LA DONNA

   Parlando delle quistioni sociali che imprendono a trattare la sorte dei popoli, abbiamo accennato di volo all’assoluta necessità di riabilitare la donna nell’esercizio dei propri doveri, onde raggiungere per intero il perfezionamento della vera civiltà.

   Oggi ritorniamo sull’argomento, non desiderando altro di meglio che la completa emancipazione del bel sesso della superstizione e dei pregiudizii. 

   La donna, destinata dalla sua creazione ad essere la gioia ed il conforto dell’uomo, venne per vivere e per dividere con esso lui le felicità della terra vestita dei fiori, insieme agli stenti infiniti della vita, che spesso si tramutano in pianto ed in isvariate sventure di ogni maniera. Infatti, nelle prime epoche della natura quando il mondo non era visibile come ai giorni nostri, e la prepotenza della forza non si era ancora elevata ad imperio sulla terra; la donna si affidò il mandato di educare le generazioni crescenti al culto del primo istinto morale ed affezionarle teneramente all’uomo, il quale alla sua volta, animato dal desiderio di migliorare la condizione sociale della razza, non mancò di quelle cure che sono necessarie a promuovere i vantaggi della esistenza. In tal modo la donna visse unicamente per l’uomo, e questi si moltiplicò nella donna amalgamando la vita in un gran fascio di amore.

   Più tardi, col crescere dei popoli, e propriamente ai tempi delle conquiste e delle invasioni, la donna acquistò fama e potenza e divenne oggetto di ammirazione per ogni generoso cavaliere, che combatteva e versava il proprio sangue per essa, fortunato di poter cingere un alloro intrecciato dalle mani di una bella.

   Ma trascorsa la prima età dell’oro, e cambiato il sistema che aveva retto i destini del mondo a libero reggimento, anco la sorte della donna doveva mutarsi disgraziatamente in peggio. La pallida stella del paganesimo, comechè impotente di resistere innanzi al cuocente sole del Cristo che diffondeva i raggi della eguaglianza fino agli estremi lembi della terra, volgeva lentamente al tramonto – la prima storia dei romani si chiudeva colla proclamazione di un impero lordo di sangue, ed i nemici della libertà, costituitisi in casta di dottori sotto l’usbergo di re ed imperatori, congiuravano per affogare l’umanità al laccio dell’ignoranza, e comprimere lo sforzo umano sotto un calcagno di ferro.

   Onde realizzare l’infernale concetto dell’abbrutimento universale, gli assassini del progresso concepirono il disegno di annientare l’influenza della donna, come quella che ha la massima parte nella educazione delle razze; al quale scopo riuscirono ben presto mettendola al bando di ogni umana prerogativa, e gittandola nell’obbrobrio della schiavitù. D’allora in poi la donna non fu più che un mobile di carta a tinta di oro, soggetta a tutti i guasti della sventura, e spesse volte ancora fatto servo di snaturati capricci.

   Oggi però che la intelligenza, passando attraverso le barriere dei vecchi tempi e rovesciando gli altari del medio-evo, si fa strada fra le tenebre colla luce della scienza, importa più che in altri tempi mai rialzare la donna al livello della libertà, la qual cosa secondo noi non può aversi altrimenti, se non per l’unica via delle scuole e delle libere associazioni femminili locali ed internazionali, che sono il seme ed il battesimo della moderna civiltà. Colla educazione e colla libera coltura del pensiero, la donna non sarà più uno strumento di barbarie nelle mani di coloro che benedicendoci coll’acqua santa ci uccidono, ed acquisterà collo studio la tempra delle grandi azioni.

  Colla ignoranza invece se non ci combatte a viso aperto sul campo, congiura però segretamente col prete!

   Non c’illudiamo più oltre – la scienza ha bisogno di essere coltivata! Pretendere di andare dritto allo scopo, quando una gran parte della società rimane indietro accasciata nel vizio, è un’utopia o per lo meno uno di quegli errori che aprono la tomba dei popoli.

   Finora nessuno ha saputo strappare il velo che cuopre l’ignoranza della donna – qualche generoso che ha voluto mettervi la mano, ha lasciato la vita sui roghi – i governi sono stati sempre accorti!!

   Però quando l’uomo si sarà stancato di battere la via dell’impossibile, e si volgerà indietro per misurare collo guardo il punto lontano da dove è partito, allora ritornerà inorridito, e comprenderà una buona volta quale importanza ha la donna nella grande quistione sociale.

   Noi abbiamo troppa fede nell’avvenire della patria comune, per potere dubitare del trionfo completo della Giustizia e della libertà; ma raccomandiamo l’educazione della donna avanti tutto; persuasi che portare le masse dal morbo crudele dell’ oscurantismo, le nazioni risorgeranno da sole alla vita del nuovo culto. L’ignoranza e la superstizione religiosa sono state sempre autrici di grandi sciagure nazionali – le quali alimentarono per tanti secoli la fiamma delle civili discordie, fra i popoli delle varie contrade del mondo, ed hanno convertita la terra in una lurida sentina di prostituzione.

   Quindi s’educhi la donna alla religione del cuore e della scienza, se vuolsi progredire davvero nella via della riforma sociale.

   Si provi col fatto che la donna, lungi dall’essere una cosa qualunque, come si piacquero di qualificarla gli autori dei vecchi codici, è un essere dotato di nobili sensi, che sente l’uomo come lo stimolo prepotente delle grandi imprese e che col progresso della intelligenza sarà pure capace di  occupare gradi ed impieghi pari a tutti gli uomini.

   Quando il tempo ce lo permetterà, ritorneremo ancora sull’utilità delle associazioni femminili, proponendone l’iniziativa per sommi capi.

                                                                                          FRANCESCO MASTRIANI