FATTI DIVERSI. 21 LUGLIO 1867

UN BUON MARITO

   Tre anni or sono, un fiorentino di civile condizione aveva in moglie una bella donnina di 22 anni colla quale era sempre vissuto per quattro anni in buonissima armonia, quando un giorno andato a casa pel pranzo, trovò la tavola più dell’usato imbandita ed un bigliettino della sua sposina che diceva: «sono partita per un viaggio, non so quanto durerà, ma assicurati che ti avrò sempre presente».

   Il marito filosofo mangiò tranquillamente e disse a tutti che la moglie era partita per un viaggio con una vecchia zia dalla quale sperava una eredità.

   Una settimana fa la bella donnina più graziosa che mai si presentò al marito e con tutta disinvoltura: Vedi, disse, se ti ho avuto sempre presente, non ti ho mai, mai dimenticato.

   «Ti sei divertita? Chiese il marito dandole un bacio. – Un po’ per sorte, essa aggiunse – Ed ora ti fermi decisivamente con me? – Oh! sì! Fu pronta essa a rispondere – Dunque andiamo a pranzo. Essa non aveva che tre anni di più!

                                                                                           (Corriere Italiano)

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IL GIORNO DEL GIUDIZIO

   A V…paese vicinissimo ad una piccola città dove è di stanza abituale un reggimento di cavalleria, si era radunato nella chiesa parrocchiale, una quantità di fedeli per sentire la predica che ogni domenica quel parroco allestiva ai proprii parrocchiani. Un soldato ed un trombetta di cavalleria che passavano di là recandosi al reggimento, vista una cascina che prospettava per una finestra nella chiesa, stanchi dal viaggio si coricarono sulla paglia godendo di quel loro nascondiglio di sermone.

   Il predicatore svolgeva il proprio concetto sul testo del decimo capitolo dell’apocalisse al sesto versetto, ove si parla dei sette angeli che suonano la tromba, e della tempesta mista di sangue che ne susseguì.

   Pervenuto il predicatore al momento della maggiore enfasi del suo discorso e che con voce insinuante e terribile parlava del giudizio universale, della morte, dell’orrendo squillo della tromba del giudizio; al punto in cui l’immaginazione degli astanti era più colpita, si udì ad un tratto una tromba che suonava una carica.

   A quel suono rimbombante, inatteso, tutti si credettero al giorno del giudizio universale.

   Lo stesso predicatore, colto dal panico, cadde dal pergamo, col muso contro terra.

   Uomini, donne, fanciulli, si precipitarono gli uni sugli altri per uscire dalla chiesa; tanto era la premura di darsi alla fuga, che abbandonarono i cappelli ed i libri della messa.

   In quanto al trombetta ed al soldato, si torcevano dietro al muro in preda a scoppii di risa convulsivi.

   Prima di partire raccontarono il fatto in paese, ma non furono creduti, ed il parroco, degno sacerdote e servo del papa re, persuadeva i proprii parrocchiani che quella tromba era proprio la tromba di Dio.

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   In un festino dato non è guari in un nobile sobborgo di Parigi, mentre più animata fervea la danza, una giovanetta che valsava sente ad un tratto la mano che le stringea la vita divenir glaciale; alza gli occhi sul suo compagno: un mortale pallore, uno sguardo fisso, lineamenti orribilmente contratti le fan gittare un grido e la fanno venir meno. Ella cade da un lato e il danzatore dall’altro. Alcuni alzano la fanciulla e la fan rinvenire dallo svenimento, altri alzano il suo compagno, ma questi non era che un cadavere – La giovanetta ora è in uno stato deplorabile. Essa crede ed afferma che il suo compagno di valsero era cessato di vivere da alcuni secondi e ch’ella avea fatto il giro della sala con un morto!… Costui era ammogliato con figli, e sua moglie trovavasi a quel ballo.

                                                                                     FRANCESCO MASTRIANI