EDUCARSI DA SÈ MEDESIMO

   La migliore e più efficace di tutte le educazioni è quella che l’uomo dà a sé stesso. L’educazione ricevuta alla scuola o nel collegio non è che il principio; e non ha valore se non in quanto ci trasfonde l’abitudine dell’applicazione continua, e ci agevola l’educazione per noi stessi, conforme un disegno e un sistema definito. Per porre lo spirito in grado di esercitare liberamente le sue facoltà, è necessario, anche nel più perfetto sistema educativo, lasciare qua e là qualche spazio libero, aperto, aperto alla sua attività spontanea. Dovendo cercare da sé quel che può fare, esso acquista in forza ed attività; e gl’inconvenienti derivanti da una soverchia dipendenza dall’altrui insegnamento evitansi in gran parte. Spesso la migliore educazione possibile è quella che uno dà a sé medesimo nel tempo stesso che attende alle occupazioni della vita pratica. L’introdurre idee per la testa altrui, senza sapere farsele proprie e utilizzarle, non fa bene all’uomo più di quello che porre in un baule oggetti di cui non occorre servirci.

   «Non basta, dice Locke, rimpinzarci di idee e di cognizioni; bisogna digerirle bene se vogliamo che le ci dieno un sano e succoso nutrimento».

   Ciò che ci viene insegnato da altri è sempre assai men nostro di ciò che acquistiamo mercé i nostri sforzi diligenti e perseveranti. Il sapere acquistato con il lavoro diviene un possesso, una proprietà nostra, nostra interamente, ci rimane una grande vivezza e permanenza d’impressione, ed i fatti in tal modo acquistati s’imprimono nella mente in modo incancellabile. Questa specie d’istruzione sveglia inoltre le facoltà mentali e perciò ne sviluppa l’energia. Lo scioglimento di un problema fatto da sé solo agevola quello di un altro, e per tal modo l’istruzione si converte, come suol dirsi, in succum et sanguinem. Lo sforzo personale, attivo, spontaneo, ecco la cosa essenziale, e non vi hanno agevolezze, né libri, né maestri, né lezioni che vi possano supplire. Questo spirito di attività spontanea, se trasfuso nell’istruzione che noi diamo a noi medesimi, rende l’insegnamento un che di vivente che compenetra l’uomo tutto quanto, gli conferisce uno stampo distinto nella mente, e promuove attivamente la formazione di giusti principî e di buone abitudini di condotta. I migliori insegnanti riconobbero l’importanza dell’istruzione autodidattica e dello spingere di buon’ora lo studioso ad istruirsi mediante l’esercizio attivo delle sue facoltà. Essi apprezzano più l’indirizzo delle facoltà mentali che l’insegnamento orale, e studiansi di far partecipare attivamente i loro allievi allo ammaestramento. In tal guisa adoperò il gran Dottor Arnold, il quale si sforzò di insegnare a’propri allievi a far capitale di sé stessi ed a sviluppare le proprie potenze; contentandosi egli di guidarli, dirigerli, stimolarli ed incoraggiarli.

   «Io preferirei, diceva, inviare un fanciullo alla Terra di Van Diemen ove gli fosse giocoforza guadagnarsi il pane, anzi che a Oxford a vivere agiatamente senza alcun desiderio di trar profitto delle proprie facoltà».

   «Se vi ha cosa ammirabile su questa terra, osservava un’altra volta, ciò è il vedere la divina saviezza benedire e far prosperare le mediocri facoltà naturali onestamente e sinceramente coltivate».

                        (Dal Caserta)

                                                      FRANCESCO MASTRIANI