IL NOSTRO MUNICIPIO

   Tutta la nostra stampa periodica grida e con ragione contro il nostro Municipio, il quale non trova più un cane che ne assuma le difese.

   Basta gittare attorno a sé uno sguardo per avere argomenti a iosa per estollere al cielo le gesta del nostro famoso Consiglio del palazzo S. Giacomo. Succidezza perenne nelle strade in guisa da muovere lo stomaco dei presenti; difetto assoluto di acqua in molte sezioni della nostra città, mancanza di abitazioni per la povera gente, mentre SESSANTASETTE monasteri potrebbero offrire un ricovero comodo e sano a tanti popolani che dormono su la nuda terra, a gravissimo scandalo della civiltà de’nostri tempi; incuria delle più necessarie precauzioni per allontanare il flagello epidemico, di che siamo nuovamente travagliati; ecco per sommi capi i regali che ci vengono dal palazzo S. Giacomo. Se i nostri lettori vogliono più particolarmente informarsi de’ peccati mortali del Municipio, leggano la serie di articoli che il benemerito nostro concittadino signor Roberto Armenio va pubblicando nel giornale La Plebe, sotto il titolo Il Municipio di Napoli.

   Ci piace qui riportare alcuni brani del 2° articolo pubblicato nel numero del 6 corrente.

   «Dimandiamo di buona fede, perché i Consiglieri del nostro Municipio hanno incoraggiato spessissimo dei grandiosi progetti nei quali primeggiava sempre l’idea di comprare suoli e casamenti?

   Gli è vero che il nostro consiglio risponderà classicamente:

   «Per creare località onde sollevare la povera gente, la quale vive ammonticchiata a migliaia nei luridi bugigattoli del vecchio Napoli, ove l’acqua è scarsa, la nettezza manca affatto, e l’aria pesante è irrespirabile.

   Infatti, l’idea sarebbe apprezzabile se la stessa non fosse uno scherno pel popolo, che vede nella sua grandiosa città 67 monisteri, i quali potrebbero con la loro vasta capacità sollevarlo dalla miseria, ed elevandone la dignità, incuorarlo al lavoro.

   Chi è che non vede il nostro popolano spesso dormire sulla nuda terra, nella pubblica via?

   E sarà sempre detto con giustizia dagli stranieri, essere costume del solo lazzaro napolitano nascere, vivere e morire fuori la propria abitazione?

   Ma qual è questa sua propria abitazione?

   La più parte delle case covrono fogne, i di cui pozzi sorgivi sono a costo e sottoposti ai corsi luridi; mentre l’uomo che sdegna riposarsi sotto il proprio tetto mostra assolutamente che la sua natura ripugna d’entrare in un covo, appena riguardato pel deposito de’suoi effetti.

   Misero popolo! ti stringono con un cerchio di ferro, che tu chiami miseria, e lo straniero che ti visita lo dice inciviltà.

   Questo stesso popolo vede alla sola Sezione S. Lorenzo 14 monasteri, a quelli di Chiaia 11, all’Avvocata 8, al Pendino 5 ed altrettanti alla Stella; così alle Sezioni di S. Ferdinando, di S. Giuseppe, di Montecalvario, di S. Carlo all’Arena, ed al Mercato vi sono 4 monasteri per ciascuno, 3 alla Vicaria, ed uno a quello di Porto.

   Cosa ha fatto il Municipio di tanti fabbricati che pure, sollevando la sua rendita, soccorrerebbero molte migliaia di cittadini dei quali ei non s’è mai curato, né si cura?

   Il Municipio ha ridotto la più parte dei monasteri a caserme».

                                                                                                         FRANCESCO MASTRIANI