NOTE

«Io non ho che a rari e brevi intervalli lasciato Napoli, mio paese nativo, al quale sono avvinto da un amore stragrande, ed al quale ho consacrato tutto il mio povero ingegno. Ho studiato il mio paese coll’amore di un figlio, di un innamorato, di un artista. Nelle lunghe e inaudite sofferenze che ho durate e duro tuttavia nella spinosa e sterilissima via delle lettere, unico conforto al mio cuore è la stima de’ miei concittadini e la soddisfazione di avere, nella sfera delle mie facoltà, contribuito a spargere qualche lume di civiltà e di progresso tra le classi del nostro popolo che la mala signoria avea tenute asservate nella ignoranza e nella barbarie».

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   Sia in questa edizione che in quella di Gennaro Salvati, si passa, come numerazione dei capitoli, dal cap.XVI al cap.XVIII, saltando il numero XVII, ovvero il diciassette. Chissà se ciò è dovuto ad un errore tipografico, oppure ad una scaramanzia del tipografo (il 17 nella Smorfia vuol dire disgrazia!)