CRONACA DELLA SETTIMANA. 23 GIUGNO 1867

   Tutt’i giornali di Napoli hanno narrato la sventura che colpì alquanti operai dell’Opificio di Pietrarsa, i quali furono giorni fa scottati dalla ghisa in ebollizione. Sentiamo che il signor Gregorio Macry, direttore del mentovato Opificio, sia accorso in sollievo de’feriti e delle loro famiglie e segnatamente di quello degli operai che fu prima vittima del disastro, e degli altri tre che sono morti pochi dì appresso. Più che la pubblica lode, la soddisfazione del proprio cuore sarà degno compenso dello egregio signor Macry.

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   In una famiglia della nostra città bazzicava un monsignore, che, per inculcare massime troppo devote alla moglie del padrone di casa, fu da costui cortesemente invitato a non più onorarlo di sua presenza. Ma, morto il povero signor marito, fu visto riapparire quell’uccellaccio, siccome chiamatovi dal puzzo del cadavere; e seppe così bene influire nell’animo della povera vedova da indurla a rinserrarsi in un ritiro, facendo dono a lui di molti oggetti e valori. Non pago dello ottenuto buon successo, il pio monsignore fa visitare la sventurata vedova da una pretesa santa vivente, e le fa dire di aver saputo in visione che il defunto marito trovavasi in purgatorio, donde non uscirebbe se non quando la moglie gli facesse sacrificio di ogni sua sostanza, dispensandola per elemosina per mezzo del pio monsignore.

   Finchè la superstizione non è vinta dalla istruzione, gl’ignoranti rimarranno sempre presi a gabbo dall’astuzia de’cattivi preti.

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   Nella chiesa parrocchiale di Materdei fu festeggiato da quell’operoso e zelante Parroco Rev. Francesco Nardis il mese della Madre di Dio. concorsero in questa sacra occasione parecchi Istituti, tra i quali quelli di Guadagni e Rossi. Furono letti da’giovanetti non pochi componimenti, e si distinsero gli alunni Gustavo ed Isidoro, figliuolo del cav. Giuseppe Farina. Il Rev. Parroco disse commoventi parole, esortando i giovani non mai discostarsi dalla retta via segnata dal Vangelo. Il Nardis è uno de’pochi ministri di Dio che adempiono al loro ministero secondo i veri dettami del Cristo, senza mondane brighe e senza ingerirsi in cose aliene dalla sua paterna missione.

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   Abbiamo letto con vero piacere una Raccolta di prose e poesie amene col titolo Claudina, scritte dal signor Vincenzo Barattelli. Il migliore elogio che possiamo fare di questa leggiadra raccolta è il riportare qui alcuni brani.

   Togliamo dallo scherzo intitolato Dizionario filosofico morale per vivere molto:

   «Amore – parola composta da tre sillabe. Esprime un sentimento del quale si conosce l’esistenza ma non la natura – Si può anche chiamare umore.

   Femmina – Animale bipede posto per errore dei Naturalisti tra i ragionevoli. Talune femmine hanno solamente di rispettabile l’antichità di certi loro costumi, i quali datano da Eva, come per esempio: essere ghiotte; sedurre; commettere un peccato e poi coprirsi per la vergogna.

   Galanteria – Per molte donne è ciò che la Società chiama libertinaggio, sfacciataggine ecc.

   Imbecille – Colui che spera di trovare facilmente una donna che ami unicamente per doti dell’anima.

   Libertino – L’uomo più simpatico a quasi tutte le donne, ed al quale esse danno il titolo di uomo di molto spirito, e di gran cuore».

   Da’Consigli che un discolo ravveduto alle ragazze oneste togliamo:

   «Nel toccare la destra ad un giovanotto non la stringete né troppo, né poco – Nel primo caso vi fareste supporre di fuoco; nel secondo di ghiaccio. – Il pregio di una ragazza sta nelle vie di mezzo.

   Non vi lavate il volto con acque odorose. La curiosità di sentire quelli odori da vicino può causare delle licenze poetiche.

   In applicazione della stessa teoria (in sostanza) non vi fate mai dire parole nelle orecchie.

   Temete chi porta gli occhiali. Quando si ha un velo davanti agli occhi, foss’anche di vetro, si è, generalmente, sfacciati.

   Per gli uomini sta l’adagio: non dar mai un dito perché ti si prende tutta la mano. Per le donne alle parole tutta la mano bisogna sostituire: qualche altra cosa.

   Persuadetevi che in amore chi giura, spergiura; e che nel fuoco o nell’acqua per amore, è difficile si getti un essere ragionevole».

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   Per disposizione del Colonnello di Stato Maggiore della Guardia Nazionale, signor Giuseppe Coppola, il direttore della Banda della 4 ͣ Legione a Montecalvario, signor Cesare Perito, ha concertato la trina Sinfonia La campana della Gancia del Professore carboni Raffaello nella sua Ceciliana.

   Sono state fatte le pruove, e la musica si è trovata di un effetto sorprendente: fino dai primi del mese dove a eseguirsi nella Villa Nazionale, come lo avvertiva un giornale contemporaneo (La Patria).

   Manca soltanto una cosa: in una Napoli, dove i campanili sono più fitti dei camini, non si trovano le otto campane che sono indispensabili per l’esecuzione della detta grandiosa sinfonia.

                                 FRANCESCO MASTRIANI