CRONACA DI LADRI

   Uno de’belli ingegni di Francia, e che ha il torto di tenersi lontano dal movimento della vivente letteratura, M. Malintourne, dice, in un elogio di Lesage: «Egli è morale come l’esperienza».

   Difatti ne’romanzi e nelle commedie di questo gran pittore di costumi, incontransi bene spesso lezioni e consigli alla gente dabbene perché si guardi dalle furfanterie de’birboni e degli astuti. Ma l’arte del mariuolo ha fatto e fa sempre progressi, e non abbiamo un nuovo GIL-BLAS, che ci possa ammonire e istruire dalle malizie de’moderni inciviliti industriosi. Noi crediamo opportuno però di darvi man mano, ed in molti numeri del nostro periodico, il racconto di molti furti storici, più o meno nuovi ed ingegnosi.

   Non vogliamo con ciò ficcarvi in capo desolanti paure per la vostra borsa, e farvi supporre un ladro in ogni galantuomo o spezzentato che si accosti a voi; ma di giorno in giorno si commettono certi furti, che saremmo tentati a domandare furti di buon genere, se il buon genere potesse appropriarsi a cose turpi e nefande.

   A’nostri giorni son quasi finiti i ladri che vi assaltano con le armi ne’luoghi d’imboscata; non vi sono più feroci masnadieri che attentino alla vostra vita; ma in loro vece vi è il ladro comico e civile che vi ruba senza farvi paura e nel modo più onesto e garbato del mondo.

   Nei primi tempi del suo matrimonio, Maria Antonietta di Francia assisteva ad una rappresentazione dell’opera – il teatro era brillantissimo – Una gran dama, presentata alla Corte, e seduta in un palco dirimpetto a quello della Regina, si faceva distinguere per un paio d’orecchini in diamanti della più grande magnificenza. Finito il primo atto, e bassata la tela, un signore decorato da cavaliere di Corte, si presenta nel palco della dama, e le annunzia che la Regina avendo trovato di ottimo gusto gli orecchini di lei, la prega di affidargliene uno per pochi momenti per ammirarlo da più vicino.

   La signora, la cui vanità si vede talmente lusingata, si affretta di staccarsi un orecchino e rimetterlo al messaggiero. Il gioiello non giunge nelle mani della Regina; e nessuno ritorna per consegnarlo alla padrona. Non si dubita più che il messaggiero sia stato un abile furfante: e prevenuta l’autorità.

   Dopo due giorni un signore che si dice mandato dal luogotenente della città viene ad informar la dama che il suo gioiello è stato ritrovato, ma che non si può restituire se ella non consegna l’altro orecchino per stabilirne l’identità. La signora non indugia ad affidarlo all’officiale di pace, il quale era un altro astuto mariuolo: per tal modo il furto fu compiuto.

.

                                             …………………………………….  Francesco Mastriani

.

   Fu pubblicato sul giornale Il Sibilio il 22 gennaio 1845.