PREFAZIONE ABE

   Francesco Mastriani nacque il 23 novembre 1891 a Napoli, donde mai si allontanò e dove si spense il 7 gennaio 1891, dopo aver vissuto una vita travagliata, afflitto perennemente dalla miseria che la produzione intensissima dei suoi innumerevoli romanzi non riuscì mai, non diciamo a vincere, ma nemmeno mitigare. Avviato agli studi di medicina, ben presto vi rinunziò, dedicandosi alla attività letteraria, che iniziò scrivendo per i vari giornali e giornaletti che, numerosi, nascevano e morivano nella Napoli borbonica. Fu correttore di bozze al «Giornale delle Due Sicilie» e impiegato di dogana, precettore e insegnante di lingue straniere ai figli della borghesia napoletana, e anche «cicerone» e guida pei forestieri. Queste attività, per quanto faticose, non lo distolsero dalla produzione dei suoi romanzi, di cui si contano ben 107 titoli, tra cui alcuni celebri e che ancora si ristampano e si leggono: La Cieca di Sorrento (1852), Il mio cadavere (1853), Il Materialista ovvero i misteri della scienza (1863, La sepolta viva (1889), e la celebre trilogia: I vermi, studi storici sulle classi pericolose di Napoli (1862-64), Le ombre (1868) e I Misteri di Napoli (1869-70), in cui come in un vasto affresco sono ritratti i più foschi drammi della mala vita napoletana, con un linguaggio nuovo di grande efficacia e di sicura presa, accessibile al popolo, cui egli si indirizzava per elevarlo e portarlo alla conoscenza dei suoi problemi, educandolo con lo spezzargli il pane della scienza.

   Tutti i suoi romanzi comparvero come «appendici» su vari giornali, in ispecie sul «Roma»; o a dispense e poi riuniti in volumi, che raggiungevano tirature elevatissime per quei tempi, anche se non procurarono alcun vantaggio al suo Autore. Le sue opere furono anche narrate e declamate dai «cantastorie» di Napoli e ridotte ad uso teatrale per l’interpretazione del celebre Federico Stella.

   Per dare un esempio dell’adorazione del popolo pel suo autore trascriviamo dalla biografia che dettò il figlio Filippo il seguente biglietto:

   «Egregio signore, il Vostro giornale ʻRomaʼ è la Rigina (sic) dei giornali! Ma il Romanziere Mastriani è il iddio dei Romanzieri».

   E a quest’enfatica dimostrazione e valutazione il popolo tenne fede accorrendo ai suoi funerali in massa, cui si unì solo qualche letterato, che, pur fra mille riserve e reticenze, dovette ammettere che se uno scrittore popolare aveva avuto Napoli, questi era solamente Francesco Mastriani.