Il 23 novembre 1819 nasceva il prolifico autore di ben novecento testi. Alla Biblioteca Nazionale mostra di manoscritti autografi e convegno
,
Con la sua grafia fitta e regolare Francesco Mastriani ha riempito le pagine di 105 romanzi, 263 racconti, 248 articoli, 49 poesie, 40 tra commedie, drammi e farse, poi conferenze, dissertazioni, discorsi per un totale di oltre novecento titoli. Che, nell’ultima bibliografia redatta dall’erede Emilio Mastriani [1], diventano 1230 perché, dice «ho inserito anche sciarade, enigmi, indovinelli, epigrammi, rebus, aneddoti, sonetti enigmatici, stornelli e logogrifi».
Mastriani multiplo di se stesso, in una vita dai numeri alti – parlava alla perfezione cinque lingue oltre al latino e greco – e dal reddito basso. Da quando lasciò la casa paterna in via Concezione Montecalvario per passare alla Salita Infrascata (via Salvator Rosa) avrebbe poi cambiato almeno trenta residenze, transfuga nella sua stessa città per impossibilità di fronteggiare i fitti. Eppure era nato borghese, da un padre ingegnere che aveva ristrutturato le fortificazioni di Sant’Elmo. Niente castelli, invece, nella sua vita, morì nel 1891 in un “tugurio”.
«A Libero Bovio – racconta Emilio – fu chiesto di dettare l’epigrafe per una lapide da apporre alla casa dove si era spento, in Penninata San Gennaro dei Poveri. Il poeta scrisse: “in questo tugurio visse in povertà il romanziere Francesco Mastriani”. Ma il regime fascista non consentiva di parlare di povertà e il poeta fu invitato a modificare l’iscrizione. Ed egli dettò: “In questa reggia visse da nababbo il romanziere Francesco Mastriani”. Non se ne fece nulla…».
Il 23 novembre ricorre il bicentenario della nascita di questo scrittore “fondativo” di tante scritture successive su Napoli, “perlustratore dei fondaci tenebrosi, brulicanti di prostitute e camorrista” (Emma Giannetti). In occasione del bicentenario, alla sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli, verrà inaugurata – domani alle 12, fino al 20 dicembre – la mostra Francesco Mastriani. Da Napoli a New York, dal giornale al dramma radiofonico, a cura di Loredana Palma, con la collaborazione degli stessi bibliotecari della “sezione delle meraviglie” per chi ama la produzione artistica partenopea. La mostra espone autografi e rari provenienti dalla Raccolta Mastriani e dalla collezione privata degli eredi. In particolare, per la prima volta sarà esposto il manoscritto autografo di La maschera di cera (nella foto l’incipit).
«Abbiamo selezionato anche molti copioni – racconta Palma, oggi a L’Orientale, già dottore di ricerca con il compianto Antonio Palermo, autore di Da Mastriani a Viviani (Liguori) – L’idea dell’esposizione è quella di mostrare la popolarità del romanziere tra gli autori successivi che hanno fatto un grande uso delle sue opere. Anche al cinema. Si pensi a La cieca di Sorrento e Ciccio il pizzaiolo del Carmine [2] di Elvira Notari.
E New York? «Qui negli anni Trenta, l’artista italoamericano Armando Cennerazzo (Tufo 1889, New York 1962, si legga Francesco Durante, Italoamericano ndr), rappresentò più volte all’Apollo opere di Mastriani esponiamo dattiloscritti e “copie di sevizio” per suggeritori. In alcuni casi, questo capocomico trasforma i titoli del prolifico autore in drammi radiofonici destinati alla fruizione soprattutto della comunità di Little Italy. È il caso di Fior d’Arancio che diventa I figli abbandonati, in questa riduzione gli “orfani” sono i figli degli emigrati lasciati in madrepatria». E ancora: «In mostra ci sono rarissime prime edizioni come quella della Cieca di Sorrento per la tipografia dell’Omnibus. Notevole anche quella de Il mio cadavere, ritenuto il primo giallo all’italiana».
Alla Nazionale, dopo l’inaugurazione dell’esposizione, convegno con Anna Ciampaglia, Giuseppe Pesce, Anna Geltrude Pessina, Francesco Guardiani, Loredana Martinez, Gennaro Alifuoco, Giuseppina Scognamiglio, Matteo Palumbo, Francesco D’Episcopo, Pasquale Sabatino, Giovanni e Giuditta Capo, Luciano Chiappetta, Luisa Franzese e Luigi De Filippis. Modera Ermanno Corsi.
Di Mastriani Matilde Serao scrisse: «Fu il martire della penna, uno dei più forti ed efficaci romanzieri». E Federigo Verdinois: «È il solo romanziere italiano, se si può dire che in Italia vi siano romanzi e romanzieri». Per Jessie White Mario: «Chi vuole apprezzare i lavori del Mastriani deve prima vedere Napoli e poi leggerli».
Molti anni dopo sarà Domenico Rea a regalarne un ritratto iconico: «È un napoletano che cammina; in continua navigazione dentro l’oceano di curve urbane e sociali che la città sa offrire a chi abbia forza, cocciutaggine e onestà per raccontarle». Mastriani le aveva.
NATASCIA FESTA
.
[1] Rosario Mastriani
[2] Ciccio il pizzaiuolo o Il bettoliere di Borgo Loreto.