AMENITÀ (DAL FRANCESE)

   In una piccola città della Normandia era un giudice di pessimo odore, che quasi tutti ritenevano per un gran ladro. Un giorno andò a mangiare in un’osteria; e fattosi venire avanti il garzone gli disse: ‒ Portatemi delle anitre di fiume – Il trattore gli rispose che non ne era ancora la stagione. ‒ Come! disse il giudice. Non sono due giorni che ne ho veduta una compagnia di due dozzine che volavano. ‒ Potrebbe darsi, soggiunse l’oste, ma sapete bene che non tutti qui volent possono esser presi.

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   Un sensale di cavalli vendendo un cavallo, disse al compratore. ‒ Signore, fatelo vedere, io ve lo garantisco. Essendo cieco il cavallo, il compratore voleva obbligare il sensale a riprenderlo poiché l’avea ingannato – Niente affatto, ripose il mercante, io anzi v’ho avvertito di farlo vedere, e che ve lo avrei garentito.

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   Un buffone colpevole verso il suo sovrano fu condannato a morte. Egli si prostrò ai piedi del principe per chiedergli la grazia – La sola grazia ch’io possa farti, gli rispose il monarca, è di lasciarti la scelta del supplizio. ‒ Dì, di che morte vuoi tu morire? ‒ Di vecchiezza, Sire, rispose il buffone.

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   Un presidente del Tribunale di Bordeaux, andò a far visita a Beautru. Il servo corre ad avvertire il padrone. ‒ Come! gridò Beartu, tu hai detto a questo importuno ch’io era in casa? Son perduto, va tosto a dirgli ch’io sono gravemente ammalato. Il presidente insiste ‒ non può essere, disse al valletto, io ho veduto ieri il tuo padrone in perfetta salute. Digli che vorrei tastargli il polso per conoscere il suo male – Il servo riporta al padrone la risposta del presidente – Digli che sono in punto di morte – Ha detto che vuole darvi l’ultimo addio – Digli che son morto – Il servo tutto contristato reca questa nuova al presidente, il quale alzando gli occhi al cielo dice: ‒ ebbene, giacchè ho da separarmene per sempre, voglio dargli un po’d’acqua benedetta – Il servo riporta le sue parole ‒ Come, esclama Beautru, insiste ancora?… Digli allora che il diavolo m’è venuto a prendere e m’ha trascinato seco all’inferno.

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   Duclos era andato a bagnarsi nella Senna. Una graziosa damina passa in elegante carrozza. Il cocchiere non essendosi accorto d’un gran fosso, presso la riva del fiume, vi precipita con la carrozza e colla dama. Duclos, commosso, si leva, nudo come era, e si avvicina alla dama. Signora, le disse, porgendole la mano per aiutarla a levarsi, io non ho guanti… perdonerete alla mia inciviltà.

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   Una dama confessandosi s’accusò di mettersi  del rosso sul viso. Il confessore le domandò quale ne era lo scopo. Ella gli rispose che se ne serviva per abbellirsi – Ma vi rende davvero più bella codesto  belletto, le domandò il confessore. Credo di sì – rispose la donna. Allora il confessore tratta la signora dal confessionale, portatala a luce, e osservato ben bene il suo volto, le rispose – Ebbene, signore, vi consiglio di mettervene in maggior quantità, perché siete ancora bastantemente brutta.

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                                                                 FRANCESCO MASTRIANI