FATTI DI PARIGI. 9 DICEMBRE 1866

(Dal Grand Journal)

   Chi dunque potrebbe porre in dubbio che la Muta di Portici, questo capolavoro dell’illustre Auber, debba la sua nascita ad una rappresentazione di Due parole o una notte nella foresta, l’opera comica di Marsolier e Dalayrac, di cui una recente replica ha mostrato la spaventevole mediocrità?

   Niente di più esatto, perciocché dallo stesso signor Auber noi diamo i seguenti particolari.

   Bisogna rimontare all’anno di grazia 1827.

   La signorina Bigottini era allora la regina del ballo all’Accademia reale di musica. Ella avea dritto a una rappresentazione a suo beneficio, e, tra le opere di cui era pieno il programma della sua serata, ella scelse l’opera di Marsolier e di Dalayrac, riserbando per se il personaggio di Rosa, che come si sa, non dice che due parole in tutta l’opera – secondo il titolo di essa.

   «Terminato lo spettacolo – ci raccontò l’altra sera il signor Auber – io mi ritiravo in compagnia del mio amico e collaboratore Scribe; e discorrevamo dell’effetto prodotto sul pubblico della signorina Bigottini nella parte quasi muta di Rosa».

   «Io credo – disse a Scribe – che ci sarebbe da fare qualche cosa con un muto o con una muta che si mischiasse all’azione complicata d’una grande opera e la dirigesse co’suoi gesti».

   «Lo credo anch’io» mi rispose Scribe che divenne pensieroso, e non mi fu più possibile di cavargli di bocca altre parole.

   «Il domani, io dormivo ancora – continuò il signor Auber – allorché mi annunziarono una visita di Scribe. Egli avea passata la notte a lavorare sopra un’azione drammatica, e ci lesse in una sola volta lo scenario. In questo frattempo la signorina Bigottini si prese il ritiro, e fu la signorina Noble, la primogenita, che creò la parte di Fanelle nella Muta di Portici».

                                                                                                              FRANCESCO MASTRIANI