FATTI DIVERSI DI PARIGI. 9 DICEMBRE 1866

   Uno dei pittori più noti a Parigi è il Signor B., ammogliato ad una vezzosa donna ch’egli ama molto, e dalla quale è amato. L’està passata, la giovane sposa si vide, in campagna, fatta segno alle persecuzioni incessanti di un giovinotto elegante ch’è rinomato per l’abilità che spiega nelle corse a cavallo e per l’avvenente persona.

   Di ritorno a Parigi, nuove persecuzioni, in modo che era impossibile alla dama di sbarazzarsi di questo noioso persecutore.

   Giorni addietro, passeggiando con sua moglie, il signor B. scorse a caso il galante, e disse:

   «Darei non so quanto per averlo come modello nel mio studio».

   «Oh – rispose la moglie – forse quel garzone pagherebbe un dippiù per venire nel vostro studio».

   Due giorni dopo, il nostro galante, che domandava con istanze un appuntamento, si sente mormorare all’orecchio la deliziosa frase:

   «Sarò domani in casa alle due».

   Alle due meno un quarto, il giovinotto suona il campanello. Un domestico lo da entrare in uno studio. Colà il signor B. lo riceve con be’modi, gli gitta un peplum sulle spalle, un elmo in testa, gli mette una lancia in mano, lo costringe a calzare de’coturni, e gli dice:

   «Ora, non vi movete».

   E il povero diavolo, sorpreso e spaventato, rimane circa tre ore in quella posizione.

   A capo di questo tempo, il pittore si accomiatò; e mettendogli un pezzo da 20 franchi nella mano, gli disse:

   «A rivederci dopo domani».

   Da quel giorno il signor B. aspetta invano il suo modello.

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   Leggiamo nel giornale Roma la seguente lagnanza, che riportiamo, trovandola assai ben fondata:

   «Uno spettacolo che si ripete tutti i giorni, in tutte le ore, è quello dei cavalli di omnibus che stramazzano al suolo lungo la Salita degli studi, massime durante o dopo la pioggia.

   Noi richiamiamo su quel tratto di via l’attenzione dell’Autorità municipale, perché urgentemente provvegga in modo che i cittadini non corrano rischio di rompersi le ossa e i disgraziati quadrupedi costretti a traversarla non patiscano uno strazio indescrivibile».

                                                                                                              FRANCESCO MASTRIANI