PASSEGGIATA DELLA DOMENICA

   Dalla mezza fino alle due e mezzo il fior fiore della roba napolitana passeggia per Toledo ogni domenica per digerire la messa. In Napoli nove decimi della popolazione credono in buona fede che basti ad acchiappare il paradiso il sentirsi la messa la domenica e i dì festivi. E la volete più bella? Anche i padroni di casa si vanno a sentire la messa!

   È proprio una tenerezza, una compunzione, per cui ti vengono le lagrime agli occhi, il vedere la domenica, verso l’una, tanta gente religiosa nelle chiese dello Spirito Santo, della Madonna delle Grazie e di S. Ferdinando! Ti si commuovono i visceri al vedere tutte quelle belle carrozze schierate cappo le porte maggiori di queste chiese, ad aspettare che i loro padroni si sieno accaparrato il loro comodo posto in paradiso!

   L’usuraio impinguato col sangue del povero; il giocatore che lascia senza pane la famiglia per perdere su un tappeto verde le sostanze, il tempo, la salute, l’onore e l’anima; la donna che infrange il giuro di fedeltà al marito; quell’altra che per soddisfare a’capricci della moda manda in ruina la sua casa; il ricco epulone che lascia crepar di fame il proprio fratello; il maldicente che uccide mille riputazioni al giorno; il libertino che sacrifica a’suoi disonesti piaceri l’innocenza di povere donzelle; costoro credono, o fingono di credere, o vogliono dare a credere che possono il tutto rappattumare con Domineddio collo stare mezz’ora la domenica seduti in S. Ferdinando o nella Madonna delle Grazie, coll’una gamba a cavalcioni dell’altra, colla caramella nell’occhio, e sbirciando tutte le eleganti che entrano o che escono, o stabilendo una regolare conversazione coll’amico vicino su le pulle guadagnate al trucco la sera innanzi o sul novello acquisto femmineo fatto da Madama Luisa.

   Or noi domandiamo a’nostri cortesi lettori: Perché vanno a messa costoro? Credono in coscienza di aver così soddisfatto al debito di un buon cristiano cattolico; ovvero si credono di canzonare Domineddio e il prossimo? Possibile che pensino veramente di assistere in quel modo al divino sacrificio incruento?

   Noi detestiamo il bigottismo siccome detestiamo l’empietà; ma, più che tutto, detestiamo l’ipocrisia; e troviamo più logico e meno immorale colui che si astiene di sentir la messa anzi che colui che assiste alla messa nella maniera che abbiamo accennata.

   La divina religione di Cristo Signore si riduce per moltissimi a questa semplice consuetudine di assistere alla messa con sacrilega distrazione. Il signorotto che avrà passata la notte del sabato alla domenica nelle incomposte orgie d’una cena inaffiata da varie famiglie di vini esotici e abbellita da’sorrisi di leggiadre donnette, si alza la domenica mattina verso mezzo giorno, stordito ancora pel vino non ancora del tutto digerito; si fa arricciare la chioma e stirare le punte de’baffi; va a far colezione al Gran Caffè o al Caffè d’Europa; fuma un sigaro; va un poco a zonzo con qualche amico, ed eccolo alla messa dell’una e mezzo a S. Ferdinando. Egli si situa proprio in un angolo, dal quale ha sotto l’occhio tutta la roba femminile a lunghi chignons, e con cacciatori addietro. Delle due l’una: Questo tale è o ateo o imbecille.

   D’altro canto, scandaloso e insopportabile è il traffico delle sedie che si fa nelle nostre chiese, traffico che cagiona le più grandi distrazioni.

   Torneremo su questo soggetto in un altro nostro articolo, nel quale ragioneremo un poco del sacro giorno della DOMENICA e del modo come dalla più parte de’credenti vien questo dì santificato secondo il precetto del Decalogo. Parleremo dapprima della domenica delle alte classi, e quindi della domenica dei popolani.

                                                                                        FRANCESCO MASTRIANI