COMMENTO

   Questo romanzo è stato il primo che Francesco Mastriani ha pubblicato dopo l’Unità d’Italia, infatti uscì alla fine dell’anno 1862, ma è probabile che lo scrittore lo abbia scritto prima; nell’ elenco autografo dei suoi romanzi, e datato 1860; per cui fu, come annotò l’autore in una sua prefazione, «scritto con liberi sensi» [1], cioè senza doversi preoccupare della censura borbonica.

   Per tal motivo in questo libro non mancano, nei diversi riferimenti storici, alcune critiche: «Ma pur questa volta le libertà napolitane non durarono che pochi mesi. Cadde la costituzione sotto le armi austriache, sempre pronte a’danni degli italiani. Le forche, le carceri, le torture, le fruste (novello trovato del ’21) disfecero le più nobili vite di onorandi cittadini; ed a stento il deputato Folco Dionigi, il figliuolo dell’impiccato del ’99, potè salvarsi dall’ira della polizia di Canosa, imbarcandosi su un legno inglese che veleggiava per Costantinopoli». [2]

   Da giovane Folco Donigi era entrato la politica; gli venne addirittura affidata una importante missione diplomatica: «Non gli fu difficile, la mercè della cooperazione de’Comitati di Lione, ottenere l’accesso presso il grande uomo, che reggeva in Francia le sorti della repubblica. La lettera del Generale… fu consegnata da Folco nelle proprie mani di Napoleone». [3]

   L’aver conosciuto Folco Donigi il prof. Antonio Villari, personaggio realmente vissuto nel periodo glorioso della Repubblica Partenopea, e che fu il suo primo tutore dopo la morte del padre che fu afforcato nella reazione borbonica del 1799, fa pensare che parte del romanzo non è solo frutto della fantasia dello scrittore.

   Del medico Antonio Villari è riportata il coraggioso battibecco che ebbe con uno dei Consiglieri della feroce Giunta di Stato, Antonio Speciale, il quale disse con aria di trionfo al Villari: «Avete visto, caro Dottore, se la Sanfelice era gravida? Io avea ben ragione di non aggiustarvi fede. E il medico, sorridendo, così gli rispose: ‒ Consigliere, ascoltate. Se vi ha persona che meriti la forca, senza dubbio, siete voi. Pur se foste condannato a morte ed allegaste di esser gravido, direi che lo siete». [4] .

   Di Dionigi cita anche un suo scritto scientifico sulla tisichezza polmonare: «Folco Dionigi scrisse giorno per giorno le sue osservazioni su questa cura maravigliosa ottenuta co’mezzi più semplici e naturali; ne formò una memoria per l’Accademia delle scienze di Parigi, che fu molto discussa ed elogiata da quel dotto collegio. Questa memoria porta il titolo di Guerison de la phthisie pulmonaire par le simples ressources de la natureMemoire du D. Folco Dionigi, de Naples». [5]

   Della tisichezza polmonare interessanti le parole del medico filosofo Domenico Cirillo «che la tirannide immolava alla sua esosa vendetta». [6].

   Un intero capitolo è dedicato gran parte alla descrizione della tubercolosi e, appunto al sistema curativo adottato dal materialista medico. [7]

   Il romanzo si può considerare anche di genere giallo in quanto il protagonista Folco, realizza il delitto perfetto per liberarsi della moglie, che era diventata un ostacolo alla sua passione per una giovane donna.

   Si può fare accostamento col film di Marcello Mastroianni Divorzio all’italiana, dove pure in questo caso, un uomo ricorre al delitto perfetto per liberarsi della moglie.

   Romanzo narrativo, dalla trama abbastanza semplice, una tragica storia d’amore con appendice di delitto; ma romanzo anche descrittivo in quanto viene affrontato in maniera abbastanza ampia, il tema della malattia tubercolotica; che all’epoca della storia era una malattia incurabile. Bisogna anche notare l’accostamento dell’ateismo del protagonista, con l’incrollabile fede dell’autore Francesco Mastriani. E alla fine è proprio la fede a vincere sul materialismo di Folco, che diventa frate, ma notevole è anche la conversione della giovane Neftali che abiura la sua religione, il giudaismo e si converte al cristianesimo.

                                                                                                                  ROSARIO MASTRIANI

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[1] Francesco Mastriani, Sotto altro cielo, Napoli, Gennaro Salvati, senza anno di pubblicazione, nella«Prefazione dell’Autore».

[2] Francesco Mastriani, Il materialista, Napoli, Giosuè Rondinella Editore, 1876, Parte Seconda, vol. II. cap.XI. «Il viaggio di Folco», pag.22.

[3] Ivi, Parte Seconda, vol. I. cap.V. «La ruota di fortuna», pag. 96.

[4] Ivi, Parte Seconda, vol. I. cap.IV. «La giovinezza di Folco», pp.83-86

[5] Ivi, Parte Terza, vol. II. cap. VI. «Il Problema», pag.55

[6] Ivi, Parte Seconda, vol. I cap. I «L’Ave Maria», pp.66-67.

[7] Ivi, Parte Terza, vol. II. cap.II. «Il sistema curativo di Folco Dionigi», pp.33-39.

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   Protagonista assoluto del romanzo è il “materialista” Folco Dionigi, di cui il narratore ci presenta una biografica dettagliata che, oltre a fornire un ritratto psicologico e intellettuale del personaggio, lo colloca in un ben definito ambiente sociale insieme a personaggi reali della storia napoletana degli ultimi anni del Settecento e dei primi decenni dell’Ottocento.

    Il materialista è del 1862 e, sebbene si tratti di un lavoro massiccio per mole e impegno intellettuale, non deve essere stato concepito dall’autore prima della caduta dei Borboni. Per chiarire, il Regno d’Italia ha un solo anno di vita nel 1862 e la scrittura del romanzo  deve essere stata cosa abbastanza rapida: mesi di intense riflessioni per Mastriani sulle proprie priorità ideologiche, sulla propria spiritualità da rafforzare, ridefinire, riaffermare.  Ed ecco allora affiorare la fede, l’incrollabile fiducia nei fondamenti del cristianesimo contro l’invadente ideologia materialista sostenuta da una pura e meccanica razionalità senza origine e senza scopo. Questo non è il Mastriani codino, più realista del re che abbiamo visto affiorare finanche nel Federico Lennois, ma è l’uomo nuovo che, suddito di un altro re, dopo un profondo esame di coscienza, ridichiara la sua identità monarchica e cristiana. Di socialismo neanche una traccia. E né, a ben vedere, se ne troveranno tracce profonde nei romanzi successivi della cosiddetta “trilogia socialista”. Si deve invece riconoscere e affermare che la motivazione ideologica, da qui, dal Materialista in poi, è tutta matrice cristiana ed evangelica.

   Folco Dionigi nacque a Napoli nel 1783. Il padre conte Baldassarre vi si era rifugiato dopo essere stato bandito dalla Repubblica Veneta, per aver complottato contro la Repubblica.[1]

   A Napoli il conte aveva trovato un vero amico nel medico Antonio Villari, e vi trovò anche la morte dopo la rivoluzione del 1799 alla quale aveva attivamente partecipato. Il Villari diventa allora il secondo padre del giovane Folco e lo indirizzò agli studi della medicina. La prematura morte del Villari lasciò Folco solo sulla terra.

    Ed eccolo, giovane studioso pieno di orgoglio e di talento, solo contro tutti, tutto votato alla scienza. È qui, nella sua rabbiosa reazione al destino avverso, l’origine del suo materialismo, della sua visione del mondo anti-provvidenziale.

    Nel romanzo ci sono molti riferimenti a questioni scientifiche del tempo, con citazioni di medici e filosofi. Mastriani, appassionato cultore di medicina, si identifica perfettamente con il narratore, il quale esprime, con il personaggio Folco, la sua critica al modo in cui l’arte medica è intesa e praticata. È comunque fino a un certo punto e non oltre che il narratore si identifica con il medico materialista.

   Qui di seguito vediamo come, per l’interposta persona del suo personaggio medico, Mastriani rivela la sua curiosità, il suo interesse e la sua competenza sui fenomeni dell’elettricità legati alla vita dell’uomo, dal magnetismo animale all’elettromagnetismo. Si tratta di un argomento assolutamente nuovo, sconosciuto e misterioso all’altezza del 1862 (anno di pubblicazione del Materialista); credo che questa sua intuizione sull’importanza dell’elettricità sul fronte del progresso civile lo renda un autore “contemporaneo” degno della più viva attenzione. Sebbene questa intuizione si sposi ad altra sulla scientificità della frenologia, che non ha certo alcunché di scientifico, ci rivela chiaramente quanto Mastriani fosse aperto ad ogni proiezione fantastica, nel campo a lui più consono del romanzo:

   Il medico Folco Dionigi […] uomo straordinario il cui fervido e nutrito ingegno gittò tanta luce su le scienze mediche, e massime sul magnetismo animale [2].

   All’argomento degli spiritualisti che cioè il pensiero essendo indivisibile non può essere materia, Folco opponeva l’esempio della sostanza elettromagnetica indivisibile e pari.[3]

   La filosofia di Folco abbracciava in uno tutti gli antichi errori della filosofia di Spinosa, di Leucippo  di Epicuro e i più recenti di Kant, di Condillac, di Volney ecc. Alla filosofia della sensazione che ebbe il suo impero nel secolo decimottavo egli avea sposata la filosofia de’frenologi del nostro secolo [4].

   Materialista senza ombra di moralità, Folco matura un disegno perverso e lo realizza con la morte, praticamente l’omicidio della moglie. La lettura dei Promessi sposi accende in lui il rimorso. «Il rimorso è Dio» è il titolo di un capitolo nella zona finale del romanzo.

   Nel panorama del cataclisma culturale causato dal cambiamento di regime, dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, Il materialista segna, nella biografia intellettuale di Mastriani, un momento di riflessione, una fase, anzi, di analisi e di rafforzamento della propria epistemologia, dei propri principi morali. È il Mastriani cristiano che emerge e che si ritroverà  nei grandi romanzi successivi, da I vermi alle Ombre, ai Misteri di Napoli. Che fine fa la definizione “romanziere socialista” in questa prospettiva? Essa risulta ancora possibile, ma con tante e tali necessarie rettifiche che val la pena cestinarla e cercarne una più adatta. “Romanziere socialista” è una definizione riduttiva e fuorviante. Il popolo di Mastriani, come Mastriani, crede in Dio e non crede in Marx. Il lettore di Mastriani di fronte a una prospettiva di modernità socialista, atea e materialista, preferisce senza esitazione una tradizione cristiana ed evangelica quale fondamento ineludibile di assoluta uguaglianza di dignità umana in ogni individuo di qualsivoglia ceto, genere e fors’anche religione (viste le aperture alla cultura islamica in Karì-Tismè. Memorie di una schiava). Con questo in mente, possiamo accostarci alle opere successive riconoscendone non solo – fra i tanti pregi estetici, linguistici, storici – l’operazione didattica dello scrittore, ma anche il suo impegno puramente letterario e sperimentale nell’ambito di una nuova letteratura del realismo che egli inaugura con buon anticipo su celebrati romanzi e romanzieri naturalisti e veristi. [5]

                                                                                                            FRANCESCO GUARDIANI

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[1] Francesco Mastriani, Il materialista, Napoli, Giosuè Rondinella Editore, 1876, Parte Seconda, vol. I. cap. IV. «La giovinezza di Folco», pag. 84.

[2] Ivi, pag. 83.

[3] Ivi, Parte seconda, vol. II. p. VIII. «I filosofi dell’ Hôtel Vivien», pag. 19.

[4] Ivi, Parte Seconda, vol. II. cap. VIII. «I filosofi dell’Hôtel Vivien», pp. 17-18

[5]  Francesco Guardiani, Napoli città mondo nell’opera narrativa di Francesco Mastriani, Firenze, Franco Cesati Editore, 2019, pp. 219-220