L’aspetto della notte a Parigi colpì gli illustri visitatori moltissimo. Il colpo di occhio de’caffè, dei boulevard scintillanti di lumi, loro sembrò magnifico ed eccezionalmente sorprendente. Parigi differisce da Londra sotto un tal rapporto. Londra è ben desta la notte; mangia, beve, ride, festeggia, ma tutto fa dietro ad una cortina di muri, nelle cantine; si nasconde quasi sotto terra, e quindi la strada è silenziosa e triste. Parigi vive e si spande al di fuori.
Non ha guari i regolamenti di polizia prescrivevano che caffè e i restaurants fossero chiusi a mezzanotte. Era la ritirata officiale. In grazia della solennità dell’Esposizione universale, si è stimato di accordare una franchigia maggiore a’Parigini sì avidi della vita esteriore a lume di gas. La morale non vi perde niente, ed i visitatori di Parigi ne profittano con piacere, vedendolo adorno come il firmamento pieno di centomila lumi e splendido di gioie e di lusso.
Lo Czar nel partirsi dalla Francia è stato informato di una notizia, che si avea avuto molta cura di nascondergli durante il suo soggiorno a Parigi. S. M. aveva un cane favorito, che si chiamava Mylord, e che egli non lasciava quasi mai. Esso interessava il suo padrone pel suo attaccamento, non meno che per la sua maravigliosa sagacità; aveva libero accesso nelle camere dell’imperatore, dormiva in un sito prossimo alla sua camera da letto, lo seguiva alla passeggiata. Quando compariva Mylord, era indizio certo che l’imperatore non era lontano. Questo cane sembrava vivere dell’affetto, che per lui aveva il suo padrone. Allorché fu fissato il viaggio dello Czar, fu quistione se S. M. dovesse o no portarlo con lui. Più d’uno era stato il parere che il cane non avrebbe dovuto lasciare l’imperatore, a ciò spinti da involontarie superstizioni. Lo Czar partì senza il suo indivisibile compagno.
Tre giorni dopo la partenza dell’imperatore, Mylord morì, e si vuole che sia morto d’affanno. La nuova fu trasmessa per telegrafo, ma non giunse fino allo Czar; si volle risparmiare a S. M. in mezzo alle feste di Parigi, la triste impressione, che ne avrebbe infallibilmente ricevuta.
Per taluni, in Russia, la morte del cane fu cattivo prognostico, e l’attentato commesso nel bosco di Boulogne non mancò di dar ragione a’loro presentimenti.
Coll’altro corriere spediremo altri ragguagli.
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Le Gèant, il famoso pallone aerostatico dell’intrepido Nadar, eseguiva il 23 giugno a Parigi, la sua nuova ascensione allo scopo di risolvere il problema della direzione degli aerostati. I viaggiatori che presero posto col Nadar, nella navicella, erano otto e tutti uomini di scienza, un ingegnere delle miniere, un capo del servizio meteorologico dell’osservatorio, il signor Sonrel astronomo distinto, un redattore del Cosmos, uno studente di medicina, i due fratelli d’Artois.
La folla che assisteva all’ascensione era immensa. Le Gèant assorbì nei vasti suoi fianchi oltre sei mila metri cubi di gas. Alle 4 ¼, rotti i freni, il pallone gigante si slanciò nello spazio con una velocità vertiginosa, a destra della cupola degli Invalidi, nella direzione d’Orleans. Tre minuti dopo, esso spariva nella profondità delle nubi. La folla proruppe in acclamazioni entusiastiche. Il prezzo per essere ammessi nella navicella era di 1000 fr. Venti persone si erano fatte inscrivere, ma sette soltanto furono ammesse.
FRANCESCO MASTRIANI