BRIGANTAGGIO E ALLOCUZIONE DEL PAPA

   La settimana è stata scarsa in avvenimenti; lo ha fatto a bella posta perché sapeva che avremmo bisogno di materia da riempire queste colonne. Siamo andati spigolando nelle cronache di tutt’i giornali che si pubblicano in Napoli; e non abbiamo trovato niente, assolutamente niente di saporoso d’interessante, di palpitante. Tutti più o meno ci parlano di briganti; e ci fanno sapere che un brigante Altobelli si presentò in Sora; e che altri due di questi galantuomini nomati Giuseppe Jacovelli ed Ignazio Pelosi si presentarono al delegato di Venafro. Narrano pure che i due famosi briganti Ingioniolo e Saponaro furono uccisi dal guardaboschi al servigio del Sindaco Spada nelle vicinanze di Vaglia in Basilicata. Ed altri casi consimili di arresti, di fucilazioni e di presentazioni si leggono ne’fatti diversi delle nostre effemeridi. Ma sono ormai sei anni che ci stiamo divertendo con queste cronache del brigantaggio; e non crediamo che la finiremo per ora con questi mozzorecchi campioni della religione e del trono, fintantoché il temporale non si sarà allontanato da Roma. A proposito di temporale, che cosa ne dite dell’ultima allocuzione di Mastai-Ferretti? Non sappiamo comprendere come un uomo, e aggiungi un vecchio, il quale dovrebbe dare pel primo l’esempio cristiano della rinunzia a tutti i beni della terra, si ostini tanto a ritener sul capo una corona di cartone che ormai vacilla e minaccia di cadere ad ogni fiato di vento. Scommettiamo che il buon vecchio ha preso davvero sul serio la protezione spagnuola.

   Ma questi sono affari di gabinetto; e a noi, semplici mortali inoculati e rubricati alla municipalità, non lice ficcare il naso ne’gabinetti.

   Questa ultima allocuzione non fa torto alle altre. Sono sempre le stesse omelie, le stesse maledizioni all’Italia ed alle leggi più consoni alla moderna civiltà. Paragonate al linguaggio di Pio col linguaggio del Cristo, di cui egli dicesi rappresentante su la terra; e dite se ci è in quello un’ombra dello spirito di fraternità, di concordia, di dolce persuasione, di ardente amore degli uomini, di cui dovrebbero essere rivestite le parole del supremo reggitore della Chiesa. Sembra incredibile che la esosa teocrazia romana non abbia transatto di una linea de’suoi principi di dominio assoluto su le anime e su i corpi.

   È il medio evo che sorge in piena civiltà del secolo decimo nono a maledire a tutt’i progressi dell’umanità: è ancora la voce di Gregori VII, di Paolo IV, che risuona sotto le volte del Vaticano a spaurare le atterrite coscienze. Ma i secoli non passarono indarno; ed al ridicolo Non possumus il mondo cristiano e civile risponde: Regnum tuum non est de hoc mundo!

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                          FRANCESCO MASTRIANI