L’ALBERGO DE’POVERI

   Uno de’più grandiosi ospizii di carità in Napoli è certo l’Albergo dei Poveri. Fondato da Carlo III. verso il mezzo dello scorso secolo, fu consacrato a ricettare i proietti, gli orfani, i figliuoli di genitori poveri e gli accattoni. Le rendite attribuite a questo ospizio erano tali da sovvenire largamente ai suoi bisogni, i quali crescevano sempre a seconda che moltiplivacansi appo noi gli accattoni. Furono quindi aggiunti alla casa centrale le soccorsali di S. Francesco Sales e della Cesarea.

   Il pensiero che ispirò la fondazione dell’Albergo dei Poveri fu quello di ricoverare, alimentare, vestire i poveri inabili al lavoro, guarirli se infermi, restituirli al lavoro quando a questo ei si trovassero idonei. Un sì nobile pensiero fu falsato; e quella che doveva essere casa di ricovero divenne casa di corruzione, come quella che servì ad alimentare la scioperatezza, l’ignoranza, l’abbrutimento.

   Il governo dispotico dei Borboni, che dell’Albergo dei Poveri aveva fatto un semenzaio di reclute, aveva interesse che i germi della corruzione, della ignoranza, della servilità vi si mantenessero vivi; e la complessiva rendita di circa un milione di lire era destinata a preparare questi elementi della vergogna e della servitù d’uno de’più generosi ed illustri popoli d’Italia. altri soccorsali stabilimenti accoglievano gl’infermi, gli storpi, i ciechi, le donne di mala vita ravvedute; e la casa centrale era ricettacolo di una moltitudine di vermi sociali che vi si alimentavano per formare altrettanti macellai del popolo sotto la divisa del soldato.

   Intanto a poco a poco aumentavasi il personale dell’Amministrazione; si pagavano numerosi stipendii e pensioni agl’impiegati; si davano abitazioni gratuite alle famiglie di costoro; si nudrivano a spese dell’erario dei poveri il lusso ed i vizi di un gran numero di superfetazioni che, per meriti particolari acquisiti col real governo, avevano trovato la loro grascia prebenda su i ruoli dell’Amministrazione dell’Albergo.

   Non mancarono onesti ed integerrimi governatori ed amministratori di correggere gli abusi, di raddrizzare le male propaggini, di opporsi con forza e con coraggio alla corruzione che rodava dalle fondamenta del pio istituto. Ma le voci ed i richiami di questi onesti cittadini trovavano la più salda opposizione nelle alte sfere amministrative, dove la corruzione dello stabilimento entrava nelle viste del real governo e delle masse degl’impiegati del luogo e degli amministrati, la cui numerosa famiglia gridava ad ogni minima riforma o miglioramento.

   Così andarono le cose insino al 1860. Crollato l’edificio del dispotismo, mutati gli ordini politici, i vecchi sistemi cadevano in frantumi. Un primo tumulto avveniva tra le mura dell’Ospizio il 27 luglio 1860: l’antico governatore del pio luogo marchese del Vasto dimettevasi, e prendeva il posto Federico del Re.

   Dal nuovo amministratore cominciò la lotta contro il vecchio sistema: lotta che fu sostenuta e protratta con fermezza e coraggio dal del Re, dal Nolli, dal de Blasio, dal Cicconi e dall’ultimo Regio Commessario Comm. Winspeare. In tutto il tempo di queste novelle amministrazioni i tumulti si resero più frequenti, più arditi, più scandalosi; imperocchè impiegati e amministrati non trovavano più il loro conto a vedere scemati gli abusi, corretti gli errori, migliorati i regolamenti, riformate le vecchie cuccagne.

   Un pregevole opuscolo recentemente venuto a luce col titolo Sull’Albergo dei Poveri di Napoli, il cui autore è il sig. Roberto Armenio, Ingegnere di miniere della Facoltà di Chimica, pone in aperta luce i fatti che abbiamo su cennati e le radicali riforme arrecate nell’amministrazione dell’Albergo dal prelodato Regio Commessario. L’opuscolo in parola è dettato con quella franchezza e con quel vigore che mostrano nell’autore, già capitano di Artiglieria nell’esercito italiano, l’uomo ugualmente valoroso e colla spada e colla penna. Noi abbiamo letto il cennato opuscolo con viva premura, perocchè gli ultimi disordini avvenuti nell’Ospizio ed i clamori mossi dalla stampa avevano eccitato il pubblico interesse su le sorti del vecchio stabilimento fondato da Carlo 3.° e che per la sua nobile istituzione, per la vastità del suo recinto e per le sue vistose rendite accresciute da più testatori, fu sempre una delle maggiori glorie del suolo partenopeo.

   Un dispaccio particolare del Pungolo di giovedì 18 corrente annunzia che il commissario straordinario dell’Albergo dei Poveri, Comm. Winspeare, è stato sospeso dal suo ufficio. Noi non entriamo nelle ragioni che han potuto indurre il governo ad un simile passo; e aspettiamo che piena luce sia fatta su questo incidente. Ogni prematuro giudizio sarebbe arrischiato in un momento in cui la pubblica opinione è commossa su i fatti che si sono di recente succeduti nelle mura del Reale Albergo.

                                                   FRANCESCO MASTRIANI