              FRANCESCO MASTRIANI

   Fu pubblicato sul giornale Il Lume a Gas il 24 febbraio 1848

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    Lo stesso racconto lo ritroviamo nel romanzo I vermi, Napoli, L.Gargiulo, 1867, nel vol.VII, cap.VI ” I falsificatori di monete” alle pagine 74-75-76-77 e 78. In questo racconto viene evidenziato il nome del padre di Carlo, che è Rodrigo Rodriguez, e viene specificato chi si cela dietro alla lettera D…: il terribile direttore di polizia Delcarretto.