LA CANTANTE

   La vita d’una cantante è un romanzo di Paul de Kock, una pagina di Balzac; è la storia vivente di tutte le passioni e vanità donnesche lasciate in balia di sé stesse; o, se volete, la è un ritratto vero, semplice e grazioso della nostra società. La voce è nel nostro secolo la massima potenza della donna ed anche dell’uomo; per un do di petto un tenore è oggi più potente nel mondo che un barone o un lord de’vecchi tempi.

   La cantante nasce ordinariamente da una madre o da un padre della stessa professione: fin dai suoi più teneri anni riceve un’educazione adatta al brillante genere di vita, cui è destinata; le si comincia di buon’ora a esercitar la laringe e la trachea, i due mirabili organi della ricchezza, le due inesauribili VENE D’ORO. Fattasi adulta, la cantante è per lo più un poco pallida, molto sensitiva e nervosa, estremamente inchinata ai piaceri, e ciò per la squisitezza delle fibre e per la mollezza del vivere.

   Simile a quegli uccelli da’mille colori, nati sotto il cielo della Florida, di cui ci parla Chateauhriand, e che vivono di profumi e di fiori, la cantante visita i più be’paesi, le spiagge più ridenti, lambendo il nettare delle gioie, pascendosi di gloria e di amore. Le emigrazioni di queste predilette creature in Europa sono più frequenti di quelle degl’innocenti volatili del Nuovo-Mondo. La cantante di grido (come oggi a ragione si addimanda) lascia in ogni città per dove passa un vivo desiderio di sé nel cuore di mille adoratori; ma ella non porta seco veruna passione, verun desiderio, perché il cuore di una cantante è chiuso all’amore esclusivo. Se qualche volta ella sospira varcando le porte d’una città, o salutando dal mare il teatro de’suoi trionfi, quel sospiro è più leggiero del fiato di vento che le gonfia la crinolina sul ponte del naviglio che altrove la mena; quel sospiro è un tributo di riconoscenza agli onori profusile ed alle simpatie per essa destate. L’album è l’inseparabile compagno della cantante: esso ripara le colpe di dimenticanza che commette la padrona; attesta le conquiste da lei fatte dovunque, e segna il brillante itinerario di questa cometa armoniosa attraverso il mondo musicale.

   La cantante dimentica subito; questo è il principale suo difetto. Non si tosto posterga un paese, un velo si spande nella sua memoria su tutte le amorose avventure accadutele durante la sua permanenza colà.

   Questa fiacchezza della sua ritentiva è tanto più grande, quanto più estese ed acute sono corde della sua voce e più numerosi gli allori che ha colti ne’luoghi dove è stata scritturata.

   Andate a trovare la cantante nel magnifico albergo dov’è alloggiata o nel ricco appartamento rifornito di mobili, che essa ha tolto in fitto. Dovete sapere che lo andar da una cantante non è la cosa più ardua di questo mondo; bensì l’esser da lei ricevuto. Se siete un mercante, un fornitore, in somma qualcuno che viene con alcuna nota da esser pagata, potete andarvene per altre faccende, perché, la signora è uscita. Se siete un semplice galantuomo, un ammiratore puro sangue, dovete aspettare due ore in anticamera, perché la signora è impedita. Se siete un poeta o un suo adoratore sentimentale, che avete scritto un buon lungo sonetto sul suo re bemolle o un’anacreontica sulla sua bellezza, dovete aspettare un’ora e mezzo, perché la virtuosa sta col maestro. Se siete un giornalista; che avete fatto un articolo in sua lode, e venite a sapere che ella vuole che l’articolo si stenda più, dovete aspettare un’ora buona, perche madama sta scrivendo o studiando. Se siete un appaltato facoltoso, che venite a congratularvi con lei degli applausi riscossi la sera precedente, dovete aspettare mezz’ora, perché la cantante è alla toletta. Se poi siete un duca, un marchese, un cavaliere, o un personaggio alto e considerevole, e spesso venite, mettendo una moneta bianca nelle mani del jockey, allora potete entrar difilato nelle camere interne, senza fare anticamera, perché ella è da un’ora ad aspettarvi. Voi la troverete seduta con grazia innanzi ad una grande psiche in una larga sedia a bracciuoli, circondata da un gran numero di scatolette e di ampolline contenenti oggetti di lusso e di profumeria; ella terrà sulle ginocchia il fedel cagnolino (non vi è cantante senza cane), e nelle mani un giornaletto, dov’è un articolo lungo lungo, o un sonetto per lei. La sua conversazione è piacevole benché mordente. I viaggi e le emigrazioni da lei fatti hanno arricchito il suo spirito, comechè a danno del suo cuore; ella parla con grazia e con una certa eleganza, sebbene senza veruna regola grammaticale.

  Tra le belle doti di che sono lodate le cantanti fa mestieri locar primamente la beneficenza, la quale sovente è portata a un tal eccesso che degenera in prodigalità.

   Queste donne non contano il denaro, ne hanno libri di registri: esse spendono quanto lucrano; e non poche volte si trovano senza quattrini per isloggiar da un paese in un altro.

   La cantante, allorché ha menato una vita più moderato delle altre, giunge a’50 anni: questo è il punto di vista più notevole nella vita di queste donne. A siffatta età vi sono alcune che conservano ancora la freschezza della carnagione e la vivacità degli occhi; ma la cantante a 50 anni è vecchia, ed ha perduto tutto il fascino della seduzione: la sua vita non è più che un ricordo: i suoi capelli non sono bianchi, imperocchè ella li ha condannati ad un lutto eterno; le sue guance non sono livide, perché il rosso del belletto le innostra e le anima; i suoi occhi incavati hanno però tuttavia un abito di civetteria ed uno sguardo motteggevole. A 50 anni la cantante ha perduta la voce, il suo tesoro, i suoi mezzi, la sua vita sociale; ella piange sul tempo che è scorso con la rapidità del vento, menando seco gran parte de’suoi trofei. II ricordo delle sue innumerevoli avventure si affaccia allora gigante e carnefice alla sua memoria di dieci lustri; e questo ricordo è una tortura per 1’anima deserta della povera artista; ella vorrebbe con tutte le sue ricchezze comprare una sola di quelle avventure; elle voudrait revenir à la page où l’on aime; mais la page où l’on meurt est dejà sous son doiyt.[1]

                                      FRANCESCO MASTRIANI

[1]  Vorremmo tornare alla pagina che ci è piaciuta. Ma la pagina dove moriamo è già sotto le tue dita.

Citazione di Alphonse Lamartine (Nota di Rosario Mastriani)