GLI UOMINI-FEMMINA

   Ci piace pubblicare la seguente lettera che riceviamo da un nostro amico:

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                   Mio caro M…

   Ben diceste in uno de’passati numeri che la missione della donna è quella di abbellire questi affaticati e penosi giorni della vita col supremo incanto delle sue grazie; e, quando essa vuole impacciarsi di politica, di commercio e di altre cose a lei non dicevoli, diviene un animale ibrido e fuori della sua specie. All’incontro, la missione dell’uomo è grandissima. L’educazione ed il benessere della sua famiglia, l’elevarsi nella propria professione, la politica e la patria, se alto locato, debbono essere le sue precipue e gravi occupazione; e, quando esso lungi di por tutto l’animo suo in sì importanti obbietti, spreca il suo tempo in cose frivoli, ovvero in cose che allo altro sesso si convengono, tradisce il suo fine, dà prova di somma leggerezza, e perde in un certo modo quella stima, che sarebbesi, diversamente operando, acquistata. Ed in effetti, non ha guari fummo non poco maravigliati e dolenti nel vedere in casa d’un nostro rispettabile amico un colto giovine, che batte la via del foro, occupato a sdrucire con la miglior grazia del mondo una serica veste appartenente, forse alla gentile consorte di quello. Quale scopo poteva egli avere mai nell’occuparsi d’un simile lavoro donnesco? Qualunque fosse stato il suo scopo, egli non faceva che abbassare la propria dignità. E quant’anche a ciò fosse stato indotto per far cosa grata alla signora, s’ingannava a partito.

   Come noi aborriamo quelle donne che s’impicciano di cose estranee alla loro missione, così queste veggono assai male quegli uomini, che vogliono mettere le mani in cose devolute esclusivamente alla delicatezza del loro sesso.

   Gli uomini non debbono smettere dalla loro dignità, né fare opere proprie dell’altro sesso; diversamente chi ciò faccia assomigliasi ad Alcide, di cui leggesi nel Tasso:

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   «… mirasi fra le meonie ancelle

Favoleggiar con la conocchia Alcide,

Se l’inferno espugnò, resse le stelle,

Or torce il fuso; amor sel guarda e ride.»

                                                                     Vostro G.

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   Noi ci accordiamo in tutto e per tutto colle opinioni del nostro amico qui espresse; e soggiungiamo che ogni animal pensante che abbia le gambe infilzate ne’calzoni dovrebbe arrossare di se stesso, veggendosi occupato, sia a strizzare i pomidoro per cavarne la salsa, sia ad aiutare la moglie nello annaspare il filo, sia nel cullare il bambino e cantargli la ninna-nanna, sia a manipolare un guazzettino di pollo o un costereccio di maiale, sia a giocare di soffietto ne’ fornelli della cucina per avvivarli, sia finalmente a qualunque altra di queste donnesche incumbenze. Conosciamo di molti valentuomini, non ignari di lettere ed anco mezzanamente dotti, i quali, non avendo che fare, grazie sempre a quella sciocchissima ed assurda cosa detta eredità, per cui arricchirono a spese del prossimo affamato, si abbandonano in casa a queste piacevoli esercitazioni, non isdegnando, se occorra, il filare, il far la calza, il rattoppare i panni sdruciti, e porre la culatta a’calzoni de’propri figliuoli. Che brutta figura ci fa l’anima pensante!

                                       FRANCESCO MASTRIANI