LE PERSONE INTERROGATIVE [1]

   Un ramo esteso della famiglia dei noiosi è questa razza di gente. Alcuni pretendono che le persone INTERROGATIVE appartengono piuttosto alla generazione dei curiosi; e dapprima anche noi siamo stati ligi a questa opinione; ma avendo meglio analizzato la natura degli interrogativi, ci siamo convinti che non è la curiosità il principale agente in loro, ma sibbene l’intelligenza asinina, cha la natura ha loro accordato – Siccome i punti interrogativi nei caratteri di stampa vengono posti ordinariamente alla fine dei periodo, così le persone interrogative non mancheranno mai di locarsi alla fine di ogni vostro discorso, se avete la disgrazia d’imbattervi in qualcuna di loro. La natura ha formato questi uomini semplicemente per interrogare, come il fonditore di caratteri forma i PUNTI D’INTERROGAZIONE, i quali non rappresentano un suono, ma un’inflessione di suono. Non credete già che lo spirito di filosofica investigazione, o la brama d’istruirsi abbiano parte alcuna nelle interrogazioni ch’eglino fanno ad ogni momento: la scempiaggine, la vacuità di mente, il bisogno di dir qualche cosa e non saper che dire, ed anche una certa vanità di farsi credere indagatori dello cose: ecco le sorgenti di questa maledetta assuefazione di parlar sempre interrogando; e ciò sia detto senza offendere la memoria del buon Socrate, il quale sosteneva che non si potesse acquistar la scienza senza interrogare. Quel noioso, insopportabile, ed assurdo libro PERCHÈ? fu inventato e creato dalle PERSONE INTERROGATIVE. Non contente di annoiar mezzo genere umano con la loro presenza e con le loro sempreterne domande, vollero eziandio tendere agguati agl’innocenti leggitori, i quali dandosi a legger quel libro per spirito d’istruzione, non v’incontrano che picciolezze e noia – Le PERSONE INTERROGATIVE s’incontrano dappertutto come i NOIOSI loro fratelli. Simile razza pullula sempre in ragion diretta del progresso. Per costoro la natura è un enigma, di cui dimandano sempre la PAROLA. La certezza è un paradosso, l’affermativa uno sproposito, e la realtà un dubbio: l’INTERROGAZONE è tutto per essi. I loro discorsi anche quando vertono sovra oggetti futili e insignificanti, hanno sempre una perifrasi ed un accento interrogativi. Se un di costoro deve dire: che bel tempo fa questa mattina, dirà certamente: non è vero che fa bel tempo? Se vedrà un amico in teatro o ad un passeggio, avvicinandoglisi gli dirà per certo: siete venuto al Teatro? siete venuto alla Villa? E se l’amico non risponde di SÌ , la dimanda si replica – Finalmente riconoscesi la PERSONA INTERROGATIVA dall’obbligato NON È VERO? che suole appiccicare alla fine di ogni periodo, chiedendo per tal modo l’avviso di ognuno in conforma di quanto ha detto. A mo’di esempio, dirà sempre: che bel guadagno faremo non è vero? Quell’uomo è un grande ingegno non è vero? Io sono vivo non è vero? – Queste persone non si sgomentano affatto se un uomo è applicato a scrivere, a leggere, a comporre musiche, o a qualunque importante lavoro: esse lo assedieranno di domande, alle quali il pover uomo deve rispondere per forza; e non contenti delle semplici risposte, gli INTERROGATIVI obbligheranno quest’infelice vittima a guardarli, a desistere affatto dal lavoro, afferrandolo per le braccia, alzandogli il mento se fa d’uopo, sforzandolo insomma a dedicarsi interamente alle loro richieste – Se per caso, stando in teatro, capitaste a star seduto in platea vicino a qualcuno di questi PUNTI INTERROGATIVI, non ci è altro scampo che fuggirsene a rompicollo, se non volete essere straziato dalle interrogazioni del vostro vicino. Ed in fatti, qual vasto campo di domande non si offrirà alla sua mania? Come potrete scanzare l’assalto del suo interrogatorio? L’esser condannato a morte punto dalle spille è meno doloroso che il trovarsi allo spettacolo con un vicino di tal fatta. È meglio centomila volte capitar d’accanto a un noioso o ad un APPASSIONATO d’una prima donna o d’una ballerina. Ecco presso a poco il piacevole dialoghetto che si stabilirà tra voi e quella persona:

   – Fatemi grazia, di che nazione è questa prima donna? – Italiana

   – Fiorentina forse o milanese? – Non so. 

   – Non vi pare che il suo accento abbia del tedesco? – Non mi pare.

   – E quell’altra canta forse in inglese? – Ogni cantante canta nella sua lingua.

   – Questa musica è di Rossini o di Lablache? – Lablache è un cantante, non già un maestro di musica.

    Ah! questa musica è di Rossini? – No, signore, di Bellini.

   Ah! Bellini, questi è un maestro che promette.

    (scroscio di risa dell’interrogato).

    E questo tenore è Nourrit? – Signore, ei pare che venghiate dalla città dei morti. Questo tenore è il nostro FR…

   Che paga ha questo tenore? – Non so.

    Come nol sapete? – Vi dico che nol so – Possibile? – Possibilissimo.

   Voi siete APPALTATO? – No signore – Ma frequentate il teatro? – Qualche volta.

   Non vi garbano forse gli artisti? – Eh! – Come avete detto? – Un poco.

   E l’impresa ve bene, non è vero? – Non credo.

    Come, perde forse? – Credo. – E come il sapete?

    Non ho detto di saperlo. – Avete detto CREDO?

   Se voi vi appigliate al partito di rompere così il dialogo, l’amico non si starà dall’opprimervi con ulteriori domande fintantoché non ve ne fuggirete disperato, mandandolo in ampia forma a farsi… rispondere altrove.                            

                                                                       FRANCESCO MASTRIANI

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[1] Ci serviamo dell’aggiunto INTERROGATIVE e non INTERROGATRICI, dappoichè noi cerchiamo di avvicinar queste persone più alle cose che alle intelligenze.