AMENITÀ

   Una giovane per motivi di gelosia si disgustò col suo innamorato ch’era calvo; e quando furono al punto di restituirsi i vicendevoli pegni di amore che s’eran dati, ella gli disse: ‒ Ciò che v’è di buono in questa faccenda è che da parte mia non ho vostri capelli da restituire.

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   Una bella donna, il cui marito era interessato nelle forniture dell’armata, riuniva in sua casa molti eleganti giovani, tra’ quali novera vasi un alto funzionario del Ministero della guerra. Costui, facendosi forte della sua influenza negl’interessi fiscali, davasi molta importanza e non di rado prendevasi qualche libertà, che non andava troppo a sangue alla giovane signora. Avvenne un giorno che il nostro importante burocratico, collocatosi dietro la poltrona ov’ella stavasi abbandonata, si permetteva senza alcun riguardo lanciare lascivi ed insolenti sguardi sul bianchissimo collo di lei. Allora fu che essa colpendo si propizia occasione, girò il capo verso di lui, e con la miglior grazia e gentilezza del mondo gli disse: ‒ Signore, mi fareste cosa grata se vi allontanaste da questo posto: certo non ignorate che noi altri provveditori amiamo che non si guardi tanto da vicino.»

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   Non ha guari un signore domandava ad un cozzone un cavallo di tale perfezione che era impossibile rinvenirlo in alcuna scuderia. Allora il sensale non potendo più soffrire la petulanza di lui, gli presentò un cavallo e una giumenta, e gli disse ‒ Signore, prendete questi due animali, e fatevi fare un cavallo come voi desiderate.