CHE COSA PRODUCE L’EREDITÀ

   Il Peroni era il terzo figliuolo maschio di Eugenio Peroni, ricco industriale di Messina, che aveva ammassato con le sue industrie e col prestare denaro a scandalose usure, diversi milioncini.

   A proposito di milioncini, ci si permetta una brevissima digressione.

   Il nostro amatissimo e non mai abbastanza rimpianto genitore Francesco, nei suoi centosette romanzi, e segnatamente in quelli della seconda epoca – improntati alla scuola del verismo – ha avuto sempre in mira costante di far risaltare questo assioma, cioè non essere possibile ammassare milioni senza chiudere ermeticamente il cuore ad ogni sentimento gentile ed umanitario.

   È impossibile – sostiene sempre nostro padre – assolutamente impossibile ammassare ricchezze con l’onesto lavoro: il ricco o è ladro o è figlio di ladro – dice lui, e noi aggiungiamo: quando non sia l’uno e l’altro.

   Acerrimo nemico della eredità, che condanna l’uomo all’ozio, mentre ogni padre onesto dovrebbe inculcare nei proprii figliuoli l’amore al lavoro e la necessità di procacciarsi il pane col sudore della propria fronte, nostro padre ha gridato l’anatema addosso a tutti coloro, che senza alcuna fatica al mondo, si sono visti piovere dal cielo (o meglio dall’inferno) i milioni, nei quali hanno gavazzato, in barba agli antenati loro, senza mai volgere uno sguardo di compassione allo interminabile esercito degli affamati.

   Ha scagliato i suoi fulmini più terribili contro i proprietarii, i quali, sol perché possessori di quattro pietre, non sono mai sazii di aumentare ogni anno la pigione, riversando su i poveri inquilini tutte le tasse che il governo impone loro.

   E come si fa a dargli torto?

   Il ricco è senza cuore, perché se avesse cuore non sarebbe ricco.

   Se il ricco seguisse i dettami del vangelo, cesserebbe di essere tale; ma nessuno di questi signori sa rinunziare alla benché minima parte di quanto ha ereditato, per tergere le lagrime di tanti sventurati e per attutire la fame di tanti infelici.

   Opiniamo pertanto, sebbene seguaci delle opinioni paterne, che le eccezioni si trovino anche tra i ricchi, però a condizione di pensare prima alla propria pancia e lautamente.

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                             FILIPPO MASTRIANI

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  FILIPPO MASTRIANI nacque a Napoli il 16 Novembre del 1848 da Francesco e Concetta Mastriani. Fu l’unico a sopravvivere al padre, dal momento che i fratelli Adolfo, Sofia e Edmondo scomparvero prematuramente, Filippo invece convolò a nozze ben due volte ed ebbe sei figli: Sofia, Bianca, che morì nel primo anno di vita, Marta, Adolfo-Gaetano ed Emilio. Seguendo le orme del padre, anche Filippo fu scrittore. Il quadernetto autografo intitolato I Mastriani, conservato nella sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli, dono di suo figlio Emilio Mastriani, fissa la scomparsa di Filippo al 9 Marzo 1919.