LA STORIA DE’BORBONI DI NAPOLI

     La Storia de’Borboni di Napoli del signor Aless. Dumas è giunta ormai al suo undicesimo volume e ne conterà quindeci. Essa fu primamente pubblicata dal giornale l’Indipendente in un supplemento annesso al giornale.

   Quando abbiamo nominato il sig. Alessandro Dumas, abbiam creduto fare il migliore elogio dell’opera mentovata; ma la critica vuol la sua parte; e noi la faremo con quella franchezza a cui siamo usi, senza derogare alla stima grandissima dovuta ad uno scrittore, divenuto ormai celebre in Europa, ed al quale la città nostra diede ospitalità da parecchi anni.

   Il signor Alessandro Dumas è uno de’pubblicisti francesi che più caldeggiarono la causa italiana, alla quale rendette non pochi servigi e colla sua personale cooperazione e colla immaginosa sua penna. Il nostro eroe e Liberatore Garibaldi dette il nome di amico al signor Dumas; e questo titolo è bellissima e nobile raccomandazione appo gl’italiani, anche quando i numerosi romanzi di questo fecondissimo novelliere francese, la maggior parte tradotti in pessimo italiano, non avessero renduto il suo nome assai popolare in Italia.

   A’servigi renduti alla causa italiana, il signor Dumas ha voluto aggiungere la pubblicazione di un’opera intesa a gittare nuova luce su le turpitudini de’Borboni di Napoli ed a ribadire nei Napoletani l’odio ormai fatto universale contro questa famiglia di re spergiuri e crudeli. La mercé della simpatica popolarità del suo nome e delle influenze che gode appo il governo italiano, il signor Dumas ebbe l’agio di scavare negli archivi segreti della vecchia Polizia per attingervi notizie e documenti riguardanti la storia dei Borboni. Oltre a ciò, il sig. Dumas ha conosciuto personalmente una gran parte degli uomini che ebbero all’estero una influenza su gli avvenimenti del nostro paese. Nostro ospite fin dal 1860, il sig. Dumas ha potuto studiare da vicino gli uomini e i luoghi; onde nulla manca alla sua storia in fatto di minuti ragguagli.

   La storia de’Borboni del Dumas comincia da Carlo III, fondatore di questa funesta dinastia in Napoli, e procede fino agli ultimi tempi, in cui la mano di Dio avea segnata la caduta della famiglia Borbone di Napoli e del vecchio e polluto trono delle Due Sicilie. Scritta con lo stile affascinante e immaginoso del romanziero, questa Storia de’Borboni si legge con premura, con avidità e con sommo diletto. Imperocchè non è l’andatura grave, sentenziosa e tacitesca del Colletta; non è l’accigliata e pensierosa storica severità del Coco; non è l’impeto sallustiano del Giannone; ma è la rapidità nervosa dello scrittore avvezzo alla libertà del racconto d’immaginazione; ma è la storia raccontata con la febbrile impazienza del periodo francese. Sembra che il signor Dumas non iscriva ma parli, raccontando a viva voce quella congerie di fatti così dolorosi pel nostro paese. Dotato di una prodigiosa memoria, il signor Dumas non lascia sfuggirsi un avvenimento o un uomo senza darvene i più minuti particolari. Nessun uomo che abbia avuto una certa influenza ne’fatti scappa alla penna del Dumas, che sembra aver proprio in tasca migliaia di biografie.

   Forse egli diverge un po’troppo dai fatti di Napoli per occuparsi di quelli di Francia, di Spagna, di Russia e di Austria; ma ciò avviene quando questi fatti hanno intima collegazione cogli avvenimenti del nostro paese. Comechè sia, e, malgrado i suoi difetti, questa Storia de’Borboni di Napoli del Dumas ha un fascino particolare, che ti sforza a divorarne i volumi. Il signor Dumas non ti dà il tempo di pensare, di meditare su i fatti ch’ei racconta; egli mira a tenere sempre desto ed eccitato l’ interesse del lettore appunto come farebbe se si trattasse di un romanzo.

   È innegabile che pochi in Francia posseggono la vena facile del Dumas e gli allettamenti del suo stile; il quale pertanto se convenga o no alla dignità ed al carattere della storia, non ne faremo quistione, perocchè ci pare molto scapiterebbe il libro del Dumas sotto queste considerazioni. Né noi entrar vogliamo a discutere se la severa imparzialità dello storico è serbata in questa lunga narrazione del romanziere francese.

   Pur dobbiamo dire, ad onor del vero, che, a malgrado delle esigenze dei tempi ed a malgrado ostili passioni e de’ personali rancori, che sempre sopravvivono alla caduta di una dinastia, il signor Dumas non ha caricato le cupe tinte della sua storia più di quel che la verità comandava; anzi, dove un raggio di bene spuntava a lunghi e rari intervalli attraverso la fitta nebbia del male, il signor Dumas non ha mancato allietarne una qualche sua pagina.

   Ma quel che non possiamo in coscienza menar buono allo esimio scrittore si è parlare de’Napolitani con quella leggerezza onde ne parlano gli stranieri. Per conoscere i Napolitani, bisogna esser vivuto in mezzo a loro per una vita intera; bisogna averli attentamente studiati in tutte le classi.

   Non vogliam citare i brani dell’opera del signor Dumas, ne’quali troppo recisamente egli pronunzia duri giudizi su questo popolo; ma siamo sicuri che la cavalleresca nobiltà d’animo dell’autore del Montecristo e dei Moschettieri farà, quando gliene venga il destro, generosa ammenda di quei pregiudizi che il signor Dumas ha comuni co’suoi compatrioti, i quali, attraversando in carrozza le strade di Toledo e di Chiaja, credono aver preso bastante conoscenza di Napoli e de’ Napolitani.

                                                                   FRANCESCO MASTRIANI